Incontrando Patty Pravo

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Non so dimenticare un tempo lontano, forse era il 1965 o ’66, quando ero a Roma con una zia creatrice di moda, che assieme allo stilista Paco Rabanne, aveva appena lanciato la mitica moda delle grandi paillettes metalliche, delle tuniche realizzate con medaglie di plastica unite fra loro, delle sfaccettature d’oro e d’argento di placchette leggerissime che, tenute insieme dal filo della maglia, rimandavano l’immagine di cavalieri medioevali o di siderali guerrieri dello spazio. Quel giorno, nei pressi del Piper Club, la storica discoteca allora molto gettonata, la mia mitica zia (Delfa) era attesa, con la sua collezione, da una Patty Pravo ancora all’inizio della carriera. Per lei era stato creato un “pigiama palazzo” interamente realizzato con paillettes simili a scaglie d’oro.
A questo punto è ben chiaro il motivo per cui accompagnavo la mia zia... Patty era splendida! Ma non avrei mai immaginato di incontrarla nuovamente nella mia vita per motivi di lavoro.
In quell’occasione ebbi modo di conoscere anche l’Equipe ’84, i cui componenti viaggiavano allora a bordo di una Roll’s Royce, guidata dal piccolo Alfio Cantarella, ma questa è un’altra storia!
Tornato dagli amici di ogni giorno, mi pavoneggiavo per questi incontri a cui nessuno voleva credere! Nicoletta Strambelli era nata a Venezia nel 1948.
Manifestando fin da bambina una grande predisposizione per la musica e la danza, la nonna, alla quale la bambina era affidata, la iscrisse a corsi d pianoforte e di danza.
Il passo successivo fu l’iscrizione al Conservatorio Benedetto Marcello, nel grandioso palazzo Pisani di Santo Stefano a Venezia, il cui nucleo originario era stato eretto nei primi decenni del 1600 dalla ricchissima e nobile Famiglia Pisani, che nel tempo ne accrebbe gli spazi e i decori ampliandolo sempre di più verso il Canal Grande.
Nel 1816 la famiglia Pisani, ormai in declino, vendette la maggior parte delle opere d’arte (dipinti dei grandi maestri veneti del ‘500: Tiziano, Tintoretto, Paolo Veronese) e fra la fine del 1800 e il 1920 il Comune ne entrò in pieno possesso, destinandola poi a Conservatorio Musicale.
Mi piace pensare a una piccola Nicoletta Strambelli, non ancora Patty Pravo, ma forse già giovanissima anticonformista, che segue le lezioni di musica in quegli spazi aulici, un tempo frequentati da gentiluomini imparruccati e frivole dame.
Terminati gli studi, dopo un breve soggiorno a Londra, si trasferì a Roma, dove frequentò i più gettonati club della città e al Piper Club diventò “Patty Pravo”.
Forse fu proprio la sua personalità anticonformista e “ribelle” a suggerirne il nuovo cognome ispirato alle letture dantesche: nel II canto dell’Inferno il traghettatore Caronte esorta le “anime prave” (anime malvagie). Il Piper Club era il locale più all’avanguardia in Italia, il locale dove nacque la beat generation musicale italiana, dove si viveva il fermento dell’epoca e la musica leggera italiana imparava ad assumere un linguaggio più attuale e internazionale. Lì si esibivano per le prime volte in Italia gruppi musicali stranieri come i Rolling Stones (1968), i Pink Floyd e un Jimi Hendrix giovanissimo e giovani interpreti, cantanti italiani che sarebbero poi divenuti famosi: i Dik Dik, Fred Bongusto, Caterina Caselli, Rita Pavone, poi Mia Martini, Renato Zero, Mina e tanti altri. Patty Pravo divenne allora “la ragazza del Piper” e su quel palcoscenico maturò l’artista che era in lei e che aveva esordito con un brano del 1966 “Ragazzo Triste”, cover di “But You’re Mine” cantata dal duo Sonny & Cher, con testo italiano di Gianni Boncompagni e che la portò subito ad una grande notorietà. Nel 1968, con il brano “La bambola”, composta da Franco Migliacci con Zambrini e Cini, vendette 9 milioni di copie. Le sue esibizioni al Piper la fecero conoscere non solo a Boncompagni, ma a Tenco, Arbore e Crocetta, uno dei proprietari del locale, che divenne poi suo manager.
 

 
Reincontrai Patty Pravo nel 1972, quando fui incaricato del progetto di un locale “Il Nuovo Mondo”. Mi impegnai molto adeguando ai tempi nuovi arredo e sistema luci.
Per l’inaugurazione l’ospite d’onore fu pro prio Patty Pravo, non più ragazza del Piper, ma elegante e raffinata interprete e icona della musica leggera. Ricevetti da lei molti complimenti e soddisfazioni per il mio lavoro e in particolare proprio per quelle luci che erano riuscite a creare per lei effetti e atmosfere speciali.
Raccoglieva intanto grandi successi in Italia e nel mondo, con canzoni come Pazza Idea o A modo mio (reinterpretando la celeberrima My Way di Sinatra). Partecipò a coreografie ideate da Don Lurio e Franco Miseria, a spettacoli televisivi e lunghe tournèe all’estero.
Per la cantante sempre multiforme, seguì un ritorno al pop e al rock.
Si ripropose eccentrica e trasgressiva, shockando il pubblico quando, durante un concerto, si aprì la giacca mostrando il seno nudo sul quale era disegnato un grande punto interrogativo, oppure quando, al Palasport di Bologna, in stato di alterazione causata da alcune modifiche del palinsesto, scagliò il microfono contro Il direttore di un settimanale di musica, inveì pesantemente contro il pubblico e in seguito all’intervento dei carabinieri fu denunciata per turpiloquio!
La vita professionale così movimentata si accompagnava ad una altrettanto movimentata vita personale e sentimentale: molti amori, molti mariti, molti viaggi, l’uso di droghe che la portò anche una brevissima e forse non giustificata detenzione!
Seguirono molti viaggi, soggiorni negli USA e un lungo periodo di silenzio.
Rientrata in Italia, ritrovò il successo nel 1997 con la canzone “E dimmi che non vuoi morire” composta per lei da Vasco Rossi con le musiche di Gaetano Curreri e Roberto Ferri.
Il pezzo, presentato al Festival di Sanremo ottenne il premio della critica “Mia Martini” e quello per la miglior musica.
Proprio in quell’anno e proprio nello studio di Vasco rincontrai, non senza emozione, quella Patty Pravo che tanti anni prima aveva tenuto a battesimo uno dei miei primi lavori!
L’incontro che Vasco aveva maliziosamente predisposto per farmi rincontrare Patty Pravo fu un ritorno al passato e per me fu, grazie a Vasco, un modo per riviverlo con lei!
 



Foto concesse a Vittorio Camerini da Vasco Rossi

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