L’Architettura nel... free space. La Biennale 2018 viaggia verso il futuro
Lo spazio. In tutte le sue sfaccettature. Essenza stessa dell’Architettura. È questo il tema della Mostra Internazionale di Architettura che si concluderà domenica 25 novembre 2018. La sedicesima edizione, organizzata dalla Biennale di Venezia, è intitolata FREESPACE ed è curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, dello studio di Dublino Grafton Architects, già premiato con il Leone d’Argento nell’edizione del 2012. L’obiettivo della Mostra è quello di porre al centro dell’attenzione la questione dello spazio, della sua qualità e della possibilità di usufruirne liberamente e gratuitamente. “La volontà di creare FREESPACE può risultare in modo specifico come caratteristica propria di singoli progetti”, spiega Paolo Baratta, presidente della Biennale. “Ma Space, free space, public space possono anche rivelare la presenza o l’assenza in genere dell’architettura, se intendiamo come architettura il pensiero applicato allo spazio nel quale viviamo e abitiamo. E la Mostra ci dà esempi, insegnamenti e motivi di discussione”.Farrell e McNamara hanno utilizzato il Manifesto FREESPACE, diffuso a giugno del 2017, come punto di riferimento per la realizzazione della Mostra. “Si è dimostrato uno strumento solido”, spiegano le due curatrici. “Ci è servito come misura e come guida per trovare una coesione nella complessità di una Mostra di enormi dimensioni”. Il senso del Manifesto è racchiuso in un antico proverbio greco inserito come sua chiosa: “Una società cresce e progredisce quando gli anziani piantano alberi alla cui ombra sanno che non potranno sedersi”; l’importanza fondamentale di saper guardare al futuro e alle prossime generazioni.
Venezia, Gaggiandre, foto di Andrea Avezzù
La Mostra FREESPACE si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, con 71 partecipanti. A questi si aggiungono coloro che prendono parte a due sezioni speciali: la prima, con 16 partecipanti, si intitola “Close Encounter, meetings with remarkable projects” e presenta le opere che nascono da una riflessione su progetti noti del passato; la seconda, con 12 partecipanti, dal titolo “The Practice of Teaching”, raccoglie alcuni lavori sviluppati nell’ambito dell’insegnamento. In queste sezioni speciali non mancano palazzi storici rigenerati dall’intelligenza degli architetti, edifici dimenticati rivisitati e riportati alla vita, necessità infrastrutturali trasformate in strutture pubbliche. Inoltre, spiegano le due curatrici, “molti dei professionisti invitati sono attivi nel campo della didattica, componente essenziale per assicurare la continuità della tradizione in architettura. Il mondo del fare e del costruire si fonde, così, con il mondo dell’immaginazione che viene valorizzato in questo evento”. Tra i vari architetti che prenderanno parte alla Mostra ci sarà il portoghese Alvaro Siza, lo studio elvetico Atelier Peter Zumthor & Partner, i newyorkesi Diller Scofidio + Renfro e il duo nipponico Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa.
Venezia, Facciata Padiglione centrale, foto di Italo Rondinella
L’edizione di quest’anno vede anche la partecipazione di 63 Paesi negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Per la prima volta partecipano anche Antigua & Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano, Pakistan, e Santa Sede. Quest’ultima ha un proprio padiglione “diffuso” sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dove il bosco fa da sfondo a una decina di cappelle che la Santa Sede ha realizzato. Il nostro Paese è rappresentato al Padiglione Italia presso le Tese delle Vergini all’Arsenale. Promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, sarà curato quest’anno da Mario Cucinella ed è intitolato “Arcipelago Italia”. Dopo il focus dello scorso anno sulle periferie, il curatore ha voluto concentrarsi su quel 60% del territorio italiano che è soggetto a spopolamento anche a causa della fragilità del territorio o all’alta sismicità dell’area. Tre le parole chiave del Padiglione: Itinerari, Futuro e Progetti. Tre concetti che trasformano la mostra in tre atti per spiegare e indagare la complessità dei territori interni della Penisola e il ruolo che l’architettura contemporanea può svolgere per il loro rilancio. La Biennale Architettura 2018 ospita, inoltre, per tutto il periodo di apertura, un programma di incontri “Meetings on Architecture” curati da Farrell e McNamara. Questi eventi costituiscono l’opportunità per discutere le diverse interpretazioni del Manifesto FREESPACE e per ascoltare dal vivo le voci dei protagonisti della Mostra. ■
tra quelli più cercati