Il Codice dei Contratti è uno strumento inappropriato. L’occasione e i limiti del Correttivo 2025

Esempio di questo atteggiamento è la limitazione della validità nel tempo delle esperienze professionali, che invece appartengono all’intera carriera del professionista e che il Codice riduce soltanto a tre o cinque anni, evidentemente intendendole come caratteristiche organizzative anziché personali e culturali. Siamo quindi convinti che la vera battaglia che dovremo nel breve affrontare sia quella di chiedere un codice dell’architettura e dell’ingegneria separato e diverso da quello che regola gli appalti delle opere, anche perché il sistema vigente in Italia, dove sostanzialmente non si bandiscono i concorsi di progettazione, andrà altrimenti in modo sempre più accelerato verso gli appalti integrati e verso formule aggregative di engineering, che sono imprese commerciali più che professionali.
È quindi sì necessario che tutte le rappresentanze dell’architettura e dell’ingegneria s’impegnino per ottenere, nel corso della discussione del correttivo, emendamenti significativi per quanto riguarda i temi urgenti affrontabili: l’equo compenso senza sconti, l’innalzamento della soglia per l’appalto integrato, la limitazione degli accordi quadro, il riconoscimento del ruolo dei liberi professionisti nella direzione dei lavori e nei collaudi, l’aumento dell’arco temporale di validità dei requisiti, una ragionevole attribuzione delle responsabilità ai progettisti esterni alla PA, il ritorno a tre livelli di progettazione.
Ma è bene che tutte abbiano la consapevolezza che nel breve dovranno affrontare assieme il problema nella sua drammatica consistenza, che si concretizza ad esempio negli allegati 1.7 e 1.9 al Codice, che richiedono una completa riscrittura, all’interno di un codice riservato soltanto alle attività di progettazione e di direzione dei lavori. ■
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