Sanzioni ridotte del 50% Un aiuto ai professionisti che si trovano in difficoltà

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Nessuna sanatoria o rottamazione, Inarcassa opta per una soluzione strutturale. Per i ritardi entro 24 mesi penalità contenute al 12%
Nessuna sanatoria o rottamazione. Sì alla riduzione delle sanzioni. Così Inarcassa opta per una soluzione strutturale e di forte riduzione degli oneri a carico degli associati. Ha avuto un percorso lungo e burrascoso il nuovo regime sanzionatorio tanto voluto dalla Cassa, ma finalmente ha visto la luce con l’approvazione ministeriale del 18 dicembre 2019.
 
Da più parti e da lungo tempo era invocato un alleggerimento del peso sanzionatorio per il ritardo nei versamenti della contribuzione obbligatoria, anche a causa del particolare momento storico dell’ultimo decennio caratterizzato da una bassa crescita economica e da una contrazione dei redditi professionali della categoria. Si è reso quindi necessario un intervento che permettesse ai professionisti di regolarizzare le proprie posizioni debitorie con sanzioni commisurate all’effettivo ritardo nei pagamenti, senza ricorrere a sanatorie o condoni che demotivano i contribuenti onesti che con sacrificio e puntualità onorano le scadenze contributive.
 
La prima proposta regolamentare era stata formulata dal Comitato Nazionale dei Delegati nel 2016, ma non aveva trovato il favore dei Ministeri Vigilanti i quali avevano criticato la riforma per “potenziali effetti negativi sui saldi di finanza pubblica”. La bocciatura ha innescato un proficuo dibattito in seno all’organo di rappresentanza categoriale che ha portato il Comitato dei Delegati a proporre un nuovo provvedimento nel 2017, a un anno quindi dalla prima proposta. Anche questa seconda proposta purtroppo non ha avuto un immediato beneplacito da parte dei Ministeri Vigilanti secondo cui l’impianto sanzionatorio (depotenziato) avrebbe costituito un “sostanziale disincentivo all’adempimento contributivo”. La Cassa ha perciò dovuto ricorrere al Tribunale Amministrativo del Lazio per far valere le proprie ragioni di autonomia. La sentenza favorevole del Tar, arrivata il 18 luglio 2019, ha ridato impulso all’iter amministrativo fino alla definitiva approvazione ministeriale dello scorso dicembre.
 
Il nuovo sistema mira ad una rimodulazione delle aliquote con un andamento proporzionale e crescente in funzione del periodo di ritardato adempimento e rendendo ancora più attraenti il ricorso agli istituti di conciliazione (ravvedimento spontaneo e accertamento con adesione) che riducono sensibilmente le penalità le quali – è bene ricordarlo – non hanno alcuna utilità previdenziale.
 
La riforma del 2011 aveva già introdotto il principio di progressività della sanzione, passando da un’aliquota fissa del 15%, applicata a prescindere dal ritardo nel versamento del contributo, a un’aliquota a incremento del 2% mensile sul contributo omesso, fino a una sanzione massima del 60% dell’importo del contributo dovuto. Purtroppo, però, la riforma attuata nel 2011 non ha raggiunto l’obiettivo sperato. Questa si proponeva di rendere meno onerose le sanzioni per coloro che sanavano la propria posizione con ritardi brevi rispetto alle scadenze istituzionali. L’aliquota fissa prevista dal sistema precedente era infatti particolarmente punitiva in questi casi. Si mirava quindi a orientare il comportamento dei contribuenti, guidandoli verso un’anticipazione del momento della regolarizzazione. Queste intenzioni sono state tuttavia vanificate dal profondo periodo di stagnazione economica e disagio sociale che ha caratterizzato il contesto italiano e internazionale dell’ultimo decennio. I dati riscontrati a posteriori hanno infatti evidenziato un peggioramento nella propensione al pagamento, causata proprio dall’impossibilità di far fronte ai propri impegni da parte dei professionisti.
 
Le novità
La modifica introduce una maggiore gradualità delle aliquote sanzionatorie legate al ritardato versamento della contribuzione soggettiva e integrativa, dimezzando l’aliquota massima dal 60% al 30% rispetto al regime, mantenendo nel suo impianto una progressività della penalizzazione in funzione del periodo di ritardo (cfr. Tab. 1). Le modifiche interessano tutti i contribuenti Inarcassa: professionisti iscritti, non iscritti e le società di ingegneria.
 
La maggiorazione prima in vigore – pari al 2% mensile dei contributi non corrisposti nei termini – viene ridotta come segue:
 
aliquota dell’1% mensile fino ad un massimo del 12% dei contributi non corrisposti, per i primi 24 mesi di ritardo;
 
aliquota del 2% mensile fino ad un massimo del 30% dei contributi non corrisposti, a partire dal 25° mese di ritardo.
 
La maggiorazione resta fissa al 12% per i ritardi ricompresi tra il 13° e 24° mese e non può superare, anche in caso di ritardo prolungato, il 30% dei contributi dovuti. Alla sanzione mensile si aggiungono gli interessi di mora, decorrenti dalle rispettive date di scadenza nella misura del tasso Bce maggiorato di 4,5 punti.
 

 
Dalla tabella 2 è possibile cogliere più in dettaglio l’incidenza progressiva della sanzione al procedere del tempo e l’evidente minore onerosità che premia i comportamenti più virtuosi degli iscritti rispetto alle disposizioni finora in vigore.
 

 
Decorrenza della modifica
Le nuove aliquote si applicano sugli omessi e ritardati versamenti di contributi soggettivi e integrativi in pagamento dal 18 dicembre 2019, data di approvazione della modifica regolamentare. La prima scadenza interessata per gli iscritti sarà, pertanto, quella relativa al conguaglio contributivo 2018. Le precedenti aliquote continuano a trovare applicazione alle scadenze di pagamento intervenute precedentemente al 18 dicembre 2019.
 
Le modifiche adottate hanno inciso solo sui ritardati versamenti dei contributi (art. 10, comma 1, del Regolamento Generale di Previdenza), mantenendo inalterate le misure correlate alle altre inadempienze previste per:
 
– omessa o ritardata domanda iscrizione art. 1 RGP (Tab. 3);
– infedele dichiarazione art. 2 RGP (Tab. 4);
– omessa o ritardata presentazione della comunicazione annuale art. 2 RGP (Tab. 5).
 
Inarcassa punta, attraverso le regole recentemente introdotte, nettamente più favorevoli rispetto a quelle precedenti, e gli strumenti agevolativi esistenti, a incentivare i professionisti affinché sanino eventuali omissioni contributive, condizione necessaria per avere diritto alle prestazioni previdenziali e assistenziali.
 

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