I 100 anni della Professione di Architetto e Ingegnere in Italia

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Intervento di Alessandro Panci, presidente OAR. Casa dell’Architettura. Acquario Romano, Roma

Nel mese di giugno del 2023 ha compiuto 100 anni la legge che ha istituito la professione di Architetto e Ingegnere, in Italia (L. n. 1395 del 24/06/1923); gli Architetti si sono dati appuntamento alla Casa dell’Architettura di Roma presso l’Acquario Romano (sede dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia), per celebrare questa importante ricorrenza.
L’Ordine degli Architetti di Roma, in collaborazione con le Federazioni Regionali degli Ordini, ha organizzato una serie di eventi tra il 6 e il 15 giugno, a cui hanno partecipato decine di relatori, professionisti, rappresentanti delle istituzioni, personaggi della cultura, mondo delle professioni, esponenti politici, Associazioni, per riflettere sulla figura dell’Architetto e sul ruolo degli Ordini professionali e dei professionisti in Italia.
Negli ultimi decenni si è perso completamente, nell’opinione pubblica, il ruolo sociale dei professionisti nella società; gli Ordini nascono a tutela del cittadino per garantire la professionalità, la competenza, la diligenza e la deontologia dei propri iscritti, ma spesso vengono confusi con sindacati che devono tutelare il professionista. La ricorrenza dei 100 anni, in un momento particolare del nostro Paese, è l’occasione giusta per riscoprire il ruolo di noi professionisti nella società che, a partire dal decreto Monti in poi siamo stati confusi con le imprese, ignorando completamente lo spirito e il mandato dell’Architetto nella società. La committenza pubblica o privata che sia, viene garantita proprio dal sistema ordinistico che deve vigilare sull’operato dei professionisti garantendone l’indipendenza e la correttezza. In quest’ambito si inseriscono anche le Tariffe professionali che nascono proprio per garantire al cittadino un adeguato livello di qualità delle attività professionali svolte.
Nelle giornate di celebrazione dei 100 anni presso la Casa dell’Architettura di Roma sono stati affrontati diversi temi. Nel primo incontro il tema dell’accessibilità e delle barriere architettoniche, è intervenuta la ministra per le disabilità Alessandra Locatelli che ha sottolineato che bisogna interrogarsi sulle reali possibilità che le persone hanno di muoversi autonomamente e godere degli spazi in cui fanno ingresso, e questo indipendentemente dal tipo di disabilità fisica, sensoriale o intellettiva. In questo processo il ruolo dell’Architetto è di grande rilievo e si concretizza nel plasmare i luoghi del vivere.
Nella seconda giornata, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle Federazioni regionali degli Architetti di Italia, si è rivendicato il ruolo sociale dell’Architetto per essere protagonisti delle grandi sfide. Nel corso della giornata è intervenuto il ministro Matteo Salvini che ha invitato gli Architetti al ministero per discutere del nuovo Testo Unico dell’edilizia che vedrà la luce a breve; a seguire è intervenuto il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici Gerardo Villanacci che ha evidenziato che la funzione della cultura non può essere solo, come è successo in passato, quella di tutelare meramente il nostro patrimonio, sarebbe regressiva come posizione, ma anche promuovere il nostro patrimonio senza avere paura che questo implichi una maggiore e più attuale rivisitazione delle disposizioni. L’Assessore al patrimonio di Roma Capitale Tobia Zevi ha invitato ad estendere la procedura del concorso anche da parte dei privati nelle opere di urbanizzazione a scomputo.

100 anni di professione. Casa dell’Architettura. Acquario Romano, Roma

Nella seconda parte della giornata sono intervenuti l’onorevole Federico Mollicone presidente della commissione Cultura della Camera, che ha sottolineato l’importanza di intervenire nei luoghi urbani con nuovi modelli per ridurre le emissioni inquinanti, il presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Rieti Fabrizio Miluzzo ha evidenziato come la bellezza dei luoghi in cui viviamo dipende dalla qualità del progetto, dalla capacità che lo stesso ha di valutare che tipo di relazione deve avere il contorno urbano e naturale. Il presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Frosinone Marcello Coppo ha ricordato come la complessità delle norme rende spesso inefficace la nostra azione e capacità operativa, Marina Giorgi della Federazione regionale Ordini Architetti Friuli-Venezia Giulia ha criticato il nuovo Codice degli Appalti dove la parola qualità non compare mai, Viviana Caravaggi della Federazione Regionale Ordini Architetti delle Marche ha evidenziato come la transizione digitale e la transizione ecologica siano temi fondamentali da affrontare per riconquistare il ruolo che ci compete.
Roberto Beraldo della federazione regionale Ordini degli architetti del Veneto ha invitato a riflettere su una professione che si è evoluta nel tempo con un approccio sempre più multidisciplinare, ma che non cambia l’importanza e il valore del progetto che cambia la vita dei cittadini, delle persone e tramuta in forma, spazi, materiali, edifici, le aspettative della società civile. Gian Luca Perinotto della Consulta Regionale Lombarda Ordini ha sottolineato il tema della rigenerazione urbana come una delle questioni più importanti da affrontare con maggior impegno come in altri Paesi.
Nella terza giornata si è parlato di un manifesto per la salvaguardia dell’Architettura e degli Archivi del ‘900 ricordando il maestro Paolo Portoghesi scomparso pochi giorni prima (sarebbe dovuto intervenire con una lecture).
Franco Purini ha ricordato il maestro con il suo insegnamento, le sue opere e i suoi scritti, invocando un giusto seguito del suo lascito nella cultura nazionale. Paolo Verdeschi della commissione 900 OAR ha ricordato che Portoghesi iniziò a insegnare alla Facoltà di Architettura di Roma Letteratura italiana.
Nella quarta giornata si è affrontato il tema dei giovani, del mercato e dell’equo compenso, si è aperto un confronto tra le professioni per incidere sul prossimo futuro. La mattina si è aperta la giornata con una tavola rotonda molto interessante e stimolante con tutti i Presidenti delle professioni di architetto, ingegnere, geometra, geologo, giornalista, commercialista, avvocato e periti di Roma.

100 anni di professione. Casa dell’Architettura. Acquario Romano, Roma
Tavola rotonda con i decani dell’Ordine. Casa dell’Architettura. Acquario Romano, Roma

Ha cominciato il presidente degli Architetti di Roma Alessandro Panci che ha sottolineato che dobbiamo fare in modo che emergano le buone pratiche, non dobbiamo pertanto essere autoreferenziali, ma aprire un dialogo culturale che riesca a ricucire quello strappo che notiamo tra i cittadini e i professionisti; ha proseguito introducendo la tavola rotonda puntando l’attenzione sull’opera d’ingegno che è alla base della nostra professione.
Se guardiamo all’etimologia della parola professione, questa deriva dal latino “professio”, che deriva da “profiteri” (dichiarare apertamente). Una parola che racchiude l’essenza del ruolo del professionista: dobbiamo esprimere il nostro pensiero e proferire, ossia dare manifestazione del nostro pensiero nell’interesse della collettività, in maniera libera ed indipendente senza condizionamenti. Massimo Cerri presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma ha ribadito che nel disegnare il futuro gli architetti e gli ingegneri hanno sicuramente qualità congiunte e vincenti: la creatività, la capacità di relazione con il sociale, e certamente le competenze e le conoscenze tecniche necessarie. Paolo Nesta presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma ha dichiarato che attualmente c’è una negazione del ruolo sociale del libero professionista.
I cittadini non percepiscono l’importanza dell’attività svolta da noi professionisti e non si rendono conto che siamo il tramite tra il cittadino e le istituzioni. Non esiste un ambito culturale, sociale, economico, dove non operi il libero professionista che mette a disposizione le sue competenze, le sue abilità, per risolvere i problemi. E non se ne rendono conto nemmeno i nostri politici. Guido D’Ubaldo presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio ha sottolineato che le scuole di giornalismo rischiano di formare giovani che rimarranno disoccupati. Tutto ciò va combattuto per restituire ai giovani la possibilità di credere nella professione. Giovanni Battista Calì presidente dell’Ordine Dottori commercialisti ed Esperti contabili di Roma ha proposto che la soluzione va trovata non solo all’esterno, ma anche in casa: la politica ti ascolta se hai l’autorevolezza per farti ascoltare, se sai negoziare e non urlare in piazza con il forcone. Dobbiamo essere autorevoli, in modo da essere ascoltati.
La giornata è continuata con la presentazione di due invenzioni di un architetto e di un ingegnere che hanno presentato il loro brevetto a riconferma del ruolo centrale dei professionisti.

Nella parte finale della giornata l’Ordine degli Architetti di Roma ha celebrato la sua storia con tutti gli ex Presidenti ancora in vita che hanno raccontato la loro esperienza alla guida dell’Ordine della Capitale, tra cui Amedeo Schiattarella che ha ricordato: “quando io fui convolto da Renata Bizzotto, insistei molto su questo tema della Casa dell’Architettura perché ritenevo che l’Ordine professionale, per poter svolgere la sua funzione di organismo a garanzia della comunità, avesse bisogno di una cassa di risonanza importante. Questo perché gli Ordini professionali, purtroppo, contavano pochissimo”. A concludere la giornata sono stati i tre dei protagonisti del prossimo volume “50 anni di professione” che l’OAR dedica ai suoi iscritti decani: Gianni Ascarelli, Edoardo Monaco e Alessandra Muntoni che hanno raccontato il lavoro portato avanti con i loro studi in un’appassionata e incessante attività di ricerca volta all’innovazione.
Le giornate sono state molto stimolanti per confrontarsi con le altre professioni, molto utili per sensibilizzare la politica sul ruolo sociale dei professionisti in Italia, costruttive per il confronto che si è avviato con gli Ordini di tutta Italia, nella speranza di fare rete, di fare squadra nell’interesse collettivo per riappropriarci del ruolo che ci compete.

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