Banche Centrali e Politica Monetaria

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Le manovre delle Banche Centrali e le logiche che guidano le decisioni dei loro consigli direttivi costituiscono un universo complesso e cruciale per la stabilità economica globale. L’obiettivo principale e comune di queste istituzioni è quello di garantire la stabilità dei prezzi, controllando l’inflazione. Come uniche entità autorizzate a emettere valuta, le Banche Centrali svolgono un ruolo determinante nel sostenere e facilitare lo sviluppo economico attraverso le loro decisioni. Alcune Banche Centrali come la Federal Reserve hanno un duplice mandato oltre alla stabilità dei prezzi che è quello di promuovere la massima occupazione sostenibile.

Le banche centrali regolano la politica monetaria attraverso strumenti come i tassi di interesse, le operazioni di mercato aperto e i requisiti di riserva. Le operazioni sui tassi di interesse sono da sempre il principale strumento di trasmissione della politica monetaria e controllo dei prezzi. La riduzione dei tassi di interesse, infatti, rende il ricorso al credito più conveniente modificando i comportamenti di spesa e investimento delle imprese e dei consumatori, stimolando così la crescita economica e l’inflazione. Viceversa, quando i tassi di interesse aumentano, i prestiti diventano più costosi, limitando la spesa, l’investimento e di conseguenza andando a impattare negativamente su crescita economica e inflazione. Il mercato, quindi, è fortemente impattato dalle scelte di politica monetaria e si muove in base alle aspettative sulle future mosse di politica monetaria.

L’impennata inflazionistica iniziata nel 2021 e culminata a metà del 2022 con dei livelli che non si vedevano da decenni è stata determinata da una molteplicità di cause, tra cui le riaperture dalla pandemia che hanno permesso alle famiglie di spendere i risparmi accumulati per via dei lockdown, le ingenti misure di stimolo fiscale e monetario messe in piedi da Governi e banche centrali, le interruzioni alle catene di approvvigionamento e l’incremento del prezzo del gas a causa della guerra in Ucraina. Da metà 2022 è iniziata una riduzione dell’inflazione inizialmente più rapida e poi, contrariamente alle previsioni, sempre più lenta e comunque ancora lontana dai target delle Banche Centrali. Anche per gli esperti delle banche centrali è difficile fare previsioni precise sulle tempistiche, e il tempismo, quando si tratta di politica monetaria, è fondamentale.

L’inflazione nel mese di maggio nell’Eurozona ha confermato i dati preliminari, attestandosi al 2,4% come nel mese precedente, con il dato core che scende dal 2,9% al 2,7%, il livello più basso da febbraio 2022. In Italia, l’inflazione continua a diminuire (da 1,2% a 0,8%), così come in Francia (da 2,3% a 2,2%), mentre in Germania rimane stabile al 2,2%. In Spagna, l’inflazione è leggermente aumentata dal 3,2% al 3,3%, ma il dato core è sceso significativamente dal 3,3% al 2,9%. La linea guida permanente resta dunque la prudenza anche perché il rischio di un’accelerazione dell’inflazione a seguito di una riduzione precoce dei tassi è ancora motivo di preoccupazione.

Alla luce di queste considerazioni, dunque, è necessario rappresentare che, negli ultimi anni, i mercati hanno oscillato tra diverse narrazioni macroeconomiche. Attualmente, ci troviamo nella fase del “soft o no landing” con divergenze geografiche. È bene chiarire che in linguaggio macroeconomico “soft landing” e “no landing” sono termini che descrivono diversi scenari di come un’economia potrebbe rispondere a misure di politica monetaria, nel primo caso con un rallentamento dell’economia senza comunque cadere in recessione, nel secondo caso continuando la sua crescita in linea con il proprio potenziale.

Le analisi e gli orientamenti del mercato suggeriscono un raffreddamento dell’economia statunitense, caratterizzato da un calo dell’impulso ai consumi e della spesa pubblica, mentre in Europa, si osservano moderati segnali di rafforzamento, suggerendo una fase di convergenza tra la crescita statunitense ed europea. La Cina mostra segnali di ripresa, sebbene non ancora del tutto convincenti. La disinflazione procede lentamente, soprattutto negli Stati Uniti, dove i mercati del lavoro registrano ancora crescite dei salari superiori alle attese. L’escalation geopolitica e l’impennata dei prezzi del petrolio rappresentano un rischio, sebbene le probabilità di escalation siano limitate. Le banche centrali stanno fornendo segnali divergenti circa le loro intenzioni sul timing e l’entità del taglio dei tassi.

Per fornire una analisi per area geografica si precisa che la Federal Reserve, per la quarta volta, ha mantenuto i tassi d’interesse stabili al 5,25-5,5% affermando nel corso dell’ultima riunione che potrebbe essere appropriato iniziare a tagliare nel corso dell’anno, ma è necessaria una maggiore fiducia in una traiettoria di calo stabile dell’inflazione. Dunque, La Fed non sembra più così convinta circa la possibilità di tagliare a breve.

In Europa, Christine Lagarde ha dichiarato che la crescita dei prezzi al consumo è ormai ampiamente contenuta e che, se i dati che riceveranno confermeranno la loro fiducia nel riportare nel medio termine l’inflazione al 2% (obiettivo questo della BCE), ci sarà una forte probabilità di un taglio dei tassi nella prossima riunione del 6 giugno. La Presidente della Banca Centrale Europea ha quindi espresso fiducia nel controllo dell’inflazione, affermando che le previsioni per il prossimo anno siano molto vicine all’obiettivo, se non già raggiunte. Se dovessero essere confermate le previsioni di mercato su un probabile taglio dei tassi, si tratterebbe della prima volta che la BCE anticipa la decisione della Fed.

Se rivolgiamo l’attenzione a oriente, l’inflazione in Cina è rimasta estremamente bassa rispetto ai paesi occidentali. Ad aprile 2024, il tasso di inflazione annuo in Cina era solo dello 0,3%, dopo aver oscillato intorno a valori molto bassi nei mesi precedenti. Questo livello di inflazione è significativamente inferiore rispetto a molti paesi occidentali, che stanno affrontando tassi molto più alti. La differenza marcata nell’inflazione tra Cina e i paesi occidentali può essere attribuita a vari fattori.

In Cina, la gestione della politica monetaria e le misure di controllo dei prezzi hanno contribuito a mantenere l’inflazione bassa. Inoltre, il rallentamento della crescita economica cinese e una domanda interna più debole hanno esercitato ulteriori pressioni deflazionistiche. In risposta a questa situazione, la Banca Popolare Cinese (PBoC) ha adottato diverse misure per stimolare l’economia e mantenere la stabilità finanziaria, in netto contrasto con l’approccio più restrittivo delle banche centrali in Europa e negli Stati Uniti.

L’inflazione in Giappone è un tema di grande interesse, data la particolare situazione economica del paese. Attualmente, l’inflazione in Giappone è prevista al 2,8% per l’anno fiscale 2024, in aumento rispetto alla precedente stima del 2,4%. Questo rialzo è attribuito alla crescita dei salari e ad altri fattori economici.

La politica monetaria della BoJ è rimasta invariata di recente, con il tasso di interesse di riferimento mantenuto allo 0,1%. Questa decisione segue un aumento dei tassi di interesse avvenuto a marzo 2024, il primo in 17 anni, che ha segnato la fine di una lunga era di tassi negativi. La BoJ continua anche con gli acquisti di obbligazioni dello Stato per sostenere l’economia, mantenendo il controllo sui tassi di interesse a lungo termine.

A differenza di altre banche centrali nei paesi sviluppati, che stanno attuando politiche monetarie restrittive per combattere l’inflazione, la BoJ ha mantenuto un approccio ultra- accomodante per lungo tempo a causa delle storiche preoccupazioni di deflazione.

Questo ha reso il Giappone un caso unico nel panorama economico globale.

Considerando lo scenario appena descritto, l’Ente cerca di combinare in maniera prudente le decisioni e le esigenze di Asset Allocation Strategica e le aspettative sulla politica monetaria al fine di cogliere le migliori opportunità di investimento disponibili. Tuttavia, consapevole della mutevole natura dei mercati finanziari e delle problematiche geopolitiche che imperversano in maniera continuativa, la Cassa procede ad una disamina costante degli andamenti di mercato. Questo approccio consente all’Ente di adattarsi alle condizioni in evoluzione e di ottimizzare le scelte di iniStock. com/ismagilov vestimento.

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