La montagna in uno scatto. Il museo LUMEN nel cuore delle Alpi

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La struttura è stata realizzata in cima al Plan de Corones attraverso il recupero della vecchia stazione della funivia
Fotografie, montagne e un museo. In cima al Plan de Corones, nel cuore delle Dolomiti dell’Alto Adige il 20 dicembre 2018 è stato inaugurato il LUMEN, un particolare e innovativo museo dedicato alla fotografia di montagna. Sulla cima panoramica del Plan de Corones si gode di una vista a 360 gradi sulla Val Pusteria, sulla città di Brunico, sulla Valle di Marebbe, con uno scorcio della Val Badia. A fare da cornice la Marmolada, il Sass de Putia, il Sassolungo, il Civetta, il Pelmo e il Lagazuoi. Insomma, il panorama perfetto dove scattare una foto panoramica. Non a caso il LUMEN è stato realizzato proprio lì.
Nato in collaborazione con TAP (l’archivio tirolese per la documentazione fotografica), Durst, National Geographic, Red Bull Illume, Alinari, AlpiNN e la Provincia Autonoma di Bolzano, il LUMEN è stato concepito per offrire ai suoi visitatori un’esperienza culturale unica attraverso il mondo della fotografia, della montagna e dell’arte culinaria. Il LUMEN è uno spazio innovativo e interattivo in continua evoluzione. È la “casa” della fotografia di montagna che unisce ad alta quota mostre, eventi e cucina alpina, ripercorrendo la storia dell’arte fotografica dalle origini all’era contemporanea. Un omaggio alla montagna in tutte le sue sfaccettature che coinvolge anche personalità del calibro di Reinhold Messner, icona dell’alpinismo, e Norbert Niederkofler, lo chef stellato custode della filosofia “Cook the Mountain”.
 
La struttura e il suo recupero Il museo è ospitato in una struttura architettonica dinamica e moderna, frutto di progetto di recupero dell’ex stazione a monte della funivia Plan de Corones, a cura dell’architetto Gerhard Mahlknecht, con l’allestimento di Giò Forma. Il museo si trova a 2275 metri di quota e occupa ben 1800 mq di superficie per un totale di quattro piani.
La storia del progetto è direttamente collegata alla storia del luogo su cui esso sorge. Ernst Lüfter nel maggio del 1960 fonda la società Kronplatz Seilbahn AG con lo scopo di realizzare una funivia che collegasse la città di Brunico alla cima del Plan de Corones. La stazione resta in funzione fino al dicembre del 1986 quando, esattamente ventitré anni dopo la sua inaugurazione, viene sostituita dalla nuova funivia Kronplatz I+II e non viene più utilizzata. Con la realizzazione del vicino museo di Reinhold Messner, inizia un processo che darà al luogo una nuova identità culturale legata al tema della Montagna. In questo progetto culturale, si inserisce l’idea di realizzare un museo della fotografia di montagna riutilizzando e valorizzando gli spazi della vecchia stazione a monte.
In fase di realizzazione è stato subito evidente quanto fossero precarie le condizioni in cui versava la preesistente struttura. In un primo momento tutti gli sforzi sono stati concentrati al solo mantenimento della vecchia stazione a monte, carica di memoria e significati da preservare. Si è deciso di mantenere quanto più possibile inalterata la spazialità esistente, riprendendo la “sezione a gradoni” originale e inserendo un nuovo livello che permetta la continuità del percorso museale.
Il nuovo edificio si sviluppa attorno all’esistente e si articola nella combinazione dei due volumi principali: il museo si mostra come un edificio compatto, quasi monolitico, mentre il ristorante, pensato in contrapposizione al corpo museale, è disegnato come elemento orizzontale di vetro e cemento aggettante sul ripido pendio.
Al fine di limitare l’impatto ambientale del progetto si è scelto di utilizzare tecniche costruttive e materiali locali. Fatta eccezione per le strutture portanti verticali e orizzontali che, per evidenti necessità legate alla specificità del sito come la natura geologica del terreno e il forte impatto del vento, sono state realizzate in cemento armato, si è scelto di utilizzare per il resto delle lavorazioni materiali naturali o riciclabili (copertura lignea, materiali isolanti naturali o riciclabili). I materiali di finitura sono stati definiti attraverso un’attenta analisi della produzione locale: i pavimenti degli spazi museali sono stati realizzati con una miscela di inerti provenienti da una cava della Val Pusteria, mentre per gli altri inserti lignei degli spazi espositivi e del ristorante sono stati scelti listoni di legno massello di larice locale.
La specificità e l’autenticità del ristorante AlpiNN è stata declinata anche nella progettazione degli spazi interni, il bar e la cucina sono entrambi rivestiti con Serpentino di Fundres, pietra naturale tipica dell’Alto Adige. I controsoffitti della sala sono rivestiti con stoffe sviluppate da un’azienda locale di Brunico e funzionano come una sorta di membrana capace di garantire il corretto assorbimento acustico degli ambienti interni.
L’involucro esterno, sia del museo che del ristorante, è stato progettato per raggiungere valori estremamente ridotti di trasmittanza ed eliminare la presenza di eventuali ponti termici. Per i materiali isolanti si è scelto di utilizzare materie prime naturali (fibra di legno, fibra di cellulosa) o materiali riciclabili. Il ruolo delle facciate vetrate è stato un tema rilevante del progetto: il carattere museale del volume principale emerge attraverso le grandi aperture che proiettano lo spazio espositivo verso l’esterno. Da un punto di vista tecnologico i sistemi vetrati sono caratterizzati da tripli vetri con interposti film basso emissivi, che, assieme alle strutture opache, garantiscono il rispetto dei parametri energetici previsti dagli standard CasaClima A dell’Agenzia KlimaHaus.
 
Camera Wall (© Skirama Kronplatz)

 
Il riscaldamento è garantito da un generatore a pellet ad alta efficienza energetica, che garantisce la produzione di calore all’intero edificio. Gli ambienti sono riscaldati da pavimenti radianti e il comfort interno, sia del museo che del ristorante, è gestito da un impianto di ventilazione meccanica che controlla i livelli di temperatura e umidità. L’illuminazione, invece, è garantita con led dimmerabili ad alta efficienza che hanno permesso di ottimizzare i consumi e ridurre ulteriormente il fabbisogno energetico dell’edificio.
 

 
Il percorso espositivo Il percorso espositivo si snoda in un viaggio verticale che accompagna il visitatore lungo la storia della fotografia di montagna, dai pionieri, fino ai fotografi contemporanei impegnati sulle big wall di tutto il mondo, dall’alto verso il basso, secondo un approccio multiprospettico e multidisciplinare. Si parte da un focus storico e tecnico sull’esordio della fotografia di montagna, concepita in primo luogo quale strumento di documentazione scientifica e solo con il tempo diventata testimone di imprese estreme che hanno trasformato le cime in un attraente scenario d’avventura e di emozioni. Dalla Wunderkammer, tra veri e propri cimeli dell’800, si passa al Wall of Fame, dedicato ai pionieri della fotografia di montagna e al Dia Horama, l’area che presenta sequenze fotografiche dei più importanti fotografi del museo. LUMEN ospita inoltre alcune mostre temporanee che variano annualmente e stagionalmente nonché esposizioni permanenti come “Messner meets Messner by Durst” che propone installazioni multimediali e realtà virtuali tra scatti, citazioni e speech dell’alpinista pioniere Reinhold Messner; oppure la sala Adrenalina realizzata in collaborazione con Red Bull Illume, dove l’innovazione digitale svela le foto sportive più straordinarie del celebre contest fotografico internazionale. Imperdibile la Sala degli Specchi che combinando arte e montagna mostra l’eterna interazione della forza della natura attraverso l’illusione dei riflessi, ma anche la stanza dell’otturatore: una grande apertura sulla parete che incornicia il panorama visibile da Plan de Corones e che una volta chiusa diventa schermo di proiezione.
 
Sala degli specchi (©Jürgen Eheim)

 
Le mostre temporanee Fino all’11 ottobre, due mostre temporanee in collaborazione con National Geographic portano alla luce alcuni scatti d’oltre Oceano che sfiorano le Ande peruviane e il sud America. Perù, include gli scatti di Louis Armando Vega, Musuk Nolte, Nicolas Villaume e Victor Zea ed espone tematiche che spaziano da uno dei più grandi pellegrinaggi delle Ande in Perù, a questioni culturali e sociali, cambiamenti climatici e fotografia documentaria. Mexico, raccoglie le immagini scattate da Ricardo Azarcoya, raccontando di incredibili luoghi incontaminati al confine con l’Antartide, tra la Patagonia e la Terra del Fuoco. Invece, la mostra MOUNTAIN PIECES. Reflecting History, riporta tra i territori dell’Alto Adige: l’artista Sissa Micheli, di origine altoatesina, affronta il tema della guerra e della pace mettendo a confronto la bellezza delle montagne e il passato bellico. Le sue fotografie ritraggono alcuni scenari di guerra dell’Alta Val Pusteria e includono elementi allestiti ad hoc come bandiere, fumogeni, superfici riflettenti o sassi in volo. Un’arte concettuale, fatta di simboli, che spinge ognuno ad elaborare la propria personale interpretazione e il proprio significato di pace, tra storia e identità.
 
Stanza del diaframma (©Paolo Riolzi)

 
Il ristorante Come abbiamo già detto, il LUMEN ospita anche un ristorante, l’AlpiNN – Food & Space Restaurant, una struttura panoramica voluta da Norbert Niederkofler che esprime la sua filosofia Cook the Mountain. È qui che a settembre si svolge Care’s, la celebre rassegna internazionale di chef che promuove un approccio etico e sostenibile alla cucina e il suo legame con il territorio. Quest’anno intitolata “The nature around you” affronta nuove modalità per “prendersi cura” anche alla luce della recente pandemia di Coronavirus, nonché una nuova formula anche virtuale e interattiva che coinvolgerà chef in diretta streaming da altre parti del mondo.
 

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