Quando lo spazio diventa... free
Lo Spazio è il concetto fondamentale sul quale si basa l’Architettura. L’uomo ha da sempre cercato di limitarlo, definendo i suoi confini. Ha realizzato le proprie abitazioni “costruendo” la differenza che c’è tra interno ed esterno. Ha posto dei limes sulla Terra per distinguere il concetto di “noi” da quello di “altri”. Ma l’uomo non si è limitato solo a creare un confine entro il quale lo spazio diviene finito, ma ha anche voluto plasmalo, dando vita all’Architettura intesa non solo come progettazione ma anche come applicazione di un’idea, un simbolo che diviene edificio, giardino, opera d’arte. Scrive Stephen Kern nel suo libro Il tempo e lo spazio: “L’Architettura è una forma d’arte che si occupa direttamente dello spazio: la pittura può dipingere lo spazio, la poesia può fare risuonare un’immagine di esso come la musica ma solo l’architettura ha il compito di crearlo realmente. Rinchiudere uno spazio è l’oggetto della costruzione, quando costruiamo non facciamo altro che ‘staccare’ una quantità conveniente di spazio, isolarla e proteggerla: tutta l’architettura deriva da questa necessità e l’architetto modella nello spazio come lo scultore modella la creta”. Il fil rouge fotografico di questo numero è dedicato alla sedicesima edizione della Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia. Quest’anno l’evento è consacrato proprio allo spazio, al Freespace. Il concetto di free guarda all’uso pubblico e libero dello spazio, nel momento in cui l’Architettura si mette al servizio della comunità all’interno della quale agisce. La Mostra è, però, anche una generale riflessione sull’Architettura e sulla sua capacità di guardare al futuro, di plasmare lo spazio con responsabilità e sostenibilità, perché “una società cresce e progredisce quando gli anziani piantano alberi alla cui ombra sanno che non potranno sedersi”.
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