Nei luoghi del Bauhaus con la Fondazione e ALOA tra Weimar e Berlino
Si è svolto dal 19 al 22 luglio 2019 un viaggio di aggiornamento professionale nei luoghi sede della Bauhaus, organizzato dall’ Associazione Ludica Ordine Architetti Roma (ALOA) con la collaborazione della Fondazione Inarcassa. I partecipanti hanno visitato le città di Weimar, Dessau e Berlino. Il folto ed eterogeneo gruppo di viaggiatori era costituito sia da professionisti, provenienti da diversi ordini professionali (Roma, Milano, Padova e Siracusa), che da semplici cultori della disciplina architettonica che riconoscono nella Bauhaus e nella figura di Walter Gropius i fondamenti dell’architettura contemporanea. Tuttavia il gruppo, nella sua eterogeneità, ritrovava momenti di sintesi e d’attenzione nell’ascoltare i commenti dalla coordinatrice Emilia De Vivo, che in maniera efficace ed esauriente, commentava la visione delle varie architetture.
Giunti all’aeroporto Tegel di Berlino, con un pullman, i partecipanti sono stati trasferiti nella cittadina di Weimar per la visita alla sede storica del Bauhaus. Questa prima tappa è stata emozionante non tanto per la visione delle numerose stampe originarie dell’epoca che arricchivano i vasti corridoi della scuola, ma piuttosto per la possibilità di ammirare lo studio personale di Walter Gropius. In questo spazio il maestro, sfruttando la doppia altezza dell’ambiente e un gioco di aperture per l’accesso e creando arredamenti concreti e specifici per lo stesso ambiente studio, era riuscito a definire uno spazio ideale dentro lo spazio concreto dell’ambiente ufficio. Ha, in questo modo, posto le basi di una poetica progettuale (la scatola nella scatola) che sarà ampiamente sviluppata nelle tematiche proposte dal movimento moderno. Il giorno seguente i partecipanti hanno visitato varie strutture museografiche che nel loro insieme arricchiscono l’offerta culturale della cittadina di Weimar. Il gruppo ha prima visitato la Goethe Wohnhaus che, sita in pieno centro storico della cittadina tedesca, ripropone una fedele ricostruzione storica dell’abitazione del poeta, con una precisa ricostruzione planimetrica del Gran Tour in Italia.
La visita che ha suscitato maggiore interesse ha riguardato il nuovo Museo del Bauhaus, di recentissima realizzazione. Sin dalla sua inaugurazione, quest’opera ha provocato non poche polemiche legate alla sua tipologia e al rapporto con l’ambiente circostante. Il progetto che l’archistar berlinese Heike Hanada ha realizzato è un parallelepipedo di cemento grigio che, seguendo uno stile minimalista, permette all’interno la realizzazione sia di mostre temporanee, sia l’esposizione di una collezione permanente composta da oggetti di design, progetti, dipinti ed anche documenti d’archivio della stessa scuola. Le audioguide consentono di capire le origini del Bauhaus dal 1919, con il famoso Manifesto d’intenti scritto dallo stesso Walter Gropius. Ma il tutto resta freddo e anonimo, e sembra non partecipare alla vita ricca di esperienze e stati d’animo che gli studenti della Bauhaus di certo avevano.
Reichstag, Berlino
Conclusa la visita, il gruppo si è trasferito in pullman a Dessau. In questa cittadina la scuola del Bauhaus fu costretta ad emigrare nel 1925 da Weimar, dopo l’avvento del nazismo, e vi rimase sino al 1932. La scuola trasformò la cittadina in un autentico museo a cielo aperto di architetture contemporanee, facendola divenire uno dei principali luoghi di sperimentazione delle poetiche progettuali moderniste. Il complesso di edifici che costituiscono la scuola, pensati e realizzati in un’ottica modernista portata agli estremi, sono stati riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e da pochi anni sono tornati ad accogliere una scuola d’arte applicata di livello internazionale. I partecipanti hanno poi visitato le Case dei Maestri, costruite a poche decine di metri di distanza dal corpo edilizio della scuola, in una radura di pini. Questo piccolo complesso di costruzioni bianche è stato commissionato dalla città di Dessau e costruito contemporaneamente all’edificio del Bauhaus. In questi edifici, così come nella scuola, è evidente la poetica di Gropius: creare edifici organici nei quali lo sviluppo dimensionale fosse in stretta relazione con la dimensione abitativa della casa. Conclusa questa lunga e movimentata giornata di visite, in serata, i partecipanti sono stati trasferiti a Berlino.
Restando in tema di opere di maestri contemporanei, la prima visita a Berlino è stata dedicata all’area dello Hansaviertel. Il quartiere si compone di edifici di varia tipologia (case a torre, a stecca, a patio), che sono disposti liberamente nel verde del parco urbano. In posizione centrale si trovano vari servizi urbani come la stazione della metropolitana, una biblioteca, un teatro e spazi commerciali. Il progetto degli edifici fu affidato a famosi architetti, fra i quali Alvar Aalto, Walter Gropius, Le Corbusier e Oscar Niemeyer. Dal 1995 l’intero quartiere è stato posto sotto tutela monumentale; quasi a volerne rivendicare le chiare origini erudite dei maestri progettisti. Nel corso del tour i partecipanti hanno avuto modo di ammirare l’edificio del Kongresshalle che dal 1989 ospita la casa delle Culture nel Mondo. Nella costruzione trovano spazio eventi culturali vari e la sua forma aderisce pienamente ai canoni dell’architettura organica: per questo i berlinesi la chiamano l’ “Ostrica incinta”.
Proseguendo verso est, sulla Scheidemannstrasse, e costeggiando la Platz der Republik, si giunge all’imponente costruzione del Reichstag. L’edificio presenta una commistione di stili su cui domina l’ampliamento progettato tra il 1992 e il 1999 da Norman Foster. Nel suo intervento l’architetto britannico aggiunse una cupola in vetro a simboleggiare la trasparenza e l’apertura del nuovo corso della politica della Germania unita. Con la realizzazione di quest’intervento il cambiamento nell’immagine del monumento è stato totale. Non solo per l’aumento degli spazi destinati a varie funzioni sociali o politiche, o anche per il complesso sistema tecnologico contenuto nella grande sfera in vetro che garantisce l’efficienza energetica dell’intero edificio, ma soprattutto per il valore simbolico che lo stesso edificio conserva unitamente ad una vista panoramica sull’intera Berlino.
In prossimità del Reichstag sono realizzati due eleganti edifici che ospitano uffici del Parlamento. Sono il Paul-Lobe-Haus ed il Marie- Elisabeth Luders-Haus. Il valore simbolico dei due edifici è evidente: non solo per le ampie pareti vetrate che li caratterizzano, ma perché il ponte sulla Spree, che unisce i due edifici, è stato pensato proprio nel punto in cui correva il confine tra est e ovest valorizzandolo come forte segno simbolico di unione fra le due Germanie.
Proseguendo oltre il gruppo ha potuto ammirare la Porta di Brandeburgo che costituisce una sorta di quinta scenica, separando la parte storica della città dal Parco del Tiergarten. La stessa è ispirata ai Propilei dell’Acropoli di Atene ed è sormontata da una trabeazione sulla quale poggia la Quadriglia della Vittoria. Gli eventi che caratterizzano la sua storia attribuiscono un valore oggettivo alle forme architettoniche, finendo per diventare il simbolo della città e il baricentro politico-amministrativo di una metropoli multirazziale. Ma non solo questo evidenzia l’importanza del luogo: lo spazio urbano antistante, costituito dalla Pariser Platz, è un luogo urbano circondato da nuove architetture disegnate da firme internazionali che contribuiscono ad attribuire una ben determinata liricità all’area urbana. Fra le varie architetture ci sono l’American Embassy, dello studio americano Moore Ruble Yudell; l’Ambasciata di Francia con progetto di Christian de Portzamparc, l’Akademie der Kunste con la caratteristica facciata a vetri su cui si riflette il famoso Hotel Adlon, oggi tornato ai fasti originari.
A Berlino di certo non mancano i luoghi che raccontano le persecuzioni naziste contro gli ebrei. Uno di questi è il Monumento all’Olocausto, realizzato a ricordo degli ebrei europei vittime del nazismo. L’enorme distesa di blocchi di cemento scuro formano una sorta di concreto labirinto, tetro e severo, dove inoltrarsi costituisce un’esperienza dal forte valore umano. Il terreno ondulante muta di continuo inclinazione creando prospettive diverse in un paesaggio pur tuttavia monotono e ripetitivo.
Proseguendo la visita siamo entrati nel cuore artistico-culturale della città di Berlino, la Babelplatz; dove sono concentrati i maggiori monumenti presenti in città. I partecipanti hanno potuto ammirare la Versunkene Bibliothek, una sorta di biblioteca sprofondata nel suolo con una stanza bianca e scaffali vuoti. Il tutto a ricordare quel doloroso episodio del 1933 nel quale i nazisti bruciarono i libri non tedeschi conservati nelle biblioteche. Di certo anche in una veloce visita alla città di Berlino non poteva mancare una sosta ad Alexanderplatz. Raccontata in canzoni, romanzi e film la piazza più grande della città oggi appare come un vasto spiazzo urbano senza una qualità predominante. Anche dopo l’unificazione la piazza ha mantenuto quell’antico ruolo di polo per gli acquisti occasionali e giornalieri, che la fa diventare anche un momento sociale e popolare nel segno multietnico che caratterizza l’intera città. Il gruppo ha qui potuto ammirare e visitare il nuovo edificio che la completa e arricchisce: la James Simon Gallery. L’edificio, disegnato da David Chipperfield, è stato presentato lo scorso dicembre dalle maggiori autorità cittadine, ma sarà inaugurato ufficialmente solo nel 2019. L’edificio si presenta come un vero e proprio propileo contemporaneo ergendosi su uno zoccolo in pietra creando così una grande terrazza sul fiume Sprea. Il manufatto si prefigge, secondo la volontà del progettista, di riorganizzare le relazioni urbane e l’accessibilità dell’intera Isola dei Musei. Il linguaggio architettonico dello stesso edificio è severo e monumentale, adottando elementi già esistenti sull’Isola dei Musei. L’uso delle colonne stilizzate e slanciate, con l’imponente scalinata d’accesso fanno riferimento alle adiacenti opere di Schinkel e di altri architetti che hanno partecipato alla realizzazione della Museumsinsel.
Da non perdere, poi, è la visita al Museo Ebraico. Questo è il più grande presente in Europa ed è opera dall’architetto Daniel Libeskind. Al suo interno c’è una collezione permanente e svariate esposizioni temporanee che raccontano due millenni di storia degli ebrei in Germania. Il museo non ha un ingresso dalla strada, ma vi si accede da un edificio adiacente. Una scala e un sentiero sotterraneo collegano i due edifici, per simboleggiare che la storia ebraica e quella tedesca sono strettamente collegate fra di loro. Il percorso museografico sotterraneo è composto da tre corridoi che simboleggiano i diversi destini del popolo ebraico. Il primo è l’asse dell’Olocausto che conduce a una torre che è stata lasciata vuota e buia denominata Torre dell’Olocausto, una stretta e allungata finestra, posta in alto in posizione inaccessibile la illumina e vuole rappresentare la libertà. L’asse dell’Esilio conduce a un giardino quadrato esterno, denominato Giardino dell’Esilio, racchiuso fra 49 colonne con un fondo che rende instabile l’equilibrio del visitatore. In ultimo l’asse della continuità, collegato agli altri due corridoi, rappresenta il permanere degli ebrei in Germania nonostante l’Olocausto e l’Esilio. Questo asse conduce a una scala, che a sua volta conduce alla costruzione principale. L’entrata al museo è stata intenzionalmente resa difficile e lunga, per infondere nel visitatore le sensazioni di sfida e di difficoltà che sono elementi di distinzione della storia ebraica. Lo stesso visto dall’alto ha la forma simile ad una linea spezzata ed è interamente ricoperto da lastre di zinco. Le facciate sono attraversate da finestre molto sottili e allungate, più simili a squarci o ferite. In definitiva, l’edificio che ospita il museo si distingue notevolmente dalla tipologia solenne o comunicativa solita dei musei. Il linguaggio usato non risponde a nessun criterio di funzionalità poiché i principi seguiti per la progettazione sono stati quelli di raccontare la storia degli ebrei in Germania. L’edificio stesso può essere considerato un’opera d’arte poiché mescola architettura e scultura.
L’ultima giornata dedicata alla scoperta di Berlino è iniziata con la visita agli Hackesche Höfe. Questi cortili restaurati a fine degli anni ‘90 rappresentano il luogo più aggregativo della capitale tedesca. Sono un vivace mix di attività commerciali, uffici, abitazioni residenziali, luoghi di intrattenimento, gallerie d’arte, bei negozi, bar e ristoranti. La riunificazione ha stimolato la voglia della città di re-inventarsi, di tentare nuove strade e aprire le porte alla creatività estrema, al design d’avanguardia e a uno spirito imprenditoriale capace di coniugare vita e lifestyle.
I partecipanti al tour hanno anche visitato il Checkpoint Charlie. Nel vecchio punto di frontiera è sorto un moderno centro d’affari e sono solo le guide turistiche a ricordare un passato fatto di intrighi internazionali e inganni. È grazie a Renzo Piano se oggi la nuova Potsdamer Platz ha un aspetto più organico. L’architetto italiano è stato chiamato a coordinare gli interventi dell’area per darne un aspetto compiuto che rifugga dall’episodicità dei moderni interventi sulla città di Berlino. In quest’area un episodio qualificante è quello del Sony Center dove il grande complesso commerciale stupisce per l’originale copertura del cortile interno realizzata da lunghi pannelli che lasciano passare la luce naturale. In ultimo, il gruppo ha visitato la Biblioteca Nazionale di Berlino che costituisce una tra le più vaste biblioteche d’Europa con al proprio interno importanti istituti europei per la cultura.
Questa nuova collaborazione tra l’associazione ALOA, dell’Ordine degli Architetti di Roma e della Fondazione Inarcassa, potrebbe essere l’inizio di un processo organico che guardi all’organizzazione di nuovi viaggi di aggiornamento professionale, per una crescita oggettiva e interiore di tutti gli architetti e ingegneri liberi professionisti iscritti a Inarcassa. ■
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