Ingegneri per una società aperta, sicura, innovativa

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Report dal 62° Congresso Nazionale Ingegneri

Nei giorni 28, 29, e 30 Giugno si è tenuto in Umbria, al Teatro “Lyrik” di Assisi, il 62° Congresso Nazionale Ordini Ingegneri D’Italia. Il fil rouge congressuale è stato ben rappresentato dallo slogan: CORRIAMO IL RISCHIO: Ingegneri per una società aperta, sicura, innovativa.

I temi trattati sono stati individuati in varie sessioni precongressuali e suddivisi in 5 moduli:

 
  • Formazione per la professione tra criticità e opportunità;
  • Politiche di prevenzione dal rischio: cultura, normativa, formazione, sussidiarietà;
  • Responsabilità e nuovo protagonismo dei professionisti nelle società del rischio e dell’incertezza;
  • Una nuova visione dell’organizzazione del lavoro professionale: rischi e opportunità;
  • Ordini professionali 2.0: la sfida dei profili professionali e delle attività non riservata.
 

Questi argomenti seguono l’onda lunga della Mozione finale approvata durante il precedente Congresso annuale di Palermo:indirizzare e specializzare il Congresso sempre più nel dibattito interno alla categoria, lasciando ad altri ambiti i momenti di confronto con l’esterno e la politica”.

In dettaglio si è evidenziato come la società contemporanea possa essere definita la “società del rischio” e come ormai l’incertezza condizioni pesantemente la vita delle persone, pertanto deve essere esaltata la capacità degli Ingegneri di comprendere, di governare il rischio e di operare in situazioni di emergenza, sia inteso come parte del bagaglio tecnico culturale che quale ruolo indispensabile nella gestione della sicurezza nazionale.

Tutto ciò presuppone il coraggio di mettersi in discussione, di impegnarsi in iniziative originali ed innovative, di formarsi continuamente e di intraprendere nuove strade rilevanti professionalmente: è necessario migliorarsi costantemente per svolgere il proprio ruolo al meglio, mettendosi in gioco e prendendo rischi, come professionisti e come Ordini, al fine di ben saper affrontare questo cambiamento e di coglierne le opportunità.

Il congresso si è quindi articolato in due giornate di introduzione, nelle quali sono stati trattati e approfonditi i cinque moduli sopra descritti, e una conclusiva, il venerdì, che è stata utilizzata per le conclusioni e la redazione e approvazione della mozione finale.

Tanti gli interventi sotto la conduzione del giornalista Andrea Pancani, di cui per necessità di sintesi riporteremo solo gli estratti più significativi tralasciandone gli altri non meno importanti.

Roberto Baliani, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Perugia organizzatore del Congresso, ha auspicato un significativo cambio di paradigma che rafforzi la fiducia in coloro che, per competenze e conoscenze, rivestono un ruolo di guida e di indirizzo nelle scelte politiche;

Giuseppe Santoro, Presidente Inarcassa, ha evidenziato le difficoltà del momento per i liberi professionisti e il periodo difficile che stanno attraversando le Casse di Previdenza;

Vanda Lanzafame, del Ministero dell’Istruzione, e Sauro Longhi, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, hanno approfondito le criticità e le opportunità della formazione professionale; Mauro Garimberti, ingegnere e Padre Custode del Sacro Convento di Assisi, ha parlato del rischio e della nostra preparazione ad affrontarlo con fiducia senza lasciarci spaventare.

Particolarmente significativo è stato l’intervento di Armando Zambrano, Presidente del C.N.I., che ha posto l’attenzione sui temi più cogenti: Come Rete abbiamo fatto un grande lavoro sulla prevenzione, in particolare del rischio sismico, sul codice appalti, ottenuto risultati importanti col Jobs Act Autonomi, tuttavia, lavorando ci siamo resi conto che oggi nemmeno la collaborazione all’attività di normazione svolta all’interno delle istituzioni è più sufficiente, dobbiamo riuscire ad aumentare il nostro peso e l’attenzione alle nostre proposte, coinvolgendo attorno alle nostre idee tutto il mondo del lavoro autonomo e professionale, sia per modificare il quadro normativo semplificando procedure e regole, sia assumendoci la responsabilità di svolgere attività sussidiarie allo Stato, che esso non riesce a svolgere, rallentando o impedendo addirittura gli investimenti”.

Zambrano non ha fatto mancare la riflessione critica su alcuni atteggiamenti ministeriali:L’attuale Ministro della Giustizia non ha affrontato temi importanti per le professioni, pur essendosi impegnato più volte in proposito. Eppure sul piatto ci sono questioni di vitale importanza per noi, quali ad esempio: i testi unici delle norme professionali; l’assicurazione professionale; le società tra professionisti e il loro complesso inquadramento fiscale; le società di ingegneria e il loro tentativo di operare nel mercato privato senza rispondere agli obblighi cui sono sottoposti i professionisti; il tirocinio e la riforma dell’esame di stato; la riforma dell’organizzazione territoriale e quella del sistema elettorale; l’equo compenso e i parametri di riferimento per i compensi delle prestazioni, legati a standard di qualità. Temi sui quali dovrebbe essere trainante anche rispetto ad altri ministeri.

Durante i lavori si è discusso di formazione professionale e della certificazione sulle competenze, della prevenzione del rischio e della necessità di migliorare la sicurezza in un paese devastato dalle calamità naturali come l’Italia, dell’individuazione delle priorità per combattere i rischi, del promuovere la cultura della sicurezza, attualizzare i piani di prevenzione e mitigazione del rischio sismico, di qualificare sempre di più professionalmente e promuovere il ruolo dei professionisti nella “società del rischio” anche quale supporto all’azione dello Stato, della necessità di una nuova visione dell’organizzazione del lavoro professionale, delle società tra professionisti e dello sviluppo degli studi professionali, del ruolo degli Ordini professionali che devono far sentire con maggiore forza la loro voce, anche magari mediante una riorganizzazione delle strutture ordinistiche classiche.

Tali temi si ritrovano negli intenti della mozione finale, insieme alle proposte della sempre più sentita necessità di un quadro normativo chiaro, soprattutto riguardo alle opere pubbliche e al controllo sui ribassi applicati negli appalti, alla istituzione ormai improrogabile del “fascicolo del fabbricato”, alla necessità di procedere alla determinazione dell’equo compenso legato a standard di qualità, soprattutto a tutela della committenza e del pubblico interesse.

Come è stato evidenziato, però, molte di queste proposte, senza il giusto interesse e impegno da parte della politica, rischiano di rimanere un contenitore vuoto; da qui la necessità di aggregarsi, di contare di più, di cercare sinergie con le altre professioni in modo da avere un maggior peso politico e governativo.

Appare emblematico l’intervento del prof. Salvatore Natoli dell’Università Bicocca di Milano che, nella sua lectio magistralis sul “buon uso del mondo”, ha affermato che il miglior funzionamento delle democrazie si ha quando le Lobby sono scoperte.

 

Ad ognuno la Sua riflessione.

 

 

 

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