Quando il giardino è arte

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Appunti di storia del giardinaggio Da Babilonia ai parchi americani

L’Italia è stata definita, da secoli, il Giardino d’Europa grazie alla bellezza dei suoi paesaggi derivata da una armonica interazione tra uomo e natura. La definizione è appropriata anche per la quantità e qualità dei suoi giardini che traggono fascino proprio dal contesto in cui sono inseriti. L’incredibile ricchezza è frutto della varietà di situazioni politiche, culturali, climatiche e paesaggistiche del Belpaese. Non è un caso che la storia dei giardini segua di pari passo lo sviluppo delle principali civiltà dove parte della popolazione acquisisce un sufficiente livello di benessere. E così, nel tempo si sono avvicendati modelli sempre diversi: rinascimentali, manieristi barocchi, esoterici, all’inglese, contemporanei.
Il verde nel paesaggio urbano si può classificare schematicamente in: • verde pensile (giardini pensili, tetto verde); • verde a terra (parchi e giardini urbani e periurbani, giardini storici, piazzali, cortili, patii, alberature stradali, siepi); • verde tecnico (facciate verdi, verde verticale, verde ripariale, barriere acustiche, barriere frangivento, verde e risparmio energetico).
 
Il significato della parola giardino può essere ricondotto all’ebraico gan, che significa proteggere e difendere e oden o eden, che significa piacere e delizia.L’uomo, da sempre, ha visto nel giardino un rifugio dove trovare tranquillità. Tuttavia, con il tempo, è divenuto simbolo di altri valori, ad esempio artistici, architettonici, ma ha acquisito anche significati sociali legati alla rappresentazione del potere. Si pensi ai vasti giardini realizzati di fronte ai castelli o ai luoghi di potere. In oriente, invece, il verde è diventato luogo di meditazione e di silenzio ascetico, come i giardini zen giapponesi. Il disegno e l’organizzazione degli antichi giardini, senza trascurare anche i valori simbolici, nasce con chiari agganci e riferimenti con le pratiche agricole del tempo. La scelta delle specie vegetali e la loro distribuzione comprende la scelta del sito, l’esposizione o la facilità d’irrigazione che rappresenta il momento architettonico o del progetto. Il giardino nasce in Mesopotamia, terra di città autosufficienti, dove il verde rappresentava l’eden, il luogo di delizie. Proprio qui, con il trascorrere del tempo, acquista sempre più importanza. In questo contesto vengono realizzati i giardini pensili di Babilonia classificati come una delle sette meraviglie del mondo antico.
 
I giardini egizi, con sistema di terrazzi a più livelli con archi e alberi, simbolo di paradiso terrestre e di potere e ricchezza, lasciarono un segno evidente nell’arte della progettazione del verde. Erano contraddistinti da una rigida simmetria, da un alto livello delle tecniche idrauliche, agricole e costruttive, dall’uso delle piante con significato simbolico e religioso, come l’uso del sicomoro il cui legno era adoperato per realizzare i sarcofagi destinati a contenere le mummie dei faraoni.
 
I giardini greci sono una manifestazione della sacralità del luogo e della fecondità del terreno e si ritrovano soprattutto vicino ai santuari. In questi spazi verdi venivano piantate, oltre agli alberi, anche piante aromatiche e da frutto.
 
I giardini nell’antica Roma seguirono il modello greco, pur rappresentando una trasformazione degli orti. In un primo tempo, le piante utilizzate erano per lo più invasate o poste in aiuole rialzate, adornate con piccole statue. In seguito, il giardino si trasformò e si adornò di piante disposte attorno alla vasca centrale, così come testimoniato dalle case pompeiane. Man mano che Roma si ingrandì nacquero i grandi parchi annessi alle ville patrizie con giardini ornati di ogni fasto: filari di alberi, terrazze, scalinate, uccelliere, alberi da frutto e fiori, fontane e statue, che potremmo definire i primi “giardini pubblici” concepiti come luoghi per passeggiare e conversare. Con la caduta dell’Impero romano scomparve l’arte del giardinaggio. Le città e le ville lasciarono spazio a rocche e castelli. Solo gli ordini religiosi portarono avanti le conoscenze tecniche e scientifiche di giardinaggio. Non a caso, nei monasteri si svilupparono i giardini medievali per la contemplazione e la preghiera. Spazi geometricamente regolari, divisi in quattro parti con un elemento centrale, fontana o pozzo o albero. Praticamente quattro piccoli giardini: piante sempreverdi con funzione di riparo dai venti (viridario), il frutteto (pomario), le piante medicinali e orticole (erbaio), il recinto dei fiori.
 
Nel frattempo la Spagna, sotto il dominio arabo, al contrario del resto d’Europa, godeva di prosperità. Grazie a tecniche architettoniche e agronomiche assai perfezionate, assimilate dalle civiltà con le quali erano venuti a contatto, gli arabi seppero realizzare giardini dall’elevata espressione artistica. Si sviluppò il giardino ispano-moresco ispirato al paradiso maomettano, luogo di delizie, con l’acqua che diventa un elemento decorativo e dinamico, con la vegetazione esuberante dai colori accesi e con piccoli spazi separati da siepi e arricchito da decorazioni ceramiche policrome. Provenienti da zone desertiche, gli arabi hanno un insito bisogno d’acqua e di vegetazione lussureggiante. Diventano questi gli elementi principali per rappresentare il loro paradiso all’interno di un giardino. I giardini dell’Alhambra di Granada in Spagna ne sono un chiaro e magnifico esempio.
 
Con la grande rinascita culturale e artistica che inizia in Italia nel XV secolo (1400), si tornò a dare valore al giardino come luogo d’incontro e di svago. Nasce così il giardino rinascimentale italiano nel XVI secolo. Da cornice all’architettura del palazzo o della villa, si separa dall’orto. L’uomo “torna” al centro dell’universo e domina la natura. Così il tutto segue forme geometriche e lo sguardo viene indirizzato verso una fontana, una statua o il palazzo stesso. La composizione è unitaria, geometrica, disciplinata da una norma architettonica cui devono assoggettarsi tutti gli elementi: porticati, loggiati e scale servono con funzione di collegamento e connessione fra i livelli del giardino e l’architettura della casa. Si introducono nuovi elementi quali labirinti, belvedere, giardini segreti. La natura deve essere dominata e si riscopre l’ ars topiaria, dove anche le piante assumono forme e funzioni architettoniche. Si predilige perciò il sempreverde per l’esigenza di realizzare un insieme che non deve mutare con le stagioni e che, come la pietra e gli altri elementi artificiali, mantiene costante l’aspetto e può essere meglio controllata nel suo sviluppo. Così si iniziò a utilizzare il leccio, l’alloro, il bosso, i cipressi. Anche l’acqua, elemento decorativo, non assume mai forme naturali. Il giardino rinascimentale fu concepito anche come nutrimento della mente e dello spirito e, a questo scopo, infarcito di allusioni dotte che derivano da scene della mitologia antica e da figure pastorali, da satiri e da ninfe rappresentati nelle statue inserite nel giardino stesso.
 
È difficile stabilire con esattezza il passaggio dal rinascimentale al giardino barocco, poiché gran parte degli elementi tipici di quello rinascimentale si ritrovano anche nel ’600: terrazzamenti, giochi d’acqua, decorazioni con aiuole simmetriche. Anche nel VII secolo il giardino venne concepito come una struttura prevalentemente architettonica. Tuttavia, alle norme di equilibrio, di simmetria e di compiutezza che caratterizzano il giardino rinascimentale, si aggiunse la passione per gli effetti pittoreschi, scenografici e teatrali. Si crearono nuovi effetti scenografici e illusionistici per dare agli spazi dimensioni maggiori rispetto al reale. Il giardino diventò parco, gli schemi meno definiti, la vegetazione acquisì più spazio e divenne più “naturale” con la creazione di boschetti. I giochi d’acqua persero le tradizionali forme geometriche a favore delle fontane a scogliera, e di catene d’acqua, che formavano successioni di cascate.
 
I giardini francesi furono molto influenzati dai giardini del Rinascimento italiano. Furono, però, adattati al diverso terreno, più pianeggiante, dalle ondulazioni molto lievi e ricco di foreste e di prati verdi. Il massimo splendore del giardino francese fu raggiunto sotto il regno di Luigi XIV (1638-1715) col grande giardiniere Le Nòtre e alcuni altri maestri. Questi crearono uno stile nazionale, ben definito, ispirandosi, appunto, ai giardini italiani, mantenendone le forme geometriche e le siepi di sempreverdi, ma eliminando volutamente gli elementi in muratura come terrazzamenti e scalinate, in favore di zone ampie e degradanti, creando un effetto quasi a perdita d’occhio. Ovunque abbondanza di fiori, spalliere di alberi potati, boschetti, ecc. Questi grandi giardini hanno di solito il loro miglior punto di vista a partire dalla casa, con un largo viale che si perde all’orizzonte. I parterres valorizzano il piano con aiuole fiorite (spesso simmetriche), piccole siepi nane, con stagni e peschiere. Il viale principale è intersecato da altri viali che portano verso i punti più interessanti. Si tratta pur sempre di un giardino classico, geometrico, ordinato di grande effetto e che richiede grandissimi appezzamenti di terreno.
 

Lago di Como, Villa Sola Cabiati, fotografia di Dario Fusaro

 
I giardini orientali di Cina e Giappone già da molti secoli riproducono un paesaggio informale e “naturaliforme”. La progettazione dei giardini riflette l’elevata densità di popolazione che ha sempre caratterizzato questi paesi; infatti i giardini orientali sono la massima espressione dell’arte della miniaturizzazione, in conseguenza del poco spazio disponibile. I giardini cinesi, e, in genere quelli dell’estremo oriente, furono fortemente influenzati anche dalla religione. Il Buddismo promuove attenzione e ammirazione verso il paesaggio naturale, ed è logico che i giardini seguano questa inclinazione. I giardini cinesi sono dunque i primi giardini paesistici, dove l’intento è quello di riprodurre la natura. I vari elementi del paesaggio, piante, alberi, pietre, assumono un significato simbolico fino al punto di essere compressi in canoni molto rigidi e i giardini divennero luoghi progettati per stimolare la meditazione e la serenità. I giardini di piccole dimensioni, sempre circondati da mura, ospitano rocce, ghiaia e sabbia assieme a poche rare piante, dovevano suggerire forme e paesaggi. Non mancano i giardini da passeggio, con una serie di vedute e di esperienze, legate a un rigido percorso all’interno del giardino stesso. Il percorso idealmente deve seguire un andamento in senso orario attorno a un lago dalle forme irregolari, e presentare curve e deviazioni in relazione alla topografia e alla vegetazione, in modo tale che il giardino non risulti visibile nella sua interezza da nessun punto del percorso. Ciascuna veduta era composta e inquadrata con molta attenzione. Gli edifici, la villa, il padiglione del the, i ponti, apparivano di volta in volta perfettamente inseriti in ogni veduta, in equilibrio con rocce, spiagge di ghiaia e piante. La pavimentazione stessa del percorso variava di tratto in tratto modificando l’esperienza del visitatore. In questi giardini orientali tutto il paesaggio risulta naturale pur essendo progettato nei minimi dettagli e con lo studio approfondito delle proporzioni, sia nelle forme dei manufatti sia degli elementi naturali.
 

Lago di Como, Villa Balbaniello, fotografia di Dario Fusaro

 
Nel ’700 con il giardino irregolare, si tornò alla natura maestra dell’uomo: al bando le simmetrie e le divisioni geometriche, si cercarono forme naturali e gli alberi vennero disposti a gruppi per formare dei boschetti. Prende forma il giardino paesaggistico inglese che abbandona gli schemi artificiosi e dove la natura è spontaneità, disordine e non costrizione. L’uomo non deve dominare la natura ma ordinarla in modo da creare, fra il giardino e il paesaggio circostante, un rapporto di continuità e non di distacco. Nel XIX, in seguito alla rivoluzione industriale, a Londra divenne necessario realizzare uno spazio ricreativo in alternativa all’ambiente degradato dei malsani quartieri operai. Nacquero così i primi parchi urbani di cui antesignana fu la città di Parigi nel ’600 dove si sviluppò il concetto di giardino come spazio naturale destinato alla fruizione degli abitanti. Il primo parco realizzato in Italia è Villa Giulia a Palermo, nel 1778, destinata anche al passeggio.
 
I giardini della scienza o orti botanici sono memoria del giardino medievale monastico e quindi a modulo geometrico, quadrato o rettangolare, orientato rispetto ai punti cardinali e talvolta con pozzo centrale. Ne è esempio l’Orto botanico di Napoli del 1809 dove, fin dall’inizio, furono associate le finalità didattiche a quelle sociali con la creazione di una passeggiata pubblica.
 
I giardini africani sono soprattutto orti botanici che hanno come finalità lo studio e l’avviamento di nuovi progetti di coltivazione agroindustriale e lo studio e conservazione della flora del continente.
 
Il giardino americano, adiacente alle abitazioni, nasce come coltivazione di erbe aromatiche e piante destinate al sostentamento ed è spazio semi-pubblico. Per questo, quando le città iniziarono a ingrandirsi e con alta densità di popolazione, il movimento ottocentesco dei parchi urbani, come parchi ricreativi, trovò negli Stati Uniti il terreno più fertile. Il concetto di trovarsi in contatto con la natura, e in un ambiente solitario, era il miglior antidoto per sfuggire dallo stress della città.
 
Il giardino moderno non ha una configurazione troppo rigida e la naturalità dell’elemento vegetale prende il sopravvento. Viene dato maggiore spazio alle specie spontanee e selvatiche e non necessariamente alle sempreverdi: il giardino immortala la natura in ogni sua forma e mutevolezza. Si riduce l’uso di manufatti architettonici ed elementi di arredo. Nel giardino contemporaneo si sperimentano nuovi materiali e geometrie e giochi di luce. Si adottano contemporaneamente materiali artificiali e naturali e ogni giardino diventa un’opera unica sia nella piccola che nella grande scala, fruibile sia di giorno che di notte. 

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