L’Abbazia di Cerrate
Nasce tra gli uliveti e alberi da frutto. Luogo di leggende, persecuzioni, cristianità. È l’Abbazia di Cerrate, in Salento. Si dice che sia stata fondata dal re normanno Tancredi d’Altavilla dopo aver visto in quel luogo la Madonna intenta a inseguire una cerbiatta in una grotta. Sorta in prossimità della strada romana che univa le città di Brindisi, Lecce e Otranto, l’Abbazia viene nel tempo ampliata con stalle, case per i contadini, un pozzo, due frantoi e un mulino. Così diviene uno dei più importanti monasteri dell’Italia meridionale. Nel XVIII secolo entra in una fase di declino e abbandono in conseguenza del saccheggio dei pirati turchi nel 1711.
Dettaglio dell’abside centrale dell’Abbazia di Cerrate, Lecce – vista dal basso
Un primo intervento di restauro e recupero avviene nel 1965: la Provincia di Lecce affida i lavori di restauro all’architetto Franco Minissi. Dal 2012 l’Abbazia è affidata al Fai (Fondo ambiente italiano). Dopo un complesso intervento di restauro, la chiesa di Santa Maria è stata riaperta al culto, mentre il resto dell’Abbazia è nuovamente visitabile. I lavori all’interno della chiesa sono stati preceduti da ricerche scientifiche multidisciplinari, analisi storico-artistiche, archeologiche e d’archivio, con accurate indagini diagnostiche che hanno consentito di redigere il progetto d’intervento. Oggi l’Abbazia nel suo complesso rappresenta uno splendido esempio di architettura romanica pugliese impreziosita da importanti affreschi che ne fanno un unicum nel mondo bizantino con la sua tipica facciata a capanna impreziosita da un raffinato motivo di archetti pensili e alcuni altorilievi di sorprendente qualità che riproducono scene del Nuovo Testamento. A questa “meraviglia del sud” è dedicato il fil rouge fotografico di questo numero, con immagini realizzate dall’architetto Pasquale Fanelli.
Dettaglio dell’abside centrale dell’Abbazia di Cerrate, Lecce – vista dal basso
Un primo intervento di restauro e recupero avviene nel 1965: la Provincia di Lecce affida i lavori di restauro all’architetto Franco Minissi. Dal 2012 l’Abbazia è affidata al Fai (Fondo ambiente italiano). Dopo un complesso intervento di restauro, la chiesa di Santa Maria è stata riaperta al culto, mentre il resto dell’Abbazia è nuovamente visitabile. I lavori all’interno della chiesa sono stati preceduti da ricerche scientifiche multidisciplinari, analisi storico-artistiche, archeologiche e d’archivio, con accurate indagini diagnostiche che hanno consentito di redigere il progetto d’intervento. Oggi l’Abbazia nel suo complesso rappresenta uno splendido esempio di architettura romanica pugliese impreziosita da importanti affreschi che ne fanno un unicum nel mondo bizantino con la sua tipica facciata a capanna impreziosita da un raffinato motivo di archetti pensili e alcuni altorilievi di sorprendente qualità che riproducono scene del Nuovo Testamento. A questa “meraviglia del sud” è dedicato il fil rouge fotografico di questo numero, con immagini realizzate dall’architetto Pasquale Fanelli.
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