L’avventura albanese della Fondazione Possibilità e investimenti
Il format del workshop della Fondazione Inarcassa questa volta fa tappa a Tirana, la meta più vicina all’Italia tra quelle finora visitate. L’Albania è una nazione da decenni “vicina” al nostro Paese, tanto che in molti parlano anche la lingua italiana, e vive un periodo di grande trasformazione. Non a caso l’Olanda, l’Austria, alcune banche italiane sono presenti in questo Paese attraverso investimenti, aziende e cantieri. Sono state, quelle del workshop, 48 ore di internazionalizzazione che si sono rivelate intense, interessanti e stimolanti.
All’arrivo, in un momento politico delicato per la capitale, il Plaza ha accolto il workshop alla presenza delle autorità, di professionisti e referenti selezionati dalla Fondazione e dai suoi partner per l’internazionalizzazione, che hanno illustrato ai partecipanti gli aspetti geografici, economici, ambientali, fiscali, infrastrutturali, legali di una nazione che si prepara all’ingresso in Europa (sotto tanti aspetti). Quelli più interessanti per architetti e ingegneri italiani, per i partecipanti al workshop, riguardano la fervente attività dei diversi cantieri presenti in giro per la città, ma anche gli importanti lavori infrastrutturali in corso e in programma a breve termine in tutto il Paese. L’Albania soffre, infatti, di grandi carenze infrastrutturali. Mancano strade e ferrovie, e si sta lavorando alacremente per risolvere questo problema. Giusto per citare qualche intervento, l’architetto Arben Shtylla (studio SASH) ha fornito alcune informazioni importanti per chi vuole operare in Albania come professionista indipendente o in appoggio agli studi locali. Tommaso Marseglia (Adler Consulting) ha invece spiegato come si apre una società in Albania e ha fornito informazioni in materia di fiscalità generale. L’avvocato Besa Beshi (HLB Talis Tax Audit Legal) ha illustrato alcuni aspetti legali riguardanti le modalità di esercizio della professione di ingegnere e architetto. Fuori dal coro, in modo colorito e piacevole, l’ingegner Marcello Colasanti ha illustrato la scelta estrema della sua Alba Engineering, che dopo aver trascorso anni di lavoro tra l’Italia e l’Albania ha deciso di stabilirsi definitivamente in quest’ultimo paese - pur continuando a lavorare in Italia e nel resto del mondo.
Il workshop ha rafforzato l’idea che i partecipanti si erano fatti dell’Albania già dal webinar che si era tenuto il 22 maggio. Tanto fermento, opportunità lavorative non solo per le archistar, interventi su varie scale, dal residenziale all’infrastrutturale.
Visita al cantiere Downtown One dello studio MVRDV. Foto di Erald Halili e Nino Bregu per l’agenzia NeProductions
Effettivamente, era facile vedere, nei luoghi pubblici, tanti lavori in corso: cumuli di macerie e palazzi appena completati sembrano il segno di una città che ha bisogno di cambiare velocemente per rispondere alle esigenze dei suoi fruitori. Gli esperti locali hanno spiegato che nel giro di pochissimo tempo la città ha triplicato il numero degli abitanti e questo da un lato ha fatto esplodere la richiesta di abitazioni e dall’altro ha congestionato fortemente il traffico. I nuovi edifici hanno diverse destinazioni d’uso: complessi residenziali, commerciali, sociali, tutti improntati al minimo consumo del suolo così come prescritto dal piano regolatore di Tirana.
Il team di professionisti in una pausa durante le visite nei cantieri. Foto di Erald Halili e Nino Bregu per l’agenzia NeProductions
Le visite ai cantieri, programmate per il secondo giorno, si sono rivelate interessanti e improntate alla concretezza: i siti sono stati scelti a dimostrazione delle pluralità di costruzioni che caratterizzano Tirana. Il primo cantiere visitato è stato quello della Downtown One, in pieno centro città: progettato dallo studio olandese MVRDV (Winy Maas, Jacob van Rijs, Nathalie de Vriese) e da Arup Partners per la parte strutturale, in collaborazione con lo DEA Studio (albanese), prevede cinque piani interrati di parcheggi, un piano terra destinato ad attività commerciali, e altri 31 piani fuori terra (uffici e abitazioni). Il taglio delle unità abitative varierà tra i 100 e i 400mq: saranno abitazioni di lusso dotate di qualsiasi comfort. La peculiarità di questo edificio, oltre al fatto che sarà la torre più alta dell’Albania, è la facciata principale che sarà caratterizzata da aggetti che riproporranno l’orografia nazionale. Al momento della visita, i lavori si concentravano sul secondo livello interrato, e grazie alla disponibilità del team leader e del direttore dei lavori, è stato possibile scoprire le criticità di un cantiere che deve realizzare l’edificio a torre più alto dell’Albania su un terreno ad alto rischio sismico ed esposto a forti venti.
Il secondo cantiere visitato nella mattina del workshop è stato quello del MET Tirana, anch’esso nel centro della città, adiacente ad alcune emergenze architettoniche albanesi - come il Palazzo reale. Il progetto è frutto dello studio italiano Mario Cucinella architects, in collaborazione con lo studio albanese S.A. SH. Dal cantiere nascerà un edificio residenziale di dodici piani più tre piani interrati per parcheggi, e si caratterizzerà per la presenza di “terrazze e diaframmi verdi” nelle abitazioni di lusso e per un accurato studio del verde, a ricucitura dei percorsi che si verranno a creare tra questo lotto e gli edifici circostanti, compreso il palazzo reale e i viali.
Il pomeriggio è stato dedicato alla visita degli studentati, uno appena ristrutturato (inaugurato poche settimane prima) e uno appena evacuato dopo una lunga occupazione. Alla Città degli Studenti l’intervento di recupero ha interessato un intero blocco di alloggi per studenti (i blocchi sono divisi per sesso); al piano terra e ai piani superiori (tre) si trovano le camere, doppie o triple, arredate in modo semplice, mentre al piano seminterrato stanno le docce e i servizi igienici. Il recupero del fabbricato non ha previsto alcuna modifica sulla distribuzione o sull’organizzazione degli spazi, così come voluto dalla committenza pubblica.
Lo studentato Rruga Taulantet è composto da diversi fabbricati che erano stati appena evacuati forzosamente da alcune famiglie che lo avevano occupato abusivamente, perciò il loro stato di degrado è elevato, così come la necessità di intervenire urgentemente. La distribuzione funzionale dell’edificio è la stessa di quello della città degli Studenti, sintomo del fatto che il rinnovamento degli alloggi studenteschi vuole essere solo manutentivo - e non evolutivo.
A conclusione della seconda giornata albanese, la Fondazione ha organizzato la cena di networking, utile per stare con i relatori e gli esperti locali incontrati durante il workshop e approfondire i vari argomenti. Il sabato mattina, prima di partire, la Fondazione ha inaugurato alla presenza dei partecipanti alla missione, un desk presso la Adler consulting. Questo ufficio è a disposizione di tutti gli iscritti alla Fondazione che, previa prenotazione, potranno utilizzarlo per incontrare potenziali clienti o partner di affari. Il desk si trova nel quartiere denominato ‘Bllok’, quello che per Tirana è stato per molti anni uno dei simboli del partito comunista, l’isola felice all’interno della quale vivevano una vita ricca di privilegi e comodità i gerarchi e i militari. Oggi è stato riconvertito in quartiere del divertimento, ricco di locali e negozi, diventando il centro della movida tiranese.
Certo, la realtà albanese è ben lontana dagli sfarzi di Dubai della prima missione, e dalla modernità di Chicago, meta della seconda missione. La visita organizzata dalla Fondazione ha messo chiaramente in luce pregi e difetti della professione di architetto e ingegnere in Albania: se da una parte c’è una grande richiesta di certificatori energetici (per citare una professionalità ancora assente seppur obbligatoria) e di ricostruire, rigenerare e creare per una domanda esigente e anche ricercata, dall’altra esistono diverse difficoltà da affrontare, soprattutto nel passaggio dal progetto al costruito: cambiamenti in corso d’opera, oneri concessori che possono incidere in maniera rilevante sui conti finali, divieto (per ora) di dirigere i lavori se si è redatto il progetto. Ma, del resto, l’Eldorado non esiste. Quello che è certo è che la professione di architetto e ingegnere può ancora trovare ragione d’essere; i partecipanti ai workshop decidono di investire il proprio tempo e le proprie risorse in questa scommessa che è l’internazionalizzazione, consapevoli che va coltivata con cura e pazienza. ■
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