Internazionalizzazione: nuove strade per lo sviluppo professionale

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Dalla Fondazione Inarcassa un programma strutturato per preparare ingegneri e architetti a competere nei mercati esteri

La crescente apertura dei mercati europei e internazionali determinerà l’incremento della mobilità degli operatori professionali nei diversi Paesi. Questa dinamica, di norma portatrice di ricadute positive quali l’aumento della concorrenza, la crescita della capacità di competere degli operatori e il miglioramento della qualità dei prodotti, in Italia rischia di aggravare la già difficile condizione degli ingegneri e architetti liberi professionisti.

Nel nostro Paese, infatti, siamo costretti a competere in un mercato ormai saturo, che produce compensi sempre più bassi e mortifica la volontà di strutturarsi, di accrescere le conoscenze, di acquisire capacità e di generare innovazione. Uscire da questa dinamica negativa è determinante per assicurare lo sviluppo professionale e il mantenimento della qualità della progettazione italiana. Una delle strade da percorrere per invertire questa tendenza è proprio quella dell’internazionalizzazione.

Negli ultimi anni, questo tema è stato affrontato sia a livello governativo che associazionistico, ma i risultati per i liberi professionisti sono a tutt’oggi poco apprezzabili se confrontati con le aspettative e il fabbisogno. Inoltre nell’esperienza concreta, questi pochi risultati derivano principalmente da azioni del singolo e non di sistema.

L’analisi dei dati dell’Istat fa emergere come l’interscambio dei servizi di architettura, di ingegneria e di altri servizi tecnici nel 2014 è stato di circa 5 miliardi di euro, con un saldo positivo (sul fronte crediti) di soli 17 milioni di euro. Si evidenzia una differenza significativa tra servizi di architettura (che appaiono comunque residuali) con saldo negativo di 35 milioni e quelli di ingegneria con saldo positivo di 446 milioni. Va precisato che la stragrande maggioranza di questi numeri, che mettono in evidenza come importiamo più attività professionale di quanta non ne esportiamo, sono frutto dell’attività di società di ingegneria e non di liberi professionisti.

Allora ci si può domandare: come si deve affrontare il tema e quali azioni occorre mettere in campo affinché i 170.000 ingegneri e architetti (o un numero significativo di essi) possano ambire a competere nei mercati internazionali?

Occorre prima di tutto chiarire che quando parliamo di internazionalizzazione non ci riferiamo né a fenomeni di emigrazione, che coinvolgono professionisti italiani che lavorano e risiedono all’estero, né tantomeno a fenomeni di turismo professionale, che coinvolgono professionisti italiani che episodicamente svolgono lavori all’estero al seguito di clienti Italiani o in conseguenza di procedure concorsuali. Affinché ci sia una vera internazionalizzazione professionale, infatti, occorre che si inneschi una dinamica lavorativa continua e diffusa, che accrediti gli architetti e gli ingegneri italiani nei confronti delle strutture estere, facendoli diventare parte rilevante della filiera della progettazione e delle costruzioni in ambito extra nazionale.

Per far questo è necessario considerare che al netto di una parte di professionisti numericamente poco significativa, che riesce ad accedere a lavori in ambito internazionale, le strutture professionali italiane non sono al momento preparate all’affronto di questo tipo di mercato, basti pensare alla dimensione media degli studi professionali (1,4 addetti) e ai livelli di fatturato (31,5 mila euro). A questo si deve aggiungere un sistema di regole e una rete istituzionale che non forniscono un supporto adeguato, diventando spesso un ostacolo.

Senza lasciarsi scoraggiare da un quadro oggettivamente difficile, la Fondazione di Inarcassa – su indicazione del Comitato nazionale – ha innescato un programma di attività strutturate e convergenti, con l’obiettivo di ampliare il mercato di riferimento, favorire nuove opportunità di lavoro e aumentare la competitività delle strutture libero professionali attraverso azioni specifiche, quali:

 

  • Individuazione di soggetti esteri interessati a strutturare partnership dirette (e/o attraverso altri soggetti) con progettisti italiani, per realizzare progetti sul proprio territorio di riferimento e più in generale all’interno delle proprie attività;
  • Promozione della conoscenza delle capacità dei progettisti italiani, per accreditare i nodi locali e valorizzare l’implementazione delle partnership;
  • Individuazione di soggetti italiani interessati a strutturare partnership (e/o a favorirne la promozione con altri soggetti) con progettisti esteri;
  • Promozione di percorsi di orientamento e formazione, capaci di preparare i professionisti alla sfida del lavoro internazionale;
  • Coinvolgimento di soggetti istituzionali e associativi, nazionali e internazionali, affinché possano valorizzare le partnership attraverso i rispettivi canali, ampliando la platea dei potenziali beneficiari e potenziando le possibilità di realizzare progetti.

Per dare gambe alle attività saranno utilizzati strumenti diversi, individuati in fase di start-up in:

 

  • Eventi tematici nelle sedi estere, che favoriscano la conoscenza delle capacità dei progettisti e lo scambio di know-how tra i potenziali partner;
  • Piattaforma di interscambio che favorisca la conoscenza dei nodi della rete e dei soggetti interessati alle partnership;
  • Finanziamenti agevolati e/o a fondo perduto che supportino e agevolino le collaborazioni;
  • Momenti formativi di confronto, finalizzati alla comprensione dei meccanismi che regolano i mercati a cui ci si intende proporre e delle caratteristiche di base che bisogna avere come precondizione per l’affronto di tali iniziative.

 

Inizia un lavoro che richiederà tempo e impegno, ma che porterà benefici diretti ai singoli e alle categorie degli ingegneri e degli architetti. Un lavoro che poggia sulle solide basi di quel brand Made in Italy che (qualora esistesse) è stimato come il terzo al mondo in termini di valore. La progettualità, la creatività e la capacità di essere innovativi, sono caratteristiche universalmente riconosciute agli italiani. Questo brand e il valore conseguente, non dovrebbe valere solo per le merci prodotte sul territorio italiano, ma anche per le idee prodotte da cervelli italiani, ovunque essi si trovino a operare. È questo prodotto – dell’ingegno italiano di cui gli architetti e gli ingegneri sono portatori – che occorre valorizzare e offrire al mercato internazionale, perché è un prodotto unico, non riproducibile e già riconosciuto.

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