Il sogno europeo
Secondo Voi ce la faremo a raggiungere gli ambiziosi obiettivi contenuti nel PNRR e ad arrivare alla costruzione di un’Europa Unita di Nuova Generazione? “Il sogno europeo. Realizziamolo”. Questo lo slogan su cui si basa la prospettiva elaborata dalla Commissione.
Guardiamo in casa nostra. Certo, è opinione dei più attendibili esperti e osservatori, che i termini di attuazione delle previsioni di Piano siano stringenti, poco adatti alla farraginosa burocrazia italica.
Ma, in tempi passati – spesso viene citata la prova insuperabile in cui si è distinta l’Italia con la costruzione a tempo di record dell’autostrada del sole – abbiamo saputo rimboccarci le maniche e mostrato al mondo di essere un popolo con la testa sulle spalle.
Sul numero 4/2020 del nostro periodico abbiamo dedicato uno spazio alla presentazione del PNRR, lo strumento ormai noto per la declinazione a livello nazionale della Next Generation EU. Potremmo dire, semplificando, che la complessa situazione globale di questo primo ventennio, già indebolita da gravi eventi e ripetute crisi economiche, ha conosciuto uno sconvolgimento, scatenato dalla pandemia, dagli effetti paragonabili senza mezzi termini a quelli di una guerra. Una sciagura inedita, per modalità e grado di diffusione, che ha reso ancora più incerto il contesto economico e sociale, con esiti e provvedimenti per porvi rimedio che stiamo ancora sperimentando.
In questo scenario, l’Unione Europea ha finalmente mostrato i muscoli, con un programma di aiuti economici agli stati membri da 750 mld, per favorire la rinascita e, al tempo stesso, rafforzarne la coesione. Una copiosa messe di denaro resa disponibile in misura proporzionale ai bisogni dei singoli Paesi, l’Italia avrà diritto al contributo più elevato, il 27,8%.
Tra le aree da sviluppare, la tematica cui dedichiamo il fil rouge del primo numero di quest’anno, si annoda, in qualche modo, al filo svolto nel numero precedente. La transizione energetica, in chiave ecologica, richiama infatti il passaggio che si attua con il processo di rigenerazione, di innovazione ed efficientamento delle risorse, siano esse ambientali o beni prodotti dall’uomo.
Impianto biogas per la produzione di energia elettrica e termica
La materia su cui si concentra l’attenzione verso soluzioni impiantistiche sempre più efficienti, dal punto di vista energetico e la ricerca di fonti sempre meno inquinanti, dal punto di vista ambientale, è di una vastità indefinibile. I ricercatori individuano soluzioni inimmaginabili fino a qualche decennio addietro e il contributo dato dai nostri colleghi, ingegneri e architetti, si mostra sempre sorprendente ed apprezzato. È concreta e inarrestabile ormai la diffusione dei principi di responsabilità connessi alla salvaguardia dell’ambiente, certamente ispirata da una crescente consapevolezza, ma anche sostenuta dalla presa di coscienza dei vantaggi, soprattutto economici, trascinati dall’attrattività che esercita in termini di investimenti; fattori che hanno convinto privati cittadini e imprenditori a superare le prime fasi di diffidenza nel cambiamento. Ormai è un must, nessuna realtà economica può permettersi di rinunciare a questa vera trasformazione in ambito ambientale, sociale e di governance, senza temere di andare incontro a una disfatta certa nei confronti del mercato. Ce la potremmo fare! ■
Guardiamo in casa nostra. Certo, è opinione dei più attendibili esperti e osservatori, che i termini di attuazione delle previsioni di Piano siano stringenti, poco adatti alla farraginosa burocrazia italica.
Ma, in tempi passati – spesso viene citata la prova insuperabile in cui si è distinta l’Italia con la costruzione a tempo di record dell’autostrada del sole – abbiamo saputo rimboccarci le maniche e mostrato al mondo di essere un popolo con la testa sulle spalle.
Sul numero 4/2020 del nostro periodico abbiamo dedicato uno spazio alla presentazione del PNRR, lo strumento ormai noto per la declinazione a livello nazionale della Next Generation EU. Potremmo dire, semplificando, che la complessa situazione globale di questo primo ventennio, già indebolita da gravi eventi e ripetute crisi economiche, ha conosciuto uno sconvolgimento, scatenato dalla pandemia, dagli effetti paragonabili senza mezzi termini a quelli di una guerra. Una sciagura inedita, per modalità e grado di diffusione, che ha reso ancora più incerto il contesto economico e sociale, con esiti e provvedimenti per porvi rimedio che stiamo ancora sperimentando.
In questo scenario, l’Unione Europea ha finalmente mostrato i muscoli, con un programma di aiuti economici agli stati membri da 750 mld, per favorire la rinascita e, al tempo stesso, rafforzarne la coesione. Una copiosa messe di denaro resa disponibile in misura proporzionale ai bisogni dei singoli Paesi, l’Italia avrà diritto al contributo più elevato, il 27,8%.
Tra le aree da sviluppare, la tematica cui dedichiamo il fil rouge del primo numero di quest’anno, si annoda, in qualche modo, al filo svolto nel numero precedente. La transizione energetica, in chiave ecologica, richiama infatti il passaggio che si attua con il processo di rigenerazione, di innovazione ed efficientamento delle risorse, siano esse ambientali o beni prodotti dall’uomo.
Impianto biogas per la produzione di energia elettrica e termica
La materia su cui si concentra l’attenzione verso soluzioni impiantistiche sempre più efficienti, dal punto di vista energetico e la ricerca di fonti sempre meno inquinanti, dal punto di vista ambientale, è di una vastità indefinibile. I ricercatori individuano soluzioni inimmaginabili fino a qualche decennio addietro e il contributo dato dai nostri colleghi, ingegneri e architetti, si mostra sempre sorprendente ed apprezzato. È concreta e inarrestabile ormai la diffusione dei principi di responsabilità connessi alla salvaguardia dell’ambiente, certamente ispirata da una crescente consapevolezza, ma anche sostenuta dalla presa di coscienza dei vantaggi, soprattutto economici, trascinati dall’attrattività che esercita in termini di investimenti; fattori che hanno convinto privati cittadini e imprenditori a superare le prime fasi di diffidenza nel cambiamento. Ormai è un must, nessuna realtà economica può permettersi di rinunciare a questa vera trasformazione in ambito ambientale, sociale e di governance, senza temere di andare incontro a una disfatta certa nei confronti del mercato. Ce la potremmo fare! ■
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