Lucio: il fantasma? È nel pozzo! Ipse dixit

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Dopo alcuni accenni sintetici “in pillole” trovo divertente completare il racconto di questa vicenda, accaduta in una delle case di Lucio, la prima sulla quale lavorai per lui, quella di Vicolo Mariscotti, una strada piccola e silenziosa, stretta nel cuore della Bologna antica.

   L’architetto Camerini, scherzando con Lucio Dalla

Da subito feci conoscenza con i personaggi del mondo dello spettacolo che, amici di Lucio, frequentavano la casa dove molti di loro, non essendo bolognesi, trovavano ospitalità quando erano di passaggio in città. Erano Ron, Morandi, De Gregori, tanto per fare solo qualche nome.
Lì, nelle occasioni di incontro, uno dei racconti più frequenti riguardava la presenza di un fantasma invisibile, ma ben percettibile, che infestava la stanza degli ospiti e che, nottetempo, disturbava con rumori e movimenti il sonno di chi vi dormiva fino a svegliare il malcapitato ospite di turno!
Qualcuno pensò che si fosse trattato di uno scherzo architettato dal padrone di casa…ma… bisogna fare un passo indietro. Nel corso della ristrutturazione scoprimmo che sotto il pavimento di un piccolo patio sul quale si apriva la stanza c’era un antico pozzo.
Un muratore volenteroso si calò e inizialmente ci comunicò che c’era dell’acqua, ma io sapevo che tutti i pozzi antichi incorporati nelle case riservavano sorprese: quanti vasi destinati a ricevere l’acqua raccolta dal secchio, erano caduti là in fondo, quante ciotole erano scivolate dalle mani maldestre di qualche assetato frettoloso!


Sono i tesori che si trovano in fondo ai pozzi! – dissi a Lucio – E spesso sono intatti, perché cadendo nell’acqua, non si rompono!
Questa idea lo lusingò molto mentre con entusiasmo assisteva alla spedizione del muratore che ben imbragato si calava nella profondità oscura.
Vennero alla luce molte testimonianze del passato e ad ogni pezzetto di ceramica o scaglia di metallo arrugginito che il muratore faceva risalire era un’esclamazione! Furono trovati frammenti dipinti di manufatti ceramici, un boccale di epoca bentivolesca quasi integro, rugginosi pezzi di metallo e fra questi un daga dalla superficie in parte corrosa dalla ruggine e dal tempo, ma per il resto intatta.
Si può ben immaginare la gioia quasi fanciullesca di Lucio che, dopo il mio racconto e con quest’ultimo reperto, vedeva materializzarsi le sue aspettative.
Fu allora che, volendo saperne di più, interpellò un amico studioso di storia romana e medioevale il quale confermò trattarsi di un’antica daga romana, un’arma che i soldati romani portavano appesa alla cintura e che certamente quell’arma aveva combattuto e ferito o addirittura tolto la vita a qualche avversario!

   Lucio Dalla al pianoforte

I reperti ceramici vennero collocati all’ingresso della casa e la daga fu appoggiata alla vera del pozzo, per incuriosire gli ospiti e poterne narrare il ritrovamento.
Quindi, completata la ristrutturazione, la casa fu pronta per ricevere gli amici e il primo a usufruire di quella stanza da letto che si affacciava sul patio col pozzo fu proprio Gianni Morandi che, terminata a ora tarda la registrazione di un brano musicale negli studi di Lucio, si fermò anche a pernottare. La narrazione vuole che il cantante si addormentasse profondamente, ma si dovette risvegliare quasi subito perché in fondo al letto avvertiva dei movimenti ripetuti, come se qualcuno tirasse le coperte. Pensò a un gatto che, entrato di soppiatto, si volesse arrampicare sul letto, ma, accesa la luce ed effettuato un rapido controllo, nella stanza non c’era nessuno.
Morandi raccontò la cosa a Lucio, che gli disse “La prossima volta, beviti una camomilla”. Pochi giorni dopo anche Ron fu ospite di Lucio. Stessa camera, stesso copione! Con l’aggiunta che, a suo dire, Ron aveva avvertito qualcosa di simile a colpi sul letto, senza che vi fosse nessun’altro nella stanza. Questi racconti indussero Lucio a pensare di avere la casa infestata da fantasmi, perché ogni suo ospite nella notte veniva a trovarsi in questa situazione.
Nei giorni seguenti l’emozione e il racconto della scoperta della daga lasciarono ben presto spazio all’inquietudine che quell’oggetto, unitamente alle esperienze notturne dei suoi ospiti, provocava in lui.

Si rivolse allora a Padre Michele Casali, decano della Basilica di San Domenico e suo consigliere spirituale e, spiegatigli i fatti, gli chiese se esistesse un esorcista “ghostbuster”. Fu deciso di interpellare un religioso di Pietramala, che si diceva avesse questa facoltà (Padre Umile). 
Ricordo che il giorno della venuta di questo religioso, Lucio mi chiese di presenziare. Non appena il religioso entrò nella casa, fu preso da un fortissimo tremore. Lucio e io lo rincuorammo. Ma lui subito disse che in quella casa c’era qualcosa che alterava il suo equilibrio. Dopo aver riflettuto, Lucio parlò della daga che stava appoggiata sul bordo del pozzo.
Cessato il tremito violento, il frate si fece accompagnare al pozzo.
Visto l’oggetto ci disse che questo aveva ucciso certamente molte persone in guerre lontane nel tempo e, presa la daga, disse a Lucio che l’avrebbe portata con sé a Pietramala, ma che la avrebbe restituita.
Mesi dopo la daga ritornò in Vicolo Mariscotti e di eventi strani non ne accaddero più. Tuttavia Lucio cominciò a pensare di cambiar casa e, fra serio e scherzoso, mi disse che in Inghilterra una casa con i fantasmi si vendeva a un prezzo doppio, aggiungendo “…e pensare che qui adesso del fantasma non c’è più neanche l’ombra!”.


In copertina: L’architetto Camerini con Lucio Dalla

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