Rimettiamo il progetto al centro!

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* Presidente ALA-Assoarchitetti e Ingegneri.

ALA, con le Associazioni degli architetti e degli ingegneri dell’Area Territorio e Ambiente di Confprofessioni, ha promosso il 23 maggio un incontro a Roma, per richiamare l’attenzione del mondo politico italiano e del Parlamento su alcune norme introdotte con il nuovo Codice dei Contratti, che hanno scardinato parametri fondamentali del quadro di riferimento che regola l’attività dei soggetti, che con differenti ruoli sono chiamati a programmare i processi, a redigere i progetti, a svolgere la direzione dei lavori. Queste norme devono essere oggetto di urgenti provvedimenti di sostanziale modificazione, poiché incidono in maniera fortemente negativa sulla qualità delle opere pubbliche.
Avevamo espresso questa linea più diffusamente, nel corso di una recente audizione parlamentare, della quale è disponibile il testo al link: https://www.assoarchitetti.it/ doc4053.php.
Abbiamo chiesto di modificare questa legge, non per mera difesa degli interessi pur sacrosanti dei progettisti, ma per quella dell’Italia, che s’identifica con la necessità di realizzare le opere pubbliche, grandi o piccole, sempre con elevata qualità e seguendo i principi di firmitas, utilitas, venustas di vitruviana memoria.
Il tema del convegno è stato quindi “Rimettiamo il progetto al centro”, perché il progetto da almeno 1.000 anni è l’unico strumento valutabile e condivisibile, in grado di prefigurare e far comprendere alla comunità quale sarà il risultato finale dell’intervento. 
È necessario quindi che il progetto torni a essere lo strumento di garanzia dell’interesse pubblico alla qualità dell’opera, in termini di efficienza, durabilità, economicità di realizzazione e di esercizio, ma anche di creazione di nuova bellezza. Tutti fattori che, incrementando il livello dei servizi offerti dalla collettività ai propri cittadini, creano il senso d’appartenenza e la partecipazione civica.
Dunque, il quadro di riferimento legislativo di un Paese evoluto come il nostro, per raggiungere questi risultati sociali deve incentivare la qualità e l’assoluta indipendenza del progetto, e quindi fissare alcuni punti fondamentali, tra i quali:
L’abbandono dell’appalto integrato. L’esigenza di realizzare rapidamente le opere pubbliche straordinarie ha indotto a reintrodurre nel Codice l’Appalto Integrato.
Ma questa formula - fino all’anno scorso addirittura vietata - instaura un insanabile conflitto d’interessi, perché consegna nelle mani dell’appaltatore la redazione del progetto esecutivo, elaborazione fondamentale per la qualità, durabilità, economicità d’esercizio dell’opera pubblica e che proprio per questi motivi deve essere eseguita da un progettista a ciò delegato per l’interesse pubblico. L’appaltatore invece, e legittimamente, è interessato prioritariamente al profitto aziendale.
La rivalutazione del ruolo del progettista. Il progettista e il direttore dei lavori dei nostri giorni, non sono soltanto tecnici genericamente in possesso di un’abilitazione, ma un’équipe interdisciplinare, guidata da un professionista capace di coordinare tematiche complesse, che deve mettere in sintonia la creatività, con gli aspetti tecnici, economici, sociali, ambientali, energetici, spaziali, paesaggistici, storici, artistici presenti in ogni realizzazione, filtrando il tutto con l’esperienza e la padronanza delle tecnologie e delle conoscenze più avanzate.
• È quindi evidente che il progettista e direttore dei lavori, così come non può dipendere dall’appaltatore, non può nemmeno essere l’ufficio tecnico interno alla Pubblica Amministrazione, che non possiede la struttura e i mezzi materiali e immateriali necessari per svolgerne il ruolo, anche in quanto deve assicurare altre essenziali funzioni di servizio, programmazione e controllo, che sono anch’esse in conflitto d’interessi con i ruoli di progettista e di direttore dei lavori.
Infine, un appunto non secondario agli incentivi alla velocità di redazione del progetto. Il progetto richiede capacità innovativa, ponderatezza, disponibilità al ripensamento e all’approfondimento. Non è quindi conveniente per la P.A. dare un valore premiante alla rapidità della redazione, che determina come minimo la standardizzazione del prodotto e riduce la sperimentazione.
È piuttosto utile che il Codice consenta alla P.A. committente di verificare che il progettista impieghi tutte le risorse necessarie a evitare ritardi ingiustificati.
ALA si sta impegnando, con le altre forze attive del sistema, per trovare i consensi necessari per far passare queste e altre linee di riforma.

 

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