Sui monti senza riscaldamento: la scommessa vinta a Chamois grazie al legno e alla paglia di riso

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L’architetto Tiziana Monterisi ha riprogettato uno chalet valdostano con materiali naturali salubri e soprattutto sostenibili

Trasformare un vecchio rudere in una casa “passiva”. È la sfida riuscita di Tiziana Monterisi, esperta di bioarchitettura e di ristrutturazioni sostenibili. Una delle sue realizzazioni più note è l’edificio ottocentesco trasformato in una moderna abitazione dallo stile montano a Chamois, a 1.816 metri di altezza, in Valle d’Aosta. Casa UD, così è stata ribattezzata, ha vinto il Premio Sostenibilità 2017 nella categoria Edilizia Ristrutturazione/ Restauro.
Il suo studio, che ha riprogettato l’edificio, ha utilizzato soluzioni costruttive completamente naturali per ridurre l’impatto ambientale, senza rinunciare al design e consentendo di trasformare la vecchia abitazione in una casa “passiva”, cioè in un edificio che abbia consumi energetici prossimi allo zero.
 
La casa UD a Chamois. Foto arch. Tiziana Monterisi
 
Le pareti esterne, per esempio, sono state realizzate con paglia di riso, un ottimo isolante che consente di mantenere piuttosto stabile la temperatura interna, sia in inverno che  in estate, mentre l’umidità viene tenuta sotto controllo grazie a un sistema di circolazione naturale dell’aria. Contribuiscono a mantenere l’umidità costante anche gli intonaci interni in terra cruda e la paglia di riso che consente anche una perfetta traspirabilità delle pareti ed evita fenomeni di condensa. Per migliorare ulteriormente la coibentazione, tra la casa e il controterra sono stati, inoltre, impiegati pannelli in vetro cellulare, un materiale riciclato e riciclabile. Il calore e la luce entrano dalle vetrate fisse e mobili esposte a sud, con vista panoramica sulla valle. In questo modo l’edificio non ha necessità di un impianto di riscaldamento, né di un impianto di condizionamento. La temperatura in inverno non scende mai sotto i 19 gradi, mentre d’estate rimane sempre gradevole. Un pannello fotovoltaico posto sul tetto fornisce energia elettrica pulita a tutta l’abitazione che richiede un fabbisogno energetico minore di 15 kWh/mq all’anno. Per gli interni il materiale che la fa da padrone è certamente il legno. Le travi di larice centenario del vecchio solaio sono state recuperate durante la fase di demolizione del rudere. Il legno è stato così levigato, oliato e trasformato, in un tavolo, nel piano su cui appoggiano i lavabi del bagno, e nelle mensole. In rovere sono stati realizzati gli armadi a muro, le porte e il parquet. La costruzione di questa casa “passiva” è stata una vera e propria impresa. Infatti, chi conosce Chamois, sa bene quali siano le difficoltà logistiche nel raggiungere la località alpina. Non ci sono vere e proprie strade che consentano di raggiungere il villaggio che è collegato attraverso sentieri pedonali e ciclabili e attraverso la funivia. Per questo trasportare lì i materiali edili non è stato affatto semplice e si è dovuto utilizzare un elicottero. “Per ridurre i costi di trasporto, abbiamo dovuto ottimizzare il lavoro nel cantiere e ridotto i materiali da smaltire e quelli da trasportare”, spiega Monterisi. “Abbiamo prefabbricato i pannelli di paglia di riso che ci ha consentito di ridurre i tempi di realizzazione. Tra 100 anni, quando l’edificio dovrà essere ristrutturato o abbattuto, i materiali potranno essere mandati in compostaggio e non dovranno essere trattati come rifiuti speciali”. 
 

 

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