Quel panificio austro-ungarico divenuto centro universitario

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La Provianda di Santa Marta a Verona è stata recuperata. "Qui passato e presente non sono antitetici ma complementari"

Si è chiusa a dicembre a Verona Santa Marta. Storie e percorsi in Mostra, un’esposizione che per otto mesi, attraverso visite guidate, ha permesso a molti appassionati di archeologia industriale di scoprire alcuni spazi significativi, in particolare la Biblioteca, nel rinnovato edificio della Provianda. Il complesso architettonico oggi recuperato fu nell’Ottocento un panificio dell’esercito austriaco, nel Novecento la caserma “Passalacqua” dell’esercito italiano, e ora, a partire dal 2009, ospita il Dipartimento di Economia dell’Università di Verona, con aule ai piani inferiori, spazi per i docenti ai livelli superiori e una biblioteca con 200 mila volumi nel maestoso sottotetto.

 

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Vincitore nel 2015 della Medaglia d’oro all’Architettura italiana per il triennio 2013-2015 il recupero della Provianda di Santa Marta simboleggia oggi la volontà della comunità universitaria di condividere con la città nuovi spazi. Ma il premio è stato un riconoscimento importante anche per la storia del recupero in Italia, dove spesso questi sono lavori che non vengono considerati abbastanza dignitosi da essere definiti architettura.

«Se è vero – si legge nella motivazione – che l’intervento sull’esistente sarà sempre più, almeno in Europa, il terreno principale su cui sviluppare il progetto architettonico e se è vero che in Europa l’esistente comprende in sé un grande patrimonio storico, allora questo edificio costituisce un insegnamento di come passato e presente non siano antitetici, in architettura, ma complementari».

Il complesso originario fu progettato e realizzato negli anni ’60 del secolo XIX dalla Genie Direction austriaca di stanza a Verona ed era destinato alla produzione di pane e gallette, al deposito e all'amministrazione di altri generi di sussistenza. Continuò ad essere non fruibile dai civili anche per tutto il ’900 quando era ancora un edificio militare dell’esercito italiano. Nel 2001 l’allora ministro della Difesa, Sergio Mattarella, decise di firmarne la cessione al Comune di Verona, che destinò gli edifici all’Università. La Provianda è stato l’ultimo edificio recuperato nel 2015, dopo 14 anni di lavori, dopo che nel 2009 erano terminati i lavori per il recupero del Silos di Ponente, destinato subito alla didattica.

“È bello pensare – disse l’ex premier Romano Prodi a margine dell’inaugurazione, nel dicembre del 2015 – che in una struttura nata per realizzare il pane per un intero esercito, oggi crescano i saperi».

«Non si tratta di un restauro o un rifacimento – sottolineò il rettore, Nicola Sartor, in quell’occasione – ma di un recupero integrale: la struttura è quella costruita 150 anni fa dagli architetti austro-ungarici. Su un pilastro di marmo rosso veronese, posto nell'androne del panificio, sono incisi i loro nomi: Andreas Ritter Tunkler, Ferdinandus Artmann, Antonius Baredi Rainer, autori di un complesso in cui alla solidità della struttura, adatta ai carichi dei magazzini, si univa la flessibilità d'uso e di organizzazione dello spazio interno. Del resto il tenente colonnello Tunkler, era noto in Europa per le sue pubblicazioni di scienza delle fortificazioni e per l'attività di insegnamento all'Accademia del Genio di Kloster Bruck; il capitano Artmann era un esperto di tecnologia della sussistenza, della produzione e conservazione alimentare e Rainer era ben noto per l'ampliamento di Porta Vescovo, negli anni 1862-1863.

Filologicamente corretto, quindi, che anche per la Provianda, come già per il vicino Silos di Ponente, le mura perimetrali siano rimaste quelle originali, con la pietra a vista, anche se sono stati introdotti nuovi elementi funzionali come l’impianto geotermico, con dodici chilometri di sonde che usano l’acqua nel sottosuolo per riscaldare d’inverno e raffreddare d’estate. Nella nuova biblioteca, implementata con i libri provenienti da sette ex strutture di dipartimento e dalla biblioteca centrale d’ateneo, sono stati allestiti oltre trecento posti a sedere e 32 postazioni con computer per le ricerche bibliografiche.

 
Le illustrazioni di questo numero sono state gentilmente fornite dall'ing. Zocca

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