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In copertina: Bisonte, Grotta di Altamira, da Pixabay

Il cosiddetto Homo Sapiens, discendente del ben più primitivo Australopiteco, cominciò ad aggirarsi sul nostro pianeta circa 200.000 anni orsono.
I resti che ne testimoniano l’esistenza sono stati ritrovati in Africa, nella regione del Botswana, ma partendo da qui il nostro antenato ha compiuto lunghi viaggi, ha conosciuto sé stesso e ciò che lo circondava ed ha sentito il bisogno di fissare e trasmettere le proprie conoscenze.
Affascinante testimonianza ne sono le pitture rupestri di Lescaux in Francia e della Grotta di Altamira, nel Nord della Spagna, risalenti al paleolitico superiore e databili fra i 18.000 e 14.000 anni fa.
Qui questa forma espressiva pittografica si manifesta in maniera “evoluta” nel segno e nell’utilizzo del materiale pittorico, principalmente ocra naturale rosso, utilizzato con differenti diluizioni.

Geroglifici egizi


Le pitture di Altamira, così arcaiche eppure così moderne, furono di grande impatto sull’arte di Picasso, in particolare nelle sue creazioni in terracotta e ceramica.
Dovranno passare millenni prima di giungere ad una forma ideografica, che dia al segno non solo valore rappresentativo di un oggetto, ma diventi espressione di un concetto.
La prima scrittura, resa necessaria soprattutto dalla formazione di società basate sull’agricoltura, quindi dal bisogno di “registrare” ed amministrare l’evoluzione amministrativa, fu quella cuneiforme provenienti dalla Mesopotamia, assimilata poi da Assiri e Persiani. Le tavolette di terracotta ne erano il supporto.
La trasformazione in forma alfabetica è dovuta ai Fenici ed avvenne attorno ai secoli XII e XI a.C., che la diffusero nell’area mediterranea ai greci, alle popolazioni italiche ed arabe.
Gli Egizi mantennero a lungo la scrittura a geroglifici, inizialmente detta monumentale in quanto riservata a manufatti celebrativi, il cui supporto divenne poi più agevole rispetto alle tavolette, con l’utilizzo dei fogli ricavati dalla pianta del papiro. Nelle altre aree mediterranee venivano utilizzate le pelli di pecore, capre e vitelli, adeguatamente conciate ed assottigliate ricavandone le pergamene.
L’alfabeto greco, nei paesi di cultura latina, subì trasformazioni fino a raggiungere le caratteristiche proprie della scrittura latina.
La scrittura, nell’antica Roma e nel mondo classico veniva affidata a copisti, generalmente schiavi, il cui appellativo divenne nei secoli quello di amanuensi.
Questa attività fiorì nel corso dei secoli, diventando una forma di professione, che trovava il suo fulcro nello “scriptorium”, il luogo dove si concentrava il lavoro di traduzione e di copiatura di antichi codici greci e bizantini.

Pagina Miniata da Libro d’Ore. Francia 1450 circa. Foto di Vittorio Camerini (collezione privata)


Dal XIII secolo, presso i monasteri d’Europa venivano create biblioteche e sale di scrittura in cui i monaci amanuensi copiavano, arricchendoli con decorazioni miniate, i codici, i salteri e libri d’ore.
Il fascino ed il mistero di quei luoghi del sapere, a molti all’epoca interdetto, ci viene ben trasmesso da Umberto Eco nel suo “Il nome della rosa”.
Nella prima metà del 1400, l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Johannes Gutenberg consentì una larga ed agevole divulgazione dei testi scritti, sebbene le prime edizioni si avvalessero ancora della pergamena quale supporto.
 

Libro pop-up


La prima stampa della Bibbia, scritta in latino e dedicata a San Giorgio, fu editata da Gutenberg su pergamena ed è ora conservata a Magonza.
Il primo editore italiano fu Aldo Pio Manuzio, umanista ed intellettuale che nel 1494 aprì a Venezia la prima “tipografia”. Intorno a lui si riunivano uomini di cultura come Pietro Bembo ed Erasmo da Rotterdam.
Così il libro, ridotto in molte copie, diventò moderno strumento utile anche alla divulgazione scientifica, che vide stampati trattati di geometria, astrologia, architettura ed anatomia umana.
Nel 1862 l’illustratore tedesco Lothar Meggendorfer intuì che il libro, nella sua facile sfogliabilità, poteva sorprendere con piccoli artifici che conducessero il lettore oltre la superficie piana del foglio.
Con i “tiretti” il libro superava la bidimensionalità, diventando “libro animato” o modernamente pop-up! La sua maestria nell’arte dell’illustrazione e della caricatura arricchivano queste edizioni di pregio.
Molti editori italiani hanno poi seguito e perfezionato questa linea editoriale. Da Vallardi a Mondadori, da Hoepli a Paravia, dando vita ad animazioni, dissolvenze e quaderni interattivi. Oggi le attuali tecniche di stampa si avvalgono di straordinari supporti informatici ottenendo edizioni di grande qualità e pregio, che tuttavia non offuscano il fascino dei grandi manoscritti storici come i codici leonardeschi o le pagine miniate del Rinascimento.

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