Lucio & Lucio, “ottanta” anni “e tante” emozioni

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4 marzo 1943
Lucio Dalla nacque il 4 marzo 1943, momento nel quale la guerra sovrastava i vagiti del piccolo neonato, in quella piazza Cavour che sarebbe diventata nell’infanzia il suo parco giochi. In piazza Cavour, proprio di fronte alla casa natale di Lucio Dalla, si trova la Sede bolognese della Banca d’Italia, sotto la quale, all’epoca, era allestito il rifugio antiaereo, nel quale Lucio con la madre Jole Melotti e il padre Giuseppe, trovavano riparo durante le numerose incursioni aeree che dal luglio del 1943 all’aprile del 1945 si abbatterono sulla città e qui, fra gli ululati delle sirene e le esplosioni delle bombe, il piccolo Lucio di musica ne ascoltò da subito!
Musiche diverse accompagnavano la sua infanzia: la scoppiettante voce dei fucili, che sentiva quando il padre Giuseppe lo portava con sé al circolo del Tiro a segno di Bologna, di cui era direttore, si alternava con il cicaleccio delle signore che frequentavano la sartoria di mamma Jole.
Nel 1950, poco più che cinquantenne, il padre morì e anni dopo Lucio, già cantante affermato, lo ricorderà come “babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani…” nella canzone Come è profondo il mare e dirà che dopo quella scomparsa “era rimasto solo come un cane”.
Era certamente una solitudine interiore, alla quale la madre cercò, con l’amore profondissimo e ricambiato che la legava al figlio, di porre rimedio, assecondando anche quella passione per la musica e lo spettacolo che già intuiva in lui.
Il fratello del padre, Ariodante Dalla, che con la famiglia viveva a Torino, era un cantante piuttosto noto negli anni ’50 e, forse la consanguineità, come pensava la signora Jole, e certamente una innata attitudine, rivelavano fin dall’infanzia la grande propensione di Lucio per la musica. Consapevole di questo anche lo zio Ariodante, chiamato “Lord Brummel” per i suoi modi e il vestire elegante, gli regalò una fisarmonica.
Il legame con questo strumento, popolare e dalla voce struggente ed evocativa, è sempre rimasto: a chi, negli anni ’90, alle Isole Tremiti frequentava il Ristorante Architiello, poteva capitare di vedere e sentire Lucio che si dilettava con la fisarmonica di Gaetano, il marito della ristoratrice Carolina.
Il primo clarino gli fu regalato dal marito della socia della mamma, unitamente alla raccomandazione materna di seguire le lezioni di un insegnante di musica molto bravo che le era stato consigliato. Pare che a Lucio lo strumento piacesse molto, ma quanto alle lezioni… dopo la terza non andò più.
Nell’infanzia come nell’adolescenza Lucio non fu un bravo scolaro, fra i sospiri e le speranze della madre, provò senza successo gli studi di Ragioneria, poi il Liceo Classico, poi quello Linguistico.
Ma oggi chi lo ha conosciuto sa bene quale uomo colto lui fosse, sensibile all’arte antica e conoscitore di quella moderna, amante della letteratura e della poesia, profondamente interessato allo studio delle religioni e della filosofia.
Negli anni dell’infanzia aveva un amico della sua età, Renzo Cremonini, che in futuro sarebbe diventato suo produttore, rimanendo per tutta la vita consigliere e amico di Lucio che, anche dopo la sua scomparsa, ne mantenne sempre vivi la stima e l’affetto.
Il mondo dello spettacolo si accorse ben presto di questo ragazzino spigliato, dalla corporatura minuta, che sapeva stare sul palcoscenico con spontaneità e autoironia, che sapeva cantare e ballare.
Alcune foto lo ritraggono ragazzino mentre, con bastone paglietta in testa, imita l’attore e cabarettista Nino Taranto.
Nonostante la compagnia teatrale che in seguito lo aveva arruolato fosse riuscita a portarlo fino al Teatro Valle a Roma, Lucio si stancò presto di quei ruoli, cominciando a riferire il proprio interesse al mondo del jazz. A Bologna riprese lo studio del clarino e del sax, frequentando, assieme a Pupi Avati, le lezioni del Maestro Alex Rosi, insegnante di musica molto apprezzato, che insegnava anche pianoforte.
Erano gli anni in cui anche a Bologna, si formavano, fra studenti e amanti della musica, i gruppi musicali chiamati Jazz Band.
Pupi Avati e Lucio fecero parte di uno di questi: la Reno Dixie Jazz Band di Bologna. All’interno della band l’amicizia dei due si confondeva con una sottesa rivalità, come ricorda Avati, che dovette ammettere la superiorità musicale dell’amico Lucio.
Nel 1960, insieme a tutta la Band, parteciparono al primo Concorso Internazionale - Festival del Jazz a Juan Les Pins, conquistando il primo premio. La performance del gruppo fu straordinaria.
Dopo questo periodo, nonostante il legame col mondo del jazz, che rimase costante, Lucio si dedicò con maggiore interesse alla musica leggera, utilizzando un diverso strumento, la propria voce, particolare e unica, graffiante e vellutata al tempo stesso.
Erano gli anni ’60 del ‘900 e le Isole Tremiti erano un puntino quasi sconosciuto nella carta geografica: ancora inesplorate dal turismo di massa, ma già molto amate da Lucio, che qui trascorreva le vacanze estive.

  La Targa toponomastica della Villa di Milo


Ancora oggi, fedele nel tempo, esiste sull’isola di San Domino un locale all’aperto “la Furmicola”, con tanto di pista da ballo sotto i pini e cantante dal vivo nei sabati estivi, poltroncine di vimini e annessa pizzeria, punto di riferimento per il giovanissimo Lucio che qui si esibiva, in cambio di una cena, che qui componeva e portava gli amici, Paola Pallottino, Ron e tanti altri. Federico, il proprietario, sempre quello dagli anni ’60, è felice di rievocare i tanti momenti che Lucio ha trascorso qui e orgoglioso dell’amicizia che lo ha legato a lui. Ad ogni soggiorno alle isole Tremiti, dove nella sua bella casa fra il mare e la pineta, riceveva i più importanti esponenti della musica o personaggi dello spettacolo e della cultura (mi piace ricordare Gino Paoli, il compositore Tullio Ferro, Sergio Castellitto, Aldo Cazzullo e… la lista sarebbe lunga), non mancava mai qualche serata trascorsa da Federico alla Furmicola! Come in gioventù!

  Lucio Dalla con l’Architetto Camerini a Bari


Alle Tremiti Lucio soleva dire: “…ecco, il più tardi possibile, vorrei fermarmi qui, chiuso in un tubetto da dentifricio, e vedere il mare da San Nicola”.
Divenuto una figura di primo piano nel panorama della musica italiana, Lucio pensò bene di crearsi un alter ego, che firmava i testi in collaborazione con altri autori, che si fregiava di una bella targhetta sul campanello di via D’Azeglio 15, e che aveva tanto di targa toponomastica alle Tremiti... così comparve il Comm. “Domenico Sputo”, a volte “acrobata”, altre volte “pilota della II guerra mondiale”. Evidentemente Lucio teneva in grande considerazione i propri polmoni: infatti alla sua prima barca aveva dato il nome il nome “Catarro”! I suoi 50 anni vennero festeggiati alla “Antica Hosteria di Badolo”, una costruzione le cui origini si fanno risalire intorno all’anno 1000, sulle alture bolognesi lungo la cosiddetta via degli Dei, un tratto della via Francigena alta, che un tempo consentiva un percorso sicuro ai pellegrini in viaggio per Roma e ancor oggi è molto praticata da chi ama camminare.
Fu una serata di buon cibo ed allegra compagnia: c’erano Francesco Guccini, Alba Parietti, il regista Ottavio Fabbri, il pittore Aldo Mondino e tanti personaggi della musica e della cultura. La serata si concluse con i fuochi d’artificio che tanto piacevano a Lucio e una grande mongolfiera colorata liberata nel cielo delle colline bolognesi!
Dopo il grande successo di Caruso, Lucio, in occasione di un epico concerto tenuto a Napoli in piazza del Plebiscito, ricevette in dono una maschera da scena di Pulcinella, appartenuta a Eduardo Scarpetta. Qualche tempo dopo venne a trovarmi, contento per la riuscita dei lavori che stavamo facendo alla casa in Sicilia. “Ho una cosa per te – mi disse porgendomi quell’oggetto affascinante, ridente e malinconico a un tempo – sicuramente nella tua raccolta di marionette e burattini sarà più a suo agio che a casa mia!”
Era un dono prezioso, testimonianza non solo del grande attore e commediografo che l’aveva posseduta, ma anche della stima e amicizia che Lucio con quel gesto mi dimostrava! La casa di via D’Azeglio gli permetteva di vivere appieno il cuore di Bologna, di mescolarsi alla gente in piazza Maggiore o nei vicoli del Mercato di Mezzo, di chiedere a un passante che timidamente esibiva una macchinetta fotografica “…scusa, posso farmi una foto con te?”.


Una volta, passando insieme in piazza Nettuno, mi fece osservare che, secondo lui, il gigante Nettuno del Giambologna era “meno dotato” del normale, perché il legato pontificio Pier Donato Cesi aveva posto all’artista dei limiti a questo riguardo. Aggiungendo però che…se ci fossimo seduti sui gradini della attigua Sala Borsa, ci saremmo accorti che il Giambologna aveva furbescamente posizionato la mano sinistra del Gigante, tanto che il dito pollice si trasformava in erezione!
Lucio era così, furbetto come un monello, sensibile osservatore del prossimo, uomo di cultura raramente esibita.
Mi ha fatto piacere ricordarlo con questa piccola aneddotica nella ricorrenza del suo ottantesimo compleanno, che ci fa ricordare anche gli ottanta anni che, a distanza di un giorno, avrebbe celebrato anche il grande Lucio Battisti!

Lucio & Lucio
Fuori da ogni schema, Lucio Battisti ha musicalmente e compositivamente (con Mogol al suo fianco) modificato i canoni della canzone. Il 5 marzo 2023 Lucio Battisti avrebbe compiuto 80 anni, un giorno in meno di Lucio Dalla!
Celebrare la coincidenza dell’omonimia e degli ottanta anni di entrambi è un’occasione imperdibile, soprattutto per chi, come me, li ha conosciuti entrambi, ma soprattutto per “Inarcassa”!
Erano gli anni ‘80 quando Lucio propose a Battisti una tournee, ma lui rimandò quella eventualità per gli impegni già presi. Dalla mi disse poi che, pur rimandando quella tournee, ci avrebbe tenuto a farla, titolandola “Lucio& Lucio”.
Quando Lucio Dalla seppe che Battisti era mancato, mi disse che la storia della musica aveva perso una grande occasione per la loro affinità innovativa, espressiva e compositiva.


In copertina foto donata da Lucio Dalla a Vittorio Camerini 

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