Il fantasma (l’incubo) della centrale unica di progettazione
Inaspettatamente lo scorso 6 aprile è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando per partecipare al “Concorso pubblica amministrazione”, per l’assunzione di 2.800 figure professionali da inserire nelle PA del Sud. Il bando appare fortemente voluto dal neo ministro Brunetta, che pure si era sempre distinto, nelle passate esperienze governative, per lo spessore culturale delle sue iniziative liberiste.
Facciamo un passo indietro: Al fine di favorire gli investimenti pubblici, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, …, è individuata un’apposita Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici, di seguito denominata Struttura (Legge 145/2018, art.1).
Così nasce l’avventura della “Centrale unica di progettazione”, che provocò tanto allarme e tanta contrarietà nel mondo delle libere professioni, con le relative prese di posizione pubbliche, tra le quali quella molto netta di Giuseppe Santoro per l’Inarcassa, oltre che di ALA.
L’iniziativa sembrava ormai abbandonata, soprattutto dopo l’ammissione dell’allora ministro Patuanelli: La centrale di progettazione è un errore madornale. … pensare di tornare al prototipo progettuale di una scuola media o elementare è la morte dell’architettura. … lo Stato ha abdicato al suo ruolo di garante della qualità del progetto. I concorsi di progettazione sono diventati un elemento residuale …”.
Il bando di Brunetta – oltre che avere delle ricadute di tipo elettoralistico, oltre che strizzare l’occhio a coloro che più apprezzano un’organizzazione statalista e assistenzialista dell’economia e del lavoro, oltre che accontentare il partner di Governo M5S – deriva evidentemente dalle necessità urgenti, probabilmente estreme, di dare efficienza alla pubblica amministrazione. La soluzione individuata è tuttavia destinata ad aggravare i mali di una gestione del servizio pubblico già così carente. Infatti, l’idea che il medesimo soggetto possa assumere la veste di progettista di opere pubbliche e di stazione appaltante, oltre che provocare una riduzione della qualità del progetto, come riconosciuto dal già citato ex ministro Patuanelli, prosegue nello sciagurato cammino di confondere i controllori e i controllati, che tanti mali ha apportato al nostro Paese.
Per questa medesima ragione anticipiamo sinteticamente anche il giudizio negativo sul ripristino indiscriminato dell’appalto integrato, ai fini dell’attuazione delle opere che scaturiranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ( Recovery Fund o Next Generation EU). Quindi come cittadini, prima ancora che come liberi professionisti direttamente interessati, chiediamo al Governo di dedicare le nuove assunzioni, ormai già bandite, al miglioramento dei servizi offerti ai cittadini e all’efficientamento dei ruoli di programmazione e di controllo della P.A., evitando operazioni di retroguardia e di concorrenza sleale al mercato della progettazione, già perturbato da gare per opere pubbliche che obbligano a sconti abnormi sulle prestazioni, che intaccano inevitabilmente la qualità del prodotto. ■
* Presidente Ala-Assoarchitetti
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