La contribuzione: obbligo sgradevole o risorsa per il futuro?

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Ciascuno di noi, di fronte alla scadenza per il pagamento dei contributi previdenziali, sbuffa ed esclama: “Ancora imposte, versamenti che mi impoveriscono e che non rivedrò più …”.

È una reazione comprensibile, ma nasce da una mancanza di approfondimento delle tematiche impositive e, soprattutto, di quelle previdenziali.

In generale il pagamento delle imposte è un esborso di denaro che non ci ritorna direttamente, ma sotto forma di servizi che lo stato ci offre: sanità, istruzione, infrastrutture ecc.

Non entriamo nel grossissimo problema di come il nostro denaro viene utilizzato da chi ci governa e lo gestisce, non è questo il tema che qui si vuole affrontare, ma sicuramente l’atteggiamento di fastidio anche per la contribuzione previdenziale nasce da qui.

Dobbiamo dunque sgombrare il campo: la contribuzione previdenziale non è un’imposta che paghiamo e scompare dalla nostra disponibilità, ma un risparmio forzoso per assicurarci una rendita per la nostra vecchiaia.

Molti pensano che se tenessero il denaro e lo investissero direttamente ne avrebbero maggiori vantaggi, ma questa è un’idea poco concreta.

Per prima cosa se non ci fosse l’obbligo di accantonare una percentuale dei propri guadagni difficilmente metteremmo da parte la medesima cifra per investimenti per il futuro.

Inoltre dove investire per avere una tasso di capitalizzazione certo almeno dell'1,5%, incrementabile se la gestione del patrimonio Inarcassa ha dato percentuali di reddito maggiori?

Ciascuno di noi ha fatto i suoi investimenti in borsa, con esiti non sempre felici e soprattutto non costanti nel tempo. Certo si può avere grandi guadagni occasionalmente, ma bisogna essere degli esperti in materia e seguire il mercato giornalmente, praticamente svolgere tale attività come professione, e, anche in questo caso, con esiti incerti.

Soprattutto i grandi guadagni sono strettamente correlati a rischi elevati.

Investire nell’immobiliare? Il mercato ha subito notevolissimi ribassi negli ultimi anni, chi aveva acquistato immobili una decina di anni fa se li è visti svalutati a causa dell’inadeguatezza alle nuove norme energetiche, che di fatto hanno fatto “invecchiare” precocemente gli immobili con conseguente perdita del loro valore.

Le assicurazioni? La previdenza integrativa? Analizzatele bene: sono tutte forme di risparmio che vi danno molto meno della resa pensionistica della contribuzione che versate a Inarcassa.

Altro punto da esaminare e comprendere è il fatto che i versamenti previdenziali “rendono” dal punto di vista pensionistico tanto più quanto più la loro data è lontana da quella del pensionamento.

È atteggiamento normale da parte dei giovani pensare che il problema previdenziale non li riguardi affatto al momento del loro inizio attività, che sia da affrontare quando si sarà più avanti negli anni e si comincerà a pensare alla cessazione dell’attività e al pensionamento.

Errore grave!

Una piccola cifra versata da giovani vale molto di più che una cifra più consistente versata alle soglie del pensionamento!

Il montante contributivo infatti è costituito dal capitale versato di anno in anno con rivalutazione a interesse composto.

Vediamo gli esempi riportati nel grafico.

 

Fig. 1 - Dinamica dei contributi per anzianità e Montante contributivo (valori in € costanti)

 

 

Si evince immediatamente che la situazione è premiante per i versamenti alti nel tempo più lontano dalla pensione.

Prendiamo in considerazione le agevolazioni per i giovani iscritti:

 

  • Riduzione della contribuzione per cinque anni per gli iscritti di età inferiore a 35 anni.
  • Deroga dal pagamento dei minimi contributivi per chi prevede di produrre (e produce) reddito inferiore al valore limite corrispondente al contributo minimo soggettivo per l’anno in corso.

 

La prima agevolazione non comporta riduzione dell’anzianità previdenziale e il regolamento generale di previdenza prevede, alla maturazione di 25 anni di iscrizione e contribuzione, l’integrazione figurativa fino alla concorrenza della contribuzione piena calcolata con riferimento al periodo agevolato, il cui accredito ha effetto dalla scadenza prevista per il pagamento del conguaglio dell’anno cui la contribuzione è riferita e i relativi oneri di capitalizzazione sono a carico di Inarcassa.

È facoltà dell’iscritto versare in qualsiasi momento l’importo corrispondente alla contribuzione per la quale ha goduto dell’agevolazione. La contribuzione piena eventualmente versata aumenterà il montante contributivo a far data dal momento in cui il versamento viene effettuato, per la sola quota capitale senza rivalutazione per il periodo pregresso.

In quest’ultimo caso, qualora l’interessato maturi i suddetti venticinque anni di iscrizione a contribuzione piena, INARCASSA provvederà comunque a integrare il montante da questi maturato con un ulteriore importo corrispondente alla contribuzione per la quale egli avrebbe potuto godere dell’agevolazione.

In pratica è opportuno dopo il primo periodo di inizio professione, integrare i propri versamenti con quanto risparmiato nei primi anni con l’agevolazione contributiva, in quanto fin da subito si aumenta il proprio montante contributivo, cosa fondamentale in caso di disavventure (invalidità, inabilità o premorienza), ma dopo i 25 anni di iscrizione si avrà anche l’ulteriore incremento del montante effettuato figurativamente da Inarcassa, con capitalizzazione sempre a carico di Inarcassa.

La deroga, invece, provoca una riduzione dell’anzianità contributiva computata sulla base del rapporto tra l'importo del contributo soggettivo versato, corrispondente al reddito professionale dichiarato moltiplicato per la percentuale ordinaria del contributo soggettivo, e l'importo relativo al minimo del contributo soggettivo dovuto per lo stesso anno, applicato su 365 giorni e arrotondato al valore superiore del giorno.

Entro i cinque anni successivi a quello per il quale è stata esercitata la facoltà di cui sopra e comunque entro la domanda per l'accesso al trattamento pensionistico, gli iscritti possono corrispondere la differenza tra il contributo minimo soggettivo dovuto e il contributo soggettivo versato, al fine di assicurarsi l'anzianità previdenziale dell'anno; l'onere a carico dell'iscritto viene determinato mediante il Regolamento Riscatti.

Attenzione dunque a usufruire di questa agevolazione: se da un lato consente un risparmio immediato, dall’altro comporta una diminuzione del montante contributivo nel periodo più lontano dalla pensione, con una perdita significativa sull’importo della pensione stessa.

È vero che si può poi recuperare versando successivamente gli importi a suo tempo risparmiati, ma è anche vero che è sempre difficile decidere di versare ulteriori contributi rispetto a quelli dovuti annualmente.

Il consiglio per i giovani è di cominciare fin dall’inizio della propria carriera a valutare bene l’effetto nel tempo dei propri versamenti e costruirsi un montante contributivo in modo intelligente, pensando al futuro.

Anche pensare fin da subito al riscatto degli anni di studio è opportuno e utile, in quanto si aumenta la propria anzianità contributiva – cosa che sarà utile a fine carriera all’atto del pensionamento, ma sarà utilissima nel caso di disgrazie come la premorienza o l’inabilità e invalidità, consentendo un calcolo migliore della pensione indiretta o di inabilità - invalidità.

Mi sento di consigliare ai giovani iscritti di non trascurare queste opportunità e di farsi magari aiutare dai famigliari con un “regalo contributivo” piuttosto che altri beni, regalo che darà frutti notevoli nel futuro, quando si avrà bisogno di un reddito adeguato per garantirsi una vecchiaia serena.

Analogamente, in caso di contribuzione presso altri enti per rapporti di dipendenza nel primo periodo di lavoro, è utile ricongiungerli appena possibile presso Inarcassa, in quanto il montante contributivo presso il nostro ente viene aumentato di anno in anno di una percentuale almeno pari a 1,5%, cosa non garantita da altre forme di previdenza.

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