La nostra sfida per una previdenza solida e autonoma 

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Foto presa da Pixabay

I numeri del bilancio consuntivo della nostra Cassa per il 2023 sono indubbiamente importanti. Li presentiamo con soddisfazione, ma anche con prudenza, consapevoli che si tratti della combinazione di più fattori che hanno determinato nel corso dell’anno un andamento particolarmente positivo.
Le attività professionali delle nostre categorie hanno beneficiato del persistere degli incentivi fiscali e questo ha determinato un impatto favorevole sui redditi, contribuendo all’andamento della gestione previdenziale. La fine delle politiche restrittive, introdotte per contenere l’inflazione dopo la crisi pandemica, ha poi premiato gli investitori, offrendo rendimenti interessanti sia sugli investimenti obbligazionari che su quelli azionari.
La diversificazione del portafoglio si è confermata vincente per contrastare l’incertezza dei mercati. Nessuna avventatezza e soprattutto nessuna illusione, la consapevolezza, però, che i traguardi da raggiungere siano sempre più ardui. Gestire al meglio una Cassa di previdenza richiede responsabilità e competenze, tra cui la capacità di investire in modo prudente e amministrare efficacemente le risorse finanziarie.
Qualcuno sembra non capire che per farlo è indispensabile un quadro giuridico di riferimento certo: norme chiare e affidabili sono fondamentali per assicurare solidità e quella sostenibilità che tutti ci chiedono. La capacità di pianificare a lungo termine, anticipando le sfide future per consegnare agli associati una pensione garantita e dignitosa è un altro elemento centrale. Questo non può avvenire senza un perimetro legislativo sicuro, in grado di offrire le condizioni necessarie per attuare strategie di ampio respiro, riducendo i rischi e consentendo a noi amministratori di prendere decisioni determinanti sulla vita dei nostri associati.
Nel 1994 la nostra identità era univocamente definita e declinata all’interno di regole consolidate. Oggi, dopo trent’anni, ci vengono imposti da una pletora di enti al cui controllo siamo sottoposti, (anche il Cnel vuole dire la sua sulle Casse dei professionisti) provvedimenti confusi, talvolta contraddittori, giustificati da regole europee che pure non hanno mai teso a travalicare il rispetto delle autonomie nazionali. Ecco, una delle richieste che facciamo e che abbiamo il dovere di portare avanti è quella di essere definiti chiaramente non solo quando Governo e istituzioni richiedono impegni finanziari importanti a sostegno del Paese, ma anche quando siamo destinatari di adempimenti diversi dalla missione istituzionale che ci è stata assegnata per legge.
La natura giuridica delle Casse professionali è quella che deriva dalla norma sulla privatizzazione e rimane un punto fermo. Questo a prescindere dal fatto che, per scopi specifici, ci vogliano attrarre in un perimetro che non è il nostro. Siamo soggetti privati senza ambiguità. Siamo un ente virtuoso che deve garantire prima di tutto la previdenza e che si occupa anche di assistenza per i suoi associati. Siamo disposti a contribuire allo sviluppo del Paese, come testimoniano i numeri, ma nessuno deve distoglierci dai doveri che abbiamo nei confronti dei nostri iscritti. Per questo servono regole certe e la garanzia della nostra autonomia. Siamo giudiziosi e per questo credibili. Siamo coerenti e per questo attendibili. Siamo una delle voci professionali più splendide e storiche del Paese. Siamo gli Ingegneri e gli Architetti liberi professionisti italiani.

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