Dalla foresta alle abitazioni La casa di sughero sostenibile ed ecologica
Chi l’ha visitata sostiene che all’interno si senta l’odore della foresta. Sicuramente si percepisce subito di esser circondati da pareti completamente naturali. È la Cork House, una piccola abitazione realizzata interamente in sughero sull’isola Eton, dove il Tamigi entra a Londra. Si tratta di un progetto di tre architetti britannici: Matthew Barnett Howland, Dido Milne e Oliver Wilton. È la prima casa al mondo realizzata con l’impiego di mattoni e pannelli esclusivamente in sughero riciclato che si fissano tra loro senza dover utilizzare malta o colla. Il progetto è simile a una costruzione fatta con i famosi mattoncini Lego, con due importanti differenze: la Cork House è in scala 1:1 e i “mattoncini” non sono di plastica.
Il sughero è utilizzato già da qualche anno in edilizia soprattutto per i rivestimenti esterni e per isolare le abitazioni sotto il profilo termico e quello acustico.
Ma con il progetto Cork House, per la prima volta è stato utilizzato per realizzare strutture portanti. L’intera sezione della casa è fatta quindi di sughero naturale che vanta numerose proprietà: leggerezza, flessibilità, elasticità, resistenza al fuoco, traspirabilità, impermeabilità e riciclabilità.
La casa di sughero è composta da un totale di 1.268 blocchi, per un totale di 44 metri quadri di superficie coperta. Un salotto con cucina a vista, una camera da letto, un bagno e una piccola mansarda. Ogni ambiente presenta un tetto piramidale con tanto di lucernario che garantisce molta luce naturale.
I tre progettisti hanno condotto uno studio durato sei anni sull’impiego del sughero nelle costruzioni, studio che ha avuto anche il supporto degli ingegneri dello studio ARUP e della Bartlett School of Architecture di Londra. L’obiettivo della ricerca era quello di immaginare una tecnica costruttiva completamente sostenibile, sia in fase realizzativa sia in fase di demolizione. Ciò ha consentito di realizzare un’abitazione con un’emissione di anidride carbonica decisamente inferiore alla media. I “mattoncini” di sughero sono stati modellati da robot e sono stati poi uniti come se fossero muri a secco. Le pareti e i gradini ricordano le piramidi maya. La differenza si può percepire, però, al tatto. La struttura è lievemente spugnosa e morbida. Quando arriverà poi il momento di demolire la struttura, l’impatto ambientale sarà quasi nullo. Questo perché i “mattoncini” di sughero potranno essere nuovamente riciclati oppure trasformati in compost. Inoltre, la provenienza e la lavorazione del sughero sono certificate dalla Fsc (Forest stewardship council), una ong che ha dato vita a un sistema riconosciuto a livello internazionale.
Lo scorso anno, questo progetto edilizio ha vinto il premio Manser Medal 2019 come “Casa dell’anno” ed è candidato a divenire il prototipo di un nuovo modello di costruzioni. ■
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