“È ora di favorire la progettazione e rilanciare gli investimenti nel campo delle infrastrutture”

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Il presidente di Fondazione Inarcassa intervista il sottosegretario al MIT Margiotta su equo compenso e sicurezza sismica

Dai dati OICE 2019 emerge, rispetto al 2018, un quadro negativo del mercato dei bandi di sola progettazione, con un calo del 6,5% del numero complessivo e del 7% in valore economico. Cresce, invece, il mercato di tutti i servizi di ingegneria e architettura. Sempre dalla ricerca OICE emerge che i ribassi medi con cui le gare vengono aggiudicate sono ancora troppo alti: nel 2018 era al 40,9%, nel 2019 al 38,8% (“Gare di ingegneria e architettura: 2019 in calo e ribassi medi sempre troppo alti”, da www.lavoripubblici. it , consultato il 15 gennaio 2020). La progettazione rappresenta uno dei tasselli di riferimento per il comparto dell’edilizia, che stenta ad uscire da una crisi ancora profonda. La categoria degli architetti e ingegneri liberi professionisti continua pertanto a soffrire, tanto che negli ultimi dieci anni si è registrato un calo dei redditi del 33,9%, sono stati polverizzati circa 600mila posti di lavoro e 120mila aziende sono state costrette a chiudere, portando l’intera filiera delle costruzioni a costituire solo il 17% del PIL rispetto al 29% dei livelli pre-crisi. Il nuovo esecutivo ha indicato i Lavori Pubblici come centrali nell’agenda di governo.
 
Sottosegretario Salvatore Margiotta, quali sono i prossimi passi da compiere in questa direzione?
“Nel Codice Appalti, che abbiamo ereditato, il concetto della progettazione era ben sostenuto. Dico era poiché, con il provvedimento cosiddetto ‘Sblocca cantieri’, ne è stata notevolmente attenuata la portata mentre la progettazione non solo rappresentava un’impostazione virtuosa del ‘Codice’, ma resta, tuttora, uno strumento fondamentale che bisogna continuare a difendere e sviluppare. Anche nel Regolamento dovremmo provare a ribadire il più possibile la sua centralità. Va inoltre tenuta seriamente in conto la questione legata ai ribassi eccessivamente elevati. Sarebbe quindi opportuno intervenire nei bandi per dosare meglio il punteggio in merito all’offerta tecnica e a quella economica, altrimenti ci si può aggiudicare una commessa che non comporta guadagno ma, al limite, compensa solo la spesa, producendo, inoltre, una progettazione di scarso livello”.
 
La Fondazione Inarcassa ha aperto una linea di dialogo ad ogni livello istituzionale per definire un complesso di norme omogeneo e chiaro in grado di regolare la delicata materia dei Lavori Pubblici mentre negli ultimi 25 anni abbiamo assistito a una lunga sequenza di provvedimenti legislativi, tra cui, lo ‘Sblocca cantieri’. Possiamo pertanto affermare che quella percorsa sia la strada giusta?
“Siamo in presenza di due capisaldi relativi alla regolazione del sistema degli appalti: il primo, da me sostenuto, è il Codice Appalti, che ha molte luci e qualche ombra, il secondo è lo ‘Sblocca cantieri’, cui mi sono opposto - ma che ho contribuito a migliorare in Commissione, insieme ad altri consiglieri, soprattutto i rappresentanti del Movimento 5Stelle Patuanelli e Santillo. A questo fa riferimento il Regolamento, mentre, contemporaneamente, rimane in vita il Codice. Il rischio di qualche contraddizione esiste, ma stiamo affrontando la questione. Siamo convinti che si possano prevedere ulteriori interventi legislativi sul Codice, non riuscendo a risolvere ogni questione con il Regolamento. Quindi, piuttosto che redigere un nuovo Codice, per il quale sarebbero necessari tempi lunghi che il settore non può attendere, la nostra idea è quella di intervenire con un provvedimento legislativo su alcuni punti del Codice attuale, migliorandone le procedure e rendendo il complesso di norme più snello. Aggiungo che c’è straordinario bisogno di far partire i lavori pubblici per le infrastrutture, il cui sviluppo gioca un ruolo determinante anche nella crescita del Pil, in sofferenza da troppo tempo”.
 
In merito al Regolamento, come Fondazione Inarcassa abbiamo compreso che il modo migliore per tutelare gli interessi di categoria sia quello di condividere con gli altri stakeholder le proprie esperienze e contributi, offrendo una nostra visione comune alla Commissione. Allo stesso tempo abbiamo dato vita ad un metodo di lavoro collegiale su un tema centrale per il Paese, il rilancio dei lavori pubblici. Si tratta di un metodo replicabile?
“Certamente sì. Il principio della condivisione rappresenta una novità molto significativa. Con il nuovo governo, appena insediati, ci eravamo trovati un gruppo di lavoro ministeriale coordinato dai nostri uffici con la partecipazione di esperti che avevano acquisito i punti di vista degli operatori del settore. Un quadro ritenuto tuttavia insufficiente. È stata allora nominata l’Alta Commissione presieduta da Raffaele Greco, composta da giuristi, cui abbiamo chiesto di convocare un ciclo di audizioni con gli stakeholder. Ma la novità reale risiede piuttosto in questo sforzo di coordinamento compiuto dai diversi soggetti interessati, così da poter avanzare una proposta organica in sintonia e non in contrasto tra le parti. La proposta sarà vagliata dalla Commissione che ne valuterà la portata, cercando di farne il più possibile tesoro”.
 
Centrale, in questi anni, per i professionisti, è stato il tema dell’equo compenso, che deve essere commisurato al lavoro svolto. Una sentenza del Consiglio di Stato ha portato, qualche anno fa, Inarcassa, la sua Fondazione e la Rete Professioni Tecniche a realizzare una campagna nazionale #sevalgo1euro, per ribadire che tutti i lavoratori devono essere retribuiti in modo proporzionato. Da allora, Fondazione Inarcassa ha anche stimolato le regioni italiane a dotarsi di una legge sull’equo compenso. Ora è il momento di una legge nazionale che regoli in maniera inequivocabile la materia, dando sostanza alla norma di principio introdotta dalla Legge di bilancio 2018.
“Proprio con la Legge di bilancio 2018 abbiamo cercato di mettere un punto importante sulla materia. Si è trattato certamente di un primo significativo passo, ma il testo resta chiaramente insufficiente. Pertanto, sarebbe importante trasformare il principio ribadito nella Legge di Bilancio in una legislazione più puntuale e corretta. Ricordo, a questo proposito, una battuta: c’è chi fa finta che la questione equo compenso non esista perché, se il compenso è zero, a quel punto non c’è neanche da chiedersi se sia equo oppure no”.
 
Lo scorso autunno lei era presente a Potenza nell’ambito della seconda Giornata Nazionale della prevenzione Sismica che si propone di 
sensibilizzare direttamente il cittadino, informandolo sui rischi connessi agli eventi sismici e sulle agevolazioni fiscali previste per gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio edilizio. Non ritiene sia il momento di rendere stabile lo strumento del sisma bonus? 
“Va riconosciuto a Fondazione Inarcassa di aver svolto un grande lavoro proprio intorno al sisma bonus, strumento importante per un Paese come l’Italia. Il sisma bonus è necessario per affrontare efficacemente la messa in sicurezza degli edifici e delle infrastrutture, per quanto non sia ancora sfruttato come si dovrebbe. Questa sottoutilizzazione ha una duplice origine: innanzitutto la sua non elevata conoscenza da parte della popolazione, e da questo punto di vista l’attività di Fondazione Inarcassa è davvero pregevole. Poi c’è la necessità di procedere con un ulteriore intervento legislativo, in grado di migliorarne le possibilità di utilizzo, sia da parte dei soggetti privati sia degli operatori coinvolti nella sua gestione, come i progettisti o le imprese. In questo senso, qualche correttivo nella precedente Legge di Bilancio è stato apportato, ma siamo in progress. Voi di Fondazione Inarcassa, ad esempio, state lavorando con alcuni parlamentari per la presentazione di emendamenti al Milleproroghe che il Mit valuterà con molta attenzione. Se riuscissimo a rendere maggiormente fruibile il sisma bonus attraverso questo provvedimento avremmo ottenuto davvero un buon risultato”.

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