Terra cruda, un’antica contemporaneità
La terra cruda è un materiale da costruzione antico e versatile, basato sull’uso della terra non cotta, addizionata ad inerti. In terra cruda sono state realizzate costruzioni di ogni tipo, piccole case ma anche edifici religiosi, strutture difensive e parti di città di notevoli dimensioni, anche in altezza.
Le costruzioni in terra cruda sono diffuse in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, dall’Iran al Cile, all’India, all’Europa. Sono oggetto di studi scientifici e di ricerche universitarie, che ne hanno documentato la diffusione e le tecniche costruttive, le caratteristiche tecniche, i metodi di conservazione e le prospettive di nuovi usi. Gli studi attuali hanno messo in evidenza che quasi il 40% della popolazione mondiale abita o utilizza case di terra.
Anche in Italia sono presenti costruzioni in terra cruda, soprattutto in forma di piccole case, che oggi restano silenziose sentinelle di un recente passato che utilizzava le risorse locali più per necessità che per la consapevolezza del benessere dell’abitare apportato dal materiale.
Gli edifici sono realizzati con le tecniche costruttive in uso anche in altre parti del mondo, tutte accomunate dall’impiego della terra argillosa, tradizionalmente impastata con paglia, sabbia, acqua e, a volte, con piccoli ciottoli.
Le diverse tecniche costruttive influenzano l’immagine delle costruzioni e connotano i paesaggi: sono in Adobe (mattoni crudi o Làdiri) le costruzioni presenti nei centri urbani del Sud Sardegna, mentre nell’alessandrino, in Piemonte, sono diffuse le costruzioni in Pisé: un impasto in terra quasi asciutta, pressato in casseforme che vengono rimosse una volta che il muro ha raggiunto una buona coesione.
In Friuli si riconoscono le costruzioni in Torchis, formate da una struttura portante in legno con tamponamento in graticciato ligneo e terra cruda. Invece nelle campagne abruzzesi e marchigiane la tecnica prevalente è quella del Massone (simile al Cob inglese o Bauge francese), un impasto di terra, paglia, acqua e sabbia, posto in opera ancora umido, a strati alti 70 cm, che devono asciugare prima della posa in opera dello strato sovrastante. Un unicum nel panorama italiano è il quartiere di Villa Ficana, a Macerata, interamente realizzato con la tecnica del Massone, risalente alla metà dell’800. Il quartiere è stato recentemente ristrutturato ed è, oggi, abitato e sede di un ecomuseo.
Uno sguardo in terra di Sardegna
L’architettura della terra cruda in Sardegna ci appare oggi come il prodotto di una grande accumulazione di culture materiali della costruzione edilizia.
Questa produzione diffusa di case ha interessato nel tempo non meno di sessantamila edifici (probabilmente ridotti attualmente alla metà). La qualità di queste produzioni, legata insieme alla sua stabilità e durabilità ed ai suoi caratteri linguistico/ formali e spaziali, è sempre stata garantita dalla costanza dei magisteri costruttivi e da un confronto e verifica diffusi delle pratiche edilizie e delle tecniche ad essi connesse.
Samassi (SU). Foto di Francesca Pittau
La straordinaria e quasi “codificata” uniformità di tutti i caratteri costruttivi essenziali e non esornativi (come il muro in adobe/ ladiri ripetuto uguale a se stesso) anche in contesti geograficamente distanti o la costante ripetizione delle modalità costruttive e linguistiche delle aperture e dei coronamenti, delle carpenterie dei solai e delle coperture, può sicuramente essere legata alla presenza del “saper fare” diffuso nelle comunità anche a livello microfamiliare, cui si univano prestazioni specialistiche per particolari elementi di fabbrica (lavorazione del legno strutturale e della pietra a vista per archi architravi etc.).
La suddetta stabilità delle tecniche, dei materiali e dei “caratteri” degli elementi di fabbrica ha costituito una vera e propria serie di “tipi costruttivi” comuni alle culture materiali che li hanno prodotti.
In effetti, l’architettura storica in terra cruda della Sardegna si può descrivere anche come il combinarsi, in forme sempre uguali e sempre diverse, di tipi costruttivi la cui presenza è anche più stabile della configurazione spaziale e distributiva dei tipi edilizi, che muta nel tempo e nello spazio con una variabilità più pronunciata.
La fabbrica in terra cruda è principalmente fondata sull’impiego delle tecniche di produzione e messa in opera del laterizio (blocco in ladiri o terra cruda delle dimensioni di 10x20x40 cm) e delle malte di terra, più o meno mista alla calce.
L’attacco a terra di questa muratura, componente decisivo della sua consistenza e durevolezza, è invece realizzato in materiale lapideo sia nella fondazione che nel basamento, destinato a portare fuori terra lo spiccato della muratura in ladiri, di regola sino a 50-90 cm.
Per quanto riguarda le malte e gli intonaci si utilizza l’argilla, con impasti differenti e secondo le diverse modalità: in questo modo, nelle condizioni migliori di messa in opera, si dà luogo ad una costruzione che trasmette una forte immagine di monoliticità, quasi estrusa dalla terra, pur trattandosi dell’assemblaggio di migliaia di mattoni. In questi paesaggi urbani di terra, il latte di calce, più o meno colorato con pigmenti, introduce la nota cromatica fondamentale del bianco, dei colori delle terre o di tinte pastello, che esaltavano l’aspetto mediterraneo di questi villaggi. Non sappiamo di preciso da quanti secoli la cultura costruttiva del muro in ladiri abbia permeato la Sardegna lungo la fossa del Campidano, certamente non è esistita un’unica e ininterrotta vicenda dell’architettura in mattoni crudi della Sardegna. Tuttavia, il materiale edilizio che, per la gran parte ci è stato tramandato dalle culture abitative e costruttive storiche, è frutto del modo in cui è stata plasmata l’Isola dal 400 in poi.
Giancarlo Lochi
Cosa accade se si vuole recuperare edifici in terra cruda o costruirne di nuovi? È possibile con la normativa urbanistica e strutturale vigente? Negli ultimi anni le tecniche costruttive sono state riscoperte e sperimentate grazie al lavoro di alcune associazioni, molto attive sui territori, ed a studi scientifici ed universitari, che ne hanno compreso e verificato le qualità, hanno messo a punto buone pratiche per la ricostruzione.
In un contesto progettuale più consapevole e attento alla sostenibilità edilizia, la terra rappresenta una risorsa: è disponibile in loco praticamente ovunque, non necessita di grande dispendio di energia per essere trasformata, è sana ed ha apprezzabili proprietà termo-igrometriche e di isolamento acustico, di resistenza sismica e di riciclabilità.
Le costruzioni in terra cruda hanno, infatti, la capacità di mantenere costanti umidità e temperatura interne, sono in grado di trattenere l’umidità in eccesso presente nell’aria e di rilasciarla in caso di necessità (gli intonaci a base di argilla hanno capacità di assorbimento pari a 1,5÷3 volte quella degli intonaci tradizionali), assieme ad una notevole inerzia termica. Caratteristiche che non hanno uguali in nessun altro edificio, né nelle case in cemento armato, né in quelle realizzate in muratura, né in quelle in legno.
Tuttavia, la durabilità delle costruzioni in terra cruda è condizionata alla loro costante manutenzione, perché ciò che danneggia le murature non è l’acquazzone, la pioggia improvvisa, ma piuttosto il dilavamento continuo. Il materiale, sensibile all’acqua, in caso di imbibizione perde la sua solidità, si assottiglia e forma fessurazioni; pertanto, è necessario proteggere le murature dall’umidità di risalita, dall’erosione e dalla pioggia battente e ripararle con costanza. Anche sul piano antisismico queste costruzioni presentano caratteristiche di resistenza: in una regione, quale l’Abruzzo, solcata negli anni da numerosi eventi sismici, gli edifici in Massone, monolitici e rastremati verso l’alto, hanno resistito alle sollecitazioni sismiche occorse negli anni. Inoltre, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, sono riemerse sotto vecchi strati di intonaco, murature composte con terra e graticciato in legno (simile al Torchis) con funzione di contrasto delle spinte sismiche, testimonianza di una antica e dimenticata sapienza costruttiva. Tuttavia, le caratteristiche antisismiche degli edifici in terra cruda devono ancora essere approfondite e normate: in Italia è sempre possibile il recupero e la rifunzionalizzazione delle costruzioni in terra cruda esistenti, invece la realizzazione di ampliamenti o di nuove architetture deve necessariamente prevedere una struttura portante realizzata con materiali correnti (in legno, nella maggior parte dei casi). Infatti, la terra cruda non è considerata materiale da costruzione nelle Norme Tecniche per le Costruzioni, attualmente in vigore, per la variabilità della sua composizione e per la difficoltà di porre in opera un prodotto omogeneo.
Come materiale di tamponamento o di rivestimento, la terra cruda viene attualmente commercializzata nella forma di mattoni in terra cruda o di mattoni crudi trafilati, oppure nella forma di lastre d’argilla spesse fino a 5 cm, per formare pareti non portanti, oppure, ancora, nella forma di malta per intonaco da interni, in diversi colori grazie all’aggiunta di aggregati e pigmenti.
Una ultima annotazione è relativa alla possibilità di ottenere la classificazione catastale degli edifici in terra cruda nella Categoria A/11: l’Agenzia delle Entrate, anche in Abruzzo, ha inserito le case di terra nella Categoria Catastale A/11 “ case tipiche dei luoghi” che comporta una conseguente agevolazione fiscale, ai sensi della Circolare n. 5/2012.
Numerosi sono gli studi condotti in ambito europeo e nazionale, con progetti di sperimentazione e didattici che coinvolgono enti, istituzioni, associazioni o privati. Si occupano della valorizzazione del patrimonio esistente, della formazione delle maestranze, della realizzazione di progetti pilota, della definizione di buone pratiche.
Casalincontrada (CH). Foto di Sergio Camplone
Numerose sono anche le nuove architetture che sperimentano l’uso della terra cruda. La Cappella della Riconciliazione, a Berlino, è stata realizzata in terra battuta mista a fibre di lino. Il progetto è firmato dagli architetti Rudolf Reitermann e Peter Sassenroth che, nel 1999-2001, hanno realizzato un edificio composto da un nucleo interno in terra battuta e da un involucro esterno in listelli di legno. I due involucri formano uno spazio intermedio connotato da una luce graduata che prepara al raccoglimento della preghiera. La Cappella della Riconciliazione è uno dei più grandi edifici pubblici costruiti in terra battuta portante in Germania. Il cantiere è stato oggetto di sperimentazione dato che all’epoca in Germania mancava una norma specifica che permettesse l’autorizzazione di tale tipo di costruzione.
La METI School handmade a Rudrapur in Bangladesh, è stata progettata da Anna Heringer ed Eike Roswag che è valsa loro il premio Aga Kahn Award for Architecture, nel 2007. La scuola è formata dal piano terra in terra battuta Pisé, che ospita tre aule con accesso diretto dall’esterno, e dal primo piano formato da uno spazio unico ed arieggiato, con struttura portante e tamponamenti in bambù. Recentissima è la realizzazione del Nuovo centro di chirurgia pediatrica di Emergency ad Entebbe, Uganda, progettato da Renzo Piano Building Workshop e dallo Studio TAM Associati (2013-2020). Un ospedale sostenibile dal punto di vista ecologico con la muratura portante in Pisé più lunga finora realizzata. L’edificio si estende su 9.700 metri quadri e contiene 3 sale operatorie e 72 posti letto, oltre a tutti i locali necessari al funzionamento di un grande ospedale.
La versatilità e la disponibilità della terra cruda, come materiale da costruzione, permettono di comprendere le ragioni alla base della continuità e della sopravvivenza dell’uso di questo materiale nelle costruzioni attraverso i secoli ed ancora oggi: forme contemporanee per un antico materiale.
Manoppello (PE). Foto di Tiziana Francavilla
Per chi vuole approfondire… • Centro di documentazione delle costruzioni in terra cruda, Casalincontrada (CH), www.casediterra.com; • Associazione Internazionale Città della Terra Cruda, Samassi (CA), www.terracruda. org; • Ecomuseo Villa Ficana Macerata, www. ecomuseoficana.it; • Craterre: culture costruttive e sviluppo sostenibile www.craterre.org; • Cappella della riconciliazione a Berlino Kapelle der Versöhnung | Loam Clay Earth, Martin Rauch, Vorarlberg (lehmtonerde.at); • METI School a Rudrapur in Bangladesh www.anna-heringer.com/projects/meti- school-bangladesh; • Nuovo centro di chirurgia pediatrica di Emergency ad Entebbe, Uganda http:// www.rpbw.com/project/emergency-childrens- surgery-center. ■
tra quelli più cercati