La Land art in Italia

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L’arte che modifica il paesaggio. Piccole o grandi opere che si innestano nell’ambiente circostante e lo plasmano. Così la location non è più solo una cornice, bensì diventa la tela su cui il pittore distende i colori con il suo pennello. Si chiama Land art, è una forma d’arte contemporanea che negli Stati Uniti d’America tra il 1967 e il 1968 trova la sua forma matura. A questa forma d’arte e di architettura è dedicato il fil rouge fotografico di questo numero.
La Land Art è caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista o dell’architetto sul territorio naturale, specie negli spazi incontaminati come deserti, laghi salati, boschi e praterie. Negli Usa del ’68 gli artisti sentono la necessità di uscire dagli asettici spazi espositivi per aprirsi al mondo e portare la propria arte nella natura, con l’obiettivo di far emergere le dissonanze dell’epoca contemporanea. I land-artisti utilizzano lo spazio e gli elementi naturali come materiali specifici dell’opera, attraverso interventi su grande scala.
 
Parco dei Mostri di Bomarzo, il Drago
 
Le opere di Land Art sono principalmente sculture tridimensionali. Il tempo le muta attraverso le forze naturali come il vento, il sole e la pioggia. Le opere si scuriscono, si consumano, si danneggiano. Cambiano con il tempo e non vogliono essere eterne.
In Italia abbiamo vari esempi di arte paesaggistica. Uno dei più antichi e certamente il più pittoresco è il Parco dei Mostri di Bomarzo, in provincia di Viterbo. Il Sacro Bosco fu progettato dal principe Vicino Orsini e dall’architetto Pirro Ligorio nel 1552, un unicum della cultura architettonico-naturalista del secondo Cinquecento. Così, figure mitologiche incontrano animali esotici tra un edificio pendente, un tempietto funerario, fontane e sedili. A pochi chilometri di distanza, in provincia di Grosseto nei pressi di Capalbio, l’eccentrica artista francese Niki de Saint Phalle ha realizzato, a partire dal 1979 il Giardino dei Tarocchi, opera ispirata al Parco Güell di Gaudi di Barcellona. Si tratta di un gruppo di 22 sculture monumentali (alcune abitabili), dedicate agli arcani maggiori dei Tarocchi, costruite in cemento armato e ricoperte da mosaici di specchi, vetri e ceramiche colorate e collocate su una collina tra arbusti e alberi. Grazie ai loro riflessi, da lontano sembrano diamanti incastonati nel verde.
Nel fil rouge troverete anche immagini della Fiumara d’Arte di Messina, dell’Humus Park di Pordenone e del Cretto di Gibellina a cui è dedicato un articolo.

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