Συνεργία, una parola magica per crescere

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Fusioni, accorpamenti e mescolanze sono di gran moda. Invocate come panacea di tutti i problemi, l’amalgama di interessi politici economici e finanziari sembra farla da padrone nel nostro Paese. Basta aprire i giornali per scoprire che i Comuni si fondono, le banche si accorpano e la politica si impasta ogni giorno di più. Qualche dubbio sulla bontà di questa tendenza tuttavia sorge spontaneo se, tanto per fare qualche esempio, guardiamo alle inchieste antitrust in corso alla Commissione europea sulla maxi fusione fra la Borsa di Londra e quella di Francoforte o all’esigenza del governo di costituire Commissioni d’inchiesta sul nostro malconcio sistema bancario. Anche le nostre materie d’elezione non sfuggono a questa new wave. La recente proposta di accorpamento delle Casse di previdenza all’esame della Commissione Bicamerale non può essere gestita in misure, come avviene per fusioni e accorpamenti, né cadere dall’alto, né essere imposta in modo dirigistico dall’esterno senza conoscere i reali ed effettivi meccanismi di funzionamento delle Casse. La strada da percorrere è altra e si chiama “sinergia”: “azione combinata e contemporanea, collaborazione, cooperazione di più elementi in una stessa attività, o per il raggiungimento di uno stesso scopo o risultato, che comporta un rendimento maggiore di quello ottenuto dai vari elementi separati”. Treccani docet. Sinergie, prima di tutto come percorso condiviso tra le Casse, dove ognuna conserva la propria identità, mantenendo la propria autonomia, anche alla luce di quelle specificità che caratterizzano ciascuna professione, per sfruttare al meglio le economie di scala. E sinergie, dunque, anche nello sviluppo del welfare e del sostegno alla libera professione, a vantaggio della qualità dei servizi e dell’adeguatezza delle prestazioni, in un contesto di economicità. La “parola magica” Inarcassa l’ha già messa in pratica. Prima con Geometri e Periti industriali per quanto riguarda le infrastrutture, poi, con Medici e Avvocati per investimenti comuni. Ora spetta alle altre Casse di Previdenza comprendere che bisogna puntare su un progetto unico, ad esempio nei servizi dedicati alla terza età. La media dell’aspettativa di vita si sta alzando talmente, che sarà sempre più necessario fornire assistenza con la Long term care e tutele sanitarie sempre più specifiche. Nel momento in cui vengono a mancare le principali funzioni di vita, infatti, non c’è distinzione fra un architetto, un notaio o un giornalista. La differenza sta nel proporre un pacchetto di servizi, dove i player – messi a competizione – riescano a coprire, invece che 170mila associati Inarcassa, la totalità dei professionisti iscritti alle Casse e, magari, le loro famiglie. A volte si è portati a pensare che la quantità implichi una perdita di qualità. Invece, in questo caso, la quantità rende le Casse un interlocutore privilegiato, che può dettare regole anche sulla qualità, indirizzate al raggiungimento dell’obiettivo, ossia la tutela degli iscritti. Questa deve essere la sfida da affrontare. Se vogliamo correre dobbiamo andare da soli, ma se vogliamo andare lontano dobbiamo farlo insieme. Spetterà alle istituzioni incoraggiare queste attività, entrando in sinergia con noi, non considerando più le attività di welfare border line rispetto a quelle previdenziali. Compito delle Casse è infatti provvedere alle varie esigenze degli associati con prestazioni assistenziali e a sostegno della professione, sviluppando progetti comuni. Compito della politica è invece favorire e creare le condizioni per agevolare le Casse in questo percorso, con vantaggi anche per la finanza pubblica e i conti dello Stato, che non dovrà sopportare il “peso” delle nostre categorie.

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