Il Jazz da New Orleans a Bologna
Nel dopoguerra, con la ripresa della vita universitaria, interrotta nella sua normalità dal secondo conflitto mondiale, che aveva visto tanti caduti anche fra i giovani universitari bolognesi, la città ed i suoi studenti diedero vita a una nuova “goia di vivere”, che esprimeva il proprio fervore nell’innovativo genere musicale di importazione americana: il jazz.
Ascoltando e facendo propria la musica proveniente dal Sud degli States il jazz esprimeva l’eco della tradizione dei canti di lavoro e delle sonorità afroamericane e creole delle quali la città di New Orleans, con le sue variegate popolazioni, era divenuta la maggiore interprete.
Pupi Avati ricorda che il mondo goliardico dell’Alma Mater Studiorum, in occasione della festa delle Matricole allestiva un carro trainato da buoi, sul quale, nell’euforia generale, i gruppi Jazz della città si esibivano alla maniera di New Orleans, percorrendo le vie della città.
Nelle edizioni successive della manifestazione il carro fu sostituito da un camion, e su di esso suonavano anche figure mitiche come Hengel Gualdi e Pupi Avati.
Le cantine di Bologna diventarono il protetto e pittoresco punto di incontro ove poter liberare tutta l’energia delle nuove sonorità del trombone, del clarinetto, del banjo e della batteria.
Pupi Avati, Nardo Giardina, Lucio Dalla a Bologna in un concerto Jazz
La frequentazione delle cantine rinsaldò l’affiatamento fra questi nuovi musicisti che, grazie anche al ripristino della “festa delle matricole” universitarie, uscirono allo scoperto in una città ancora devastata dalle bombe, ma capace di riconoscere in questo traboccante entusiasmo giovanile la forza e l’ottimismo del proprio carattere e la spinta per rialzare la testa dopo gli anni bui della guerra.
Negli anni ’50 Pupi Avati aveva 16 anni e divenne da subito elemento trainante, col suo clarino, per quel gruppo che, con Nardo Giardina e Checco Coniglio alla tromba, Luigi Nasalvi alla batteria, avrebbe costituito il primo nucleo di quella che nel 1972 prenderà il nome di Doctor Dixie Jazz Band.
Soprattutto studenti, ma non solo, si sentivano attratti da questo genere musicale. A Bologna si formarono diversi gruppi jazz: la Criminal Jazz Band, la Panigal Jazz Band, che prese il nome dalla nota azienda bolognese di saponi e che ospitava nei suoi locali mensa le prove dei giovani jazzisti, la Superior Magistratus Ragtime Band, la High Town Syncopators, ecc.
In quegli anni il giovanissimo Lucio Dalla, che suonava la fisarmonica, venne contattato da Mario Gazzi, membro della High Town Syncopators, che riconosciutane la potenzialità musicale, gli suggerì di cambiare strumento. Lucio senza difficoltà passò al clarino ed entrò a far parte della “Syncopators”. Era il 1958/59.
Nello stesso periodo Pupi Avati e Nardo Giardina, crearono dalla fusione di due gruppi, la Reno Dixieland Band, nella quale successivamente entrò a far parte anche Lucio Dalla, che, anche quando sostituirà lo strumento con la voce, resterà per tutta la vita legato al clarino e non mancherà , all’occasione, di esibirsi con quello strumento.
Da questo periodo in poi per le band bolognesi le occasioni pubbliche, sia nei teatri cittadini che in quelli nazionali, si intensificarono. I gruppi si confrontavano e talvolta si fondevano a causa delle scelte di vita che i componenti sceglievano di intraprendere.
Così, pur mantenendo un indissolubile legame col mondo del Jazz, Pupi Avati diventò un regista, Lucio Dalla un cantante di musica leggera, Gherardo Casaglia e Nardo Giardina, professori universitari.
Nel 1959 si tenne al Palasport di Bologna il Festival del Jazz, che riscosse un grande successo ed annoverò musicisti di fama internazionale. Ospite d’onore: Chet Baker.
Per 16 anni il Festival di Bologna sarebbe stato, per il mondo del Jazz, l’evento più importante in Italia. Bologna avrebbe ospitato Duke Ellington, Dizzy Gillespie, Charles Mingus, Miles Davis, Mal Waldron.
Alcuni di essi, come Waldron, si fermeranno a lungo in città.
La Reno Dixie, in cui militavano Avati e Lucio, riscuoteva molto successo e già interveniva a molte manifestazioni italiane, ed ebbe l’ambizione di partecipare al Primo Concorso Internazionale- Festival del Jazz che si svolgeva nel 1960 a Juan les Pins di Cape d’Antibes, dove il jazz era già largamente apprezzato e diffuso fin dagli anni ’30/’40.
La preparazione e le prove avvenivano nei locali della Fonderia Venturi (azienda tutt’ora esistente), dove regnava un caldo infernale, ma a causa del frastuono, non era possibile tenere le finestre aperte.
Il gruppo, con a capo Nardo Giardina al secondo clarino e Gherardo Casaglia (ambedue futuri docenti di ginecologia nell’ateneo bolognese), era formato anche da: Lucio Dalla, Pupi Avati, Checco Coniglio, Gianfranco Petrucci alla batteria, Maurizio Majorana al contrabbasso, Franco Franchini e Cicci Foresti, loro manager.
È simpatica l’anedottica che accompagnò questi eventi: per l’espatrio Lucio Dalla, ancora minorenne, venne iscritto nel passaporto di Nardo Giardina. Checco Coniglio, prossimo al servizio militare, per ottenere il passaporto dovette chiedere l’interessamento del padre di Franchini, che aveva conoscenze in Questura. Sistemare persone, bagagli e strumenti in tre Fiat 500 ed una Giardinetta pareva non essere cosa semplice.
Lucio Dalla e Ron con Luciano De Crescenzo e Vittorio Camerini all’inaugurazione di “Bologna città del Jazz”
In tutto ciò va detto che le condizioni accettate dalla band per partecipare erano misere: albergo pagato per 9 persone (arrivarono a Cap d’Antibes in 13!) e buoni pasto. Ma il gruppo si classificò al primo posto! A Bologna, dal 1961 fino al 1968 la cantina di Via Rizzoli, sotto al Roxy Bar (reso poi famoso dalle canzoni di Vasco Rossi) divenne luogo di jam session, che fino ad allora si erano svolte, ai piani superiori, nella casa del noto odontoiatra e jazzista Lo Bianco, e che in quel momento vedevano protagonisti anche nomi altisonanti come Chet Baker o Thelonious Monk.
Intanto si aprivano numerosi luoghi simili: la cantina di Via de’ Pepoli, molto rinomata, dove suonava Lucio Dalla, era frequentata da nomi celebri come Art Blakey.
Sempre nel 1961 Lucio Dalla lasciò la Band bolognese per trasferirsi a Roma, dove, chiamato da Maurizio Majorana per suonare nella Second Roman Jazz Band, iniziò veramente la sua eccezionale carriera di musicista e cantautore.
In Via Cesare Battisti si riuniva ogni venerdì la Doctor Dixie Jazz Band (nuova denominazione della Reno Dixieland dal 1972).
Nel 1978 Il film Jazz Band di Pupi Avati, che ripercorreva anche momenti autobiografici, rievocava le atmosfere di una Bologna del jazz negli anni ‘50. Fra gli interpreti troviamo Lino Capolicchio con Gianni Cavina e Carlo Delle Piane, attori cari alla regia di Avati.
La colonna sonora di Amedeo Tommasi è interpretata, oltre che dallo stesso Avati al clarino, dallo storico gruppo con Nardo Giardina, Checco Coniglio e Gherardo Casaglia e dai grandi Henghel Gualdi e Mingus Mingotti. Rinforzata dalla partecipazione di Hengel Gualdi, Lucio Dalla e Silvano Salviati, nel 1982 la band festeggia il suo trentesimo anno e riceve dalla Amministrazione Comunale di Bologna il Nettuno d’Oro.
Lucio Dalla con Francesco Guccini nel 1986 al palazzetto dello Sport
Intanto Avati, che aveva privilegiato la carriera di regista cinematografico, pur senza abbandonare la passione jazzistica, girò con Ugo Tognazzi il film “La mazurka del barone”.
Le riprese si svolgevano principalmente nei dintorni della città e ciò fu occasione, per Pupi, di condurre l’attore a visitare la cantina di Via Cesare Battisti. L’atmosfera di quel luogo ed i suoi frequentatori conquistarono Tognazzi che ne rimase coinvolto e stregato.
Con il passa-parola arrivarono in Cesare Battisti Renzo Arbore, Christian De Sica, che, con entusiasmo e divertimento, si prestarono al gioco e diedero voce ai brani jazz della Doctor Dixie, Sotto i portici di Bologna sono nati, o si sono formati musicalmente, a partire dagli anni ’50 del 1900 tanti musicisti e cantanti di talento, bolognesi o emiliano-romagnoli e non.
Per citarne alcuni, oltre a quelli già presenti in queste righe: da Nilla Pizzi a Raffaella Carrà; da Vasco Rossi a Gianni Morandi, da Francesco Guccini al compositore Tullio Ferro (che ha scritto canzoni bellissime per Vasco) a Zucchero Fornaciari a Cesare Cremonini e ancora tanti altri, come Bersani e Curreri.
Certamente Bologna ha sempre avuto un sentimento ed una attenzione particolare per la musica, anche per quella più colta: basti pensare che nel 1770 il giovanissimo W. Amadeus Mozart, venne a Bologna dove, presso la prestigiosa Accademia Filarmonica, sostenne e superò la prova di ammissione alla stessa accademia, che al termine gli avrebbe conferito il proprio autorevole attestato!
Oggi, al ricordo degli anni e dei musicisti del jazz, Bologna dedica la cosiddetta Strada del Jazz: ogni anno nella pavimentazione dei marciapiedi nella centralissima via degli Orefici viene posata una stella che celebra i nomi di: Chet Baker, Duke Ellington, Sarah Vaughan, Charles Mingus, Marco di Marco, Thelonious Monk, Lucio Dalla, Nardo Giardina e... la musica continua! ■
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