MART, lo stato dell’arte vent'anni dopo

Aggregatore Risorse

Quando una nuova opera architettonica sfida la presenza dominante del paesaggio naturale che la circonda e vince, l’equilibrio che si stabilisce rafforza il connubio delle due componenti spaziali preesistenti. 
Ancor di più, se la prima componente è costituita da un ambiente montano a coronamento delle vaste aree verdi di un altopiano e la seconda troneggia al centro dello spazio verde nella configurazione urbana che nel tempo è stata trasformata, adeguandosi al contesto sociale ed economico e alle sue condizioni morfologiche. 
Se poi, la nuova opera rielabora una porzione dell’abitato recuperando il linguaggio architettonico preesistente, il pregevole contesto ambientale ne valorizza la peculiarità formale. È così che l’inedita presenza di un museo in una cittadina immersa nel verde ai piedi dell’arco alpino fa del MART di Rovereto un mirabile esempio di integrazione urbana, che dal 2002 arricchisce il patrimonio architettonico del nostro Paese. E lo fa, sia offrendo un prezioso contributo all’arte moderna e contemporanea, sia individuandone una collocazione territoriale ispirata dal fascino del paesaggio, lontana dalle scenografie attrattive delle grandi città. 
In occasione del ventennale dall’inaugurazione del MART, abbiamo chiesto all’Architetto Mario Botta, che ha progettato il complesso museale, in collaborazione con l’Ingegner Giulio Andreolli, di ricordare le idee ispiratrici dell’opera. Con riconoscenza per la cortese disponibilità del maestro, pubblichiamo il testo redatto in concomitanza dell’inaugurazione del Museo.

CG

 


In copertina: MART Rovereto. Foto Mart, Archivio fotografico e Mediateca

Tagcloud

#tagCloud
Seleziona un argomento
tra quelli più cercati