…eppur si muove!

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Nakagin Capsule Tower, Kisho Kurokawa. Tokyo, 1970. iStock.com/TayaCho.

Il motivo è sempre la ricerca di un argomento d’interesse per i lettori, che unisca la curiosità sollecitata dal tema individuato alla disponibilità di immagini efficaci che lo documentino, arricchendolo. L’occasione è stata la mostra Architettura instabile - Restless architecture, allestita al MAXXI di Roma a cura dello studio Diller Scofidio + Renfro di New York. Così è stata scelta la rassegna di immagini che accompagnano la lettura di questo numero, sperando catturino la vostra attenzione.

Certo, di primo acchito, il tema del movimento, associato alle costruzioni edilizie, potrebbe sembrare un paradosso, eppure, il prezioso contributo di eccellenti progettisti, espresso nelle geniali opere strutturali di architettura e ingegneria ha lasciato tracce inaspettate di formidabili esperienze professionali; dunque, è parso un elemento di interesse tale da suscitare una riflessione sull’essenza del costruire.

Percorrendo idealmente le quattro sezioni dell’area espositiva, le immagini permettono di apprezzare alcune delle ventisei opere strutturali in movimento. rappresentate nella mostra, realizzate da colleghi ingegneri e architetti, interpreti di una innovazione tecnologica applicata alle costruzioni edilizie, in grado di imprimere un’azione cinetica alle strutture.

Agli Edifici adattivi, congegnati per adattarsi alle esigenze generate dai cambiamenti climatici, è riferita la prima sezione, nella quale sono apprezzabili i sistemi di supporto garantiti dalle innovazioni tecnologiche e al tempo stesso le obiettive e indispensabili componenti di natura sociale ed economica dei fruitori. Molto rappresentativi tra le opere di questo segmento il progetto di Maurizio Sacripanti per il Padiglione Italiano di EXPO 70 e il recente The Shed realizzato a New York nel 2019 su progetto dello studio Diller Scofidio + Renfro. Emblematiche, le opere presentate nella seconda sezione, con gli allestimenti di Architettura mobile, vale a dire non costretti ad una particolare localizzazione, ma in grado di adattarsi alle esigenze e anche di muoversi con i fruitori, come il Mobile Office, l’ufficio gonfiabile progettato dell’architetto Hans Hollein nel 1969 e l’Ark Nova Concert Hall costruito nel 2013 su progetto nato dalla collaborazione di Anish Kapoor con Arata Isosozaki.

Altrettanto simbolici appaiono gli Edifici azionabili rappresentati nella terza sezione, la cui superficie è regolabile da parte degli occupanti in funzione delle proprie esigenze, come l’Istituto Sociale Centrale di Praga, progettato nel 1937 da Ferdinand Ludwig, Frantisek Libra e Jiri Kan. Ma non è l’opera più agé. La sezione di chiusura della mostra espone esempi in cui la componente strutturale è identificabile in senso stretto, le Strutture ecodinamiche.

Adottate soprattutto per installazioni strutturali esposte agli agenti atmosferici, vantano applicazioni eccezionali nelle costruzioni edilizie. Spiccano tra queste, anzitutto Villa Girasole, luogo del cuore FAI, progettata dall’Ing. Angelo Invernizzi, realizzata a Marcellise (VR) nel 1935 ed anche la struttura per l’Ombreggiatura della Piazza a Medina in Arabia Saudita del 2010 di Rash Gmbh Special & Lightweigh Structures e l’Institut du Monde Arabe del 1987 di Jean Nouvel, Gilbert Lèzenes, Pierre Soria e Architecture Studio.

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