Mantova, arte e tecnica negli arazzi di Palazzo Ducale

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Rientra nell’ambito delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Raffaello (1520-2020), la mostra Raffaello, trama e ordito. Gli arazzi di Palazzo Ducale a Mantova, allestita (fino al 7 febbraio 2021) nel Complesso Museale di Palazzo Ducale a Mantova.
Il progetto scientifico, ideato da Emanuela Daffra, Stefano L’Occaso nuovo direttore del complesso museale e Michela Zurla, contribuisce alla valorizzazione di una importante testimonianza dell’attività dell’artista urbinate conservata nella città dei Gonzaga. Il ciclo dei grandi arazzi con Le storie dei santi Pietro e Paolo (fig.1), esposti nelle sale dell’Appartamento Verde ristrutturato in età neoclassica dall’architetto Paolo Pozzo, dopo l’intervento manutentivo realizzato da Tiziana Benzi di concerto con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, fu tessuto a Bruxelles sulla base dei 10 cartoni realizzati da Raffaello e bottega fra il 1514 e il 1516 su commissione di papa Leone X Medici per un ciclo di arazzi da esporre nella Cappella Sistina. I grandi cartoni, che erano stati spediti da Roma a Bruxelles dove Pieter van Aelst realizzò altrettanti arazzi, rimasero però a Bruxelles dove furono riutilizzati per la tessitura di altre serie, forse anche dopo il 1532. Una di queste serie fu acquistata dal cardinale Ercole Gonzaga (1505-1563) che li destinò in un primo tempo al duomo di Mantova, da poco ristrutturato, e successivamente alla basilica di Santa Barbara, secondo quanto espresso nel testamento del 1563. Suo nipote, Guglielmo Gonzaga (1550-1587), una volta divenuto duca, confermò la donazione a Santa Barbara (1569).
 

Fig. 1. La predica di san Paolo ad Atene (su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo - Palazzo Ducale di Mantova - divieto di duplicazione in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo)


 
L’attuale operazione espositiva, con il restauro “aperto” e un nuovo impianto illuminotecnico con luci a led e una temperatura di colore di 3500 K sul percorso museale permanente è occasione di una approfondita conoscenza di questi straordinari e raffinati pezzi dell’arte tessile del Cinquecento, ma è anche una opportunità per riflettere e studiare, dal punto di vista tecnico, questi materiali; capire, entro l’evoluzione tecnologica, il progredire dello stile al quale sono imprescindibilmente legati.

 

Fig. 2. La consegna delle chiavi, particolare prima dell’intervento di manutenzione (su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo - Palazzo Ducale di Mantova - divieto di duplicazione in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo)


La rappresentazione figurativa e cromatica nell’arazzo è infatti il risultato di un felice concorso di differenti capacità artistiche e tecniche: alla fase ideativa, talvolta suggerita dalla ricca ed esigente committenza, seguono l’operazione di adattamento del modello alle esigenze della tecnica esecutiva, quindi la tessitura, mezzo tecnico vero e proprio. Se si escludono gli arazzi e i committenti Este, Gonzaga, Savoia, Medici, Barberini, sono sicuramente numerose e forse ancora poco note, le testimonianze dell’arte tessile – antica e recente – nel territorio italiano, come peraltro dimostrano in questi ultimi decenni i cataloghi delle esposizioni.
 
L’intervento manutentivo degli arazzi con Le storie dei santi Pietro e Paolo sollecita ad affrontare una serie di problemi tecnici e attributivi di notevole spessore.
Gli arazzi di Palazzo Ducale differiscono infatti da quelli della Cappella Sistina per alcuni dettagli e per le bordure, le ampie fasce di contorno, decorate, che incorniciano ai lati e in basso la scena centrale degli arazzi mantovani. Gli arazzi della Sistina hanno solo la bordura inferiore; tre bordure recano invece le Storie dei santi Pietro e Paolo, le due verticali sono in parte riprese da Raffaello, le bordure orizzontali hanno invece un’origine differente. Alla base dell’intervento manutentivo per la tutela e la valorizzazione di questo patrimonio dell’arte tessile rinascimentale sta dunque un lavoro di ricerca svolto su più fronti (Museo, Archivio, Biblioteca) i cui risultati offriranno informazioni sui modelli figurativi, sulla fabbricazione e sui procedimenti tecnico-esecutivi di questi preziosi “panni istoriati”.
 
La tecnica dell’arazzo L’arazzo, dal nome della città francese di Arras dove già in età medievale venivano fabbricati questi preziosi manufatti, è un tessuto in cui l’ordito funge da struttura portante al tessuto stesso, sul quale la trama compone la narrazione fino a celare del tutto, a lavoro finito, l’ordito.
Dal Rinascimento all’avvento del telaio Jacard (1801) la tessitura avveniva per mezzo di due tipi di telai: il telaio verticale ad alto liccio e il telaio orizzontale a basso liccio. Ancora oggi esistono laboratori artigianali che eseguono gli arazzi con i telai a basso e ad alto liccio.
Controversa è la tipologia di telaio utilizzato per la realizzazione degli arazzi dei Gonzaga esposti al Palazzo Ducale di Mantova, e non è escluso che siano stati realizzati con telai a basso liccio.
 
Gli strumenti: le due tipologie di telaio.

 

 

Fig. 3. La consegna delle chiavi, particolare dopo l’intervento di manutenzione (su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo - Palazzo Ducale di Mantova - divieto di duplicazione in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo)


Il telaio ad alto liccio è formato da due robusti montanti laterali in legno posti perpendicolarmente al pavimento. Due subbi (cilindri) sono inseriti trasversalmente uno in alto ed uno in basso sulla estremità dei montanti. Il subbio superiore porta l’ordito (normalmente i fili dell’ordito sono di lana) e lo tensiona ed è posto esattamente sopra il subbio inferiore dove si arrotola la parte già eseguita dell’arazzo. Il cartone base del disegno dell’arazzo in misura reale è posto dietro l’ordito e l’arazziere disegna sull’ordito i contorni del disegno che deve essere realizzato.
 
I fili d’ordito sono suddivisi in due serie (pari e dispari) distanziate dal bastone di incrocio o verdiglione. La serie pari e la serie dispari sono infilate nei licci (tirantini con occhiello) sorretti da paletti che, movimentati opportunamente dall’arazziere, fanno avanzare i fili posteriori dispari incrociandosi con i fili posti davanti (pari) aprendo in questo modo la bocca d’ordito per inserire con i brocci (specie di fusi) il filo di trama.
Il filo della trama viene poi schiacciato con il pettine in modo da nascondere completamente l’ordito.
Il filo di trama può essere di lino, lana, o seta, per le lavorazioni più prestigiose alcuni fili di lana sono avvolti a spirale da fili di metallo (oro e argento) per dare luminosità e opulenza al disegno dell’arazzo. La struttura del telaio a basso liccio è simile a quella ad alto liccio, con la differenza che è posto in orizzontale. La particolarità del lavoro che si svolge su questo telaio consiste nell’apertura della bocca d’ordito che avviene con i pedali lasciando libero di muovere la navetta della trama con tutte e due le mani. Con questo sistema la realizzazione dell’arazzo è più veloce; il tessitore lavora al rovescio poiché il cartone è posto sotto l’ordito, nella parte anteriore, quindi per controllare il lavoro deve utilizzare uno specchio.
La realizzazione di un arazzo è dunque un lavoro complesso che comprende più figure professionali: • l’artista che prepara il bozzetto o direttamente il cartone; • il cartonista che porta l’eventuale bozzetto alle dimensioni reali dell’arazzo con tutti gli accorgimenti che la tecnica richiede per facilitare il lavoro dei tessitori; • il colorista che sceglie le gradazioni di colore dal magazzino o le produce; • i tessitori il cui numero dipende dalla grandezza dell’arazzo che, coordinati da un maestro, oltre a tessere nella prima fase di impostazione dell’arazzo, eseguono tutte le operazioni preliminari (dalla preparazione dell’ordito sull’orditoio, all’armatura dell’ordito sul telaio alla preparazione delle bobine di filo etc.); • le cucitrici per cucire gli stacchi che si formano quando si hanno i cambi di colore, la ripassatura finale e la stiratura. Sulla cimosa – la fascia perimetrale esterna – solitamente sono riportati uno o più marchi: della manifattura, del luogo di produzione, dell’artista, dell’esecutore.

 

 

Fig. 4. La consegna delle chiavi, particolare della cimosa, prima dell’intervento di manutenzione (su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo- Palazzo Ducale di Mantova- divieto di duplicazione in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo)


 
La manutenzione dell’arazzo L’intervento in corso sugli arazzi di Palazzo Ducale di Mantova si articola in una serie di operazioni puntuali, studiate nel minimo dettaglio per la salvaguardia attuale e futura di questi grandi panni istoriati. Basti pensare, infatti, che le misurazioni medie di questi ultimi sono indicativamente di metri 5,00x7,80 dimensioni che impongono al restauratore la verifica di tutte le componenti di rischio, dal distacco all’intera operazione di manutenzione straordinaria.
Le opere si presentano inchiodate su imponenti strutture lignee, che sostengono il peso non solo del tessuto, ma anche delle cornici decorative perimetrali. Il peso totale dell’intero complesso è di circa 200Kg.
Dopo aver eseguito l’operazione di distacco dalla sede espositiva, gli operatori del settore hanno il compito di rimuovere tutti i chiodi che trapassano l’armatura tessile, verificando da subito lo stato di conservazione del panno.
Attraverso uno studio grafico è possibile rilevare nel dettaglio le importanti lacune, presenti soprattutto sui bordi (cimose e bordure), le abrasioni e le lisature percepibili nelle scene centrali descrittive.

 

 

Fig. 5. La consegna delle chiavi, particolare della cimosa dopo l’intervento di manutenzione (su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Palazzo Ducale di Mantova – divieto di duplicazione in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo)


È tattilmente, però, il primo impatto che si ha sulle fibre, le quali da subito hanno mostrato un’importante secchezza. Ciò è dovuto in generale alla componente di particellato incoerente che, oltre a depositarsi superficialmente al tessuto, si insinua nelle microporosità dell’intreccio, determinando l’alterazione estetica dell’equilibrio chimico-fisico che i manufatti stabiliscono con l’ambiente circostante. In questo caso le impurità hanno natura pulverulenta e microorganica, che in sinergia concorrono a depolimerizzare le fibre costituenti (fig. 2,3). Per tale motivo la pulitura come intervento di manutenzione è un’operazione non priva di rischi perché irreversibile, e in quanto tale deve essere attentamente calibrata; inoltre essendo il fulcro dell’operazione di manutenzione, la pulitura condiziona le operazioni successive come il consolidamento e il futuro stato conservativo dei manufatti. Non potendo in questa fase lavare le opere, si sta procedendo all’utilizzo di apparecchi aspiranti a flusso moderato, che rimuovono prevalentemente lo sporco particellare superficiale (figg. 4, 5).
 
Di seguito si effettua la fermatura di supporti localizzati per risarcire le zone di massima criticità, attraverso impunture eseguite a mano con filati in cotone. Infine, nel nuovo progetto espositivo e in relazione all’ancoraggio dei panni istoriati sui telai, ogni opera è supportata da fasce perimetrali velcrate, cucite all’arazzo tramite filze regolari. È importante sottolineare che questo progetto di grande interesse nazionale ed internazionale esige dai restauratori specializzati una professionalità elevata, per un intervento di restauro scientificamente corretto. Tutte le operazioni sono eseguite nel pieno rispetto dell’opera, seguendo i criteri di minimo intervento, compatibilità e reversibilità.
 
Ringrazio Stefano L’Occaso direttore e Michela Zurla storico dell’arte del Complesso Museale Palazzo Ducale, Mantova; la restauratrice degli arazzi di Palazzo Ducale, Tiziana Benzi, alla quale devo il filmato sul funzionamento del telaio a basso liccio e la relazione di manutenzione alla quale mi sono riferito.
Crediti fotografici: Complesso Museale Palazzo Ducale, Mantova (autorizzazione del 5.11.2020 prot. 2736); Tiziana Benzi, Piacenza.
 

 

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