Appuntamento con il consuntivo 2015

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Potenziata l’idea della centralità dell’associato

Un risultato positivo in condizioni non facili: questa potrebbe essere l’estrema sintesi di un anno caratterizzato dall’avvicendamento degli amministratori e da un contesto che certamente non è stato dei più semplici. Nonostante ciò, l’attuale governance di Inarcassa si è presentata all’appuntamento con il bilancio segnando un utile di 604 milioni di euro. Si tratta di un risultato che supera le stime del budget e sostiene la crescita del Patrimonio netto dell’associazione. Se si pensa che il Patrimonio netto rappresenta la garanzia degli impegni futuri nei confronti degli associati ben si comprende quanto sia importante portare a casa, a dispetto delle difficoltà di contesto, risultati positivi che contribuiscono al suo progressivo consolidamento (8,8 miliardi di euro nel 2015 contro gli 8,2 miliardi del bilancio precedente). Quello del consolidamento è un tema molto importante per un Ente di Previdenza, che è chiamato ad assumere scelte e strategie in funzione dei diritti e dei bisogni futuri degli associati.

 

 

Sono logiche ben lontane da quelle che governano il mercato e che tendono, nella velocità che oggi caratterizza gli scambi, alla massimizzazione del profitto con una forte attenzione agli andamenti di breve periodo. Se agli inizi del XX secolo Marinetti, nel Manifesto del Futurismo, scriveva “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità” oggi, a più di un secolo di distanza, possiamo osservare che l’esaltazione della tecnica e della velocità caratterizzano più i mercati che l’arte. Basti pensare ai mercati finanziari, che hanno abbracciato piattaforme tecnologiche in grado di consentire, agli scambi, di avvenire migliaia di volte al secondo. È proprio la profonda differenza che esiste tra le logiche di un “operatore di mercato” e quelle di un “gestore di previdenza” a diversificare necessariamente anche le metriche di lettura dei rispettivi bilanci. Per i secondi il confronto “anno su anno” non basta più e i risultati vanno più correttamente interpretati alla luce delle caratteristiche proprie del settore, che guarda alla sostenibilità di lungo termine e alle dinamiche attuariali nei periodi intermedi, cercando di anticiparne gli effetti. Quelle della previdenza sono dinamiche complesse, sensibili agli andamenti demografici e a quelli macroeconomici entrambi segnati, negli anni più recenti, dagli effetti di una crisi profonda che non a caso ha meritato l’appellativo di “grande recessione”. Gli effetti sulle famiglie, sull’economia e sul mercato delle professioni sono stati devastanti, il PIL della categoria è stato eroso per oltre il 30%. La capacità reddituale dei singoli è stata fortemente minata e spesso il “bisogno previdenziale” è stato declassato al rango di elemento secondario. Un circuito perverso se si pensa al fatto che la contribuzione rappresenta un investimento per il futuro di ciascuno, a garanzia di un tenore di vita dignitoso anche nel periodo in cui si abbandonerà l’attività lavorativa. Ancor più perverso se lo si confronta con la crescita delle prestazioni che Inarcassa sta registrando, a testimonianza del ruolo di “ammortizzatore” che, in linea con la sua missione e soprattutto in contesti difficili, è chiamata a svolgere. Fenomeni, quelli demografici, oggetto di costante monitoraggio grazie alle tecniche attuariali, che ne proiettano gli effetti nel lungo periodo per verificare la solidità del sistema. Sotto questo aspetto i numeri rappresentano una realtà ben nota e le risultanze della gestione previdenziale sono sostanzialmente allineate a quelle del Bilancio tecnico redatto al 31.12.2014. Al contrario le dinamiche economiche, influenzate da fenomeni che oramai rivestono carattere globale, hanno “depresso” i redditi dei singoli oltre le stime, minandone la capacità contributiva. Le situazioni di difficoltà si sono moltiplicate e, per fronteggiarle, Inarcassa ha messo in campo iniziative di sostegno che passano attraverso misure di carattere tipicamente finanziario, quali la dilazione e la rateazione dei versamenti, e interventi di natura “strutturale” quale, ad esempio, la deroga prevista sulla contribuzione minima. Consentire l’adempimento in un arco temporale dilazionato nel tempo rispetto alla scadenza naturale ha, inevitabilmente, comportato la crescita dello stock dei crediti che Inarcassa è chiamata a gestire. Peraltro, poiché la tutela degli associati passa anche attraverso la censura della volontarietà e della reiterazione delle inadempienze l’Associazione, nel corso del 2015, ha affiancato alle iniziative di sostegno azioni di recupero mirate a contrastare l’entità del fenomeno. Per massimizzare l’efficacia delle azioni intraprese, anche in termini di rapporto costo-beneficio, le analisi multidimensionali condotte sulla platea sono state finalizzate a individuare e avviare a recupero le posizioni con i più alti livelli unitari di debito. A fine 2015 risultano in corso azioni per circa 100 milioni di euro il cui ritorno, in termini finanziari, è funzione di agenti esterni connessi ai tempi di esecuzione/espropriazione. Nonostante la crisi edilizia abbia indiscutibilmente e innegabilmente rappresentato un importante fattore di compressione e malgrado l’inevitabile e progressivo impatto, sui saldi, della maturazione del sistema previdenziale il Bilancio tecnico, redatto dall’attuario indipendente, ne ha confermato la solidità e la sostenibilità a lungo termine. Va peraltro osservato che la migliore performance conseguita rispetto alle stime acquista ancor più valore se si considera il carico fiscale che l’associazione sostiene: nella seconda metà del 2014, con effetto pieno quindi sul bilancio 2015, il livello di tassazione si è ulteriormente innalzato per effetto dell’incremento, dal 20% al 26%, dell’aliquota fiscale sulle rendite finanziarie. L’impatto sui conti, la cui rilevanza è di immediata evidenza a fronte delle masse gestite, è stato solo parzialmente ammortizzato dalla concessione di un credito di imposta. Strumento, quest’ultimo, che nel momento in cui ha assunto il connotato di misura non occasionale è stato legato, dal legislatore, all’intervento diretto delle Casse, in qualità di “investitori istituzionali”, a sostegno dell’economia reale, evidenziandone il ruolo strategico per il Paese. Nella Relazione presentata al Convegno del 19 ottobre 2015 il Sottosegretario di Stato all’Economia e alle Finanze, On. Pier Paolo Baretta, lega la chiamata in causa degli investitori istituzionali alla qualità della crescita, di cui gli stessi sono riconosciuti garanti. Appare invero alquanto singolare che gli stessi soggetti ai quali oggi viene riconosciuto un ruolo primario all’interno del sistema Paese, conquistato nel corso del tempo e nell’esercizio della propria autonomia gestionale, continuino ad essere “incisi” da un susseguirsi di provvedimenti emanati dal legislatore in ottica di contenimento della spesa pubblica. Interventi attraverso i quali, in una sorta di inspiegabile o quantomeno curioso strabismo, si attrae l’azione delle Casse a concetti di tagli lineari che a questo ruolo poco si attagliano e che, nei fatti, si traducono in una forma “atipica” di imposizione. Si tratta di prelievi di non poco conto attraverso i quali, nel triennio 2013-2015,il comparto delle Casse ha assicurato allo Stato, a solo titolo di “spending review”, entrate per oltre 28 milioni di euro. A ciò si aggiunge il gettito derivante dal regime ordinario di tassazione per effetto del quale, nel 2015, Inarcassa ha versato nelle casse dello Stato, a titolo di imposta, un importo complessivo pari a circa 104 milioni di euro. Le vicissitudini dei mercati finanziari e quelle di carattere fiscale non hanno però impedito alla gestione finanziaria, letta nella totalità delle sue componenti di negoziazione, flussi cedolari e copertura dei rischi di portafoglio, di generare un saldo migliore del 9% rispetto alle previsioni e in linea con quello del 2014. Non va dimenticato infatti che per i mercati finanziari il 2015, dopo un trimestre iniziale in crescita, è stato un anno caratterizzato da una forte discontinuità. Un anno in cui agli annunci della BCE sull’estensione del Programma di Acquisto Attività è seguito il repentino rialzo dei tassi europei che avevano precedentemente toccato i minimi storici; un anno nel quale allo scandalo Volkswagen sono seguite le forti perplessità sulla tenuta dell’economia cinese, che hanno fatto crollare le Borse di tutto il mondo. Temi indubbiamente importanti, che però non scalfiscono l’idea di centralità dell’associato che gli amministratori perseguono. Nel corso del 2015 è stato approvato, per la prima volta nella storia dell’Associazione, il Piano di comunicazione, con la finalità di declinare e sincronizzare i diversi canali di diffusione e di divulgazione verso l’esterno. Ma, ancora prima, con un obiettivo fondamentale: comprendere per gestire. Solo attraverso la piena comprensione delle esigenze, infatti, si possono fornire risposte adeguate. Conoscenza, confronto e dialogo: queste le direttrici alle quali gli amministratori intendono ispirarsi con l’obiettivo di trasformare un rapporto spesso vissuto come imposizione in una opportunità di welfare. Una sfida importante, una sfida per il futuro. 

 

 

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