L'importanza di infrastrutture verdi nelle nostre aree urbane contro i cambiamenti climatici
Green infrastructure è una terminologia coniata negli Stati Uniti della metà degli anni 1990 (Henein Merriam, 1990), che mette in evidenza l’importanza dell’ambiente naturale nelle decisioni riguardanti la pianificazione territoriale. L’US Enviromental Protection Agency (EPA), che rappresenta l’agenzia che ha strutturato il più complesso sistema per la creazione e la gestione delle infrastrutture verdi le descrive come una categoria di manufatti, tecnologie e pratiche che utilizzano sistemi naturali – o artificiali che simulano i processi naturali – con la finalità di migliorare la qualità ambientale generale e fornire servizi di pubblica utilità di fatto “it is a network of multi-functional open spaces, including formal parks, gardens, woodlands, green corridors, waterways, street trees and open countryside”. Le politiche statunitensi si fondono sul ricercare un riequilibrio idrogeologico attraverso il recupero delle acque meteoriche. Se su scala territoriale queste infrastrutture puntano alla conservazione e al ripristino ambientale delle componenti sensibili del paesaggio naturale, quali foreste, pianure alluvionali e soprattutto aree umide, su scala urbana agiscono sul disegno del suolo con l’obiettivo di ridurre l’immissione di acque meteoriche nel sistema fognario, di mitigare le isole di calore e di innalzare gli standard abitativi grazie all’aumento della presenza di verde urbano. Sta di fatto che la riforma del sistema delle infrastrutture urbane rappresenta uno snodo centrale per la trasformazione ecologica delle città in quanto promuovono un approccio integrato alla gestione del territorio determinando effetti positivi anche dal punto di vista economico, nel contenimento di alcuni danni causati dal dissesto idrogeologico, nella lotta ai cambiamenti climatici e nel ristabilimento della qualità delle matrici ambientali: aria, acque, suolo. Lo scenario al 2050 descritto dalla Mappa degli effetti dei cambiamenti climatici (IPCC 2013-2014) mostra che in Italia il cambiamento climatico rischia di amplificare le differenze regionali in termini di qualità e disponibilità delle risorse naturali e degli ecosistemi. Nel futuro, i trend prevedibili di esposizioni significative per la salute umana legate ai mutamenti climatici indicano un aumento della malnutrizione a livello globale e del numero di persone soggette a malattie e danni a seguito di picchi di calore, inondazioni, tempeste, incendi e siccità.
In questo scenario di sfondo, il rinnovo del sistema delle infrastrutture è un tema centrale oltre a rappresentare la possibilità di rallentare il riscaldamento globale. È sempre più evidente, infatti, che la sfida alla sostenibilità si combatte nelle aree urbanizzate: oggi tutte le città si trovano di fronte alla sfida cruciale di transitare verso modelli urbani più sostenibili. Per comprendere appieno cos’è un’infrastruttura sostenibile urbana bisogna quindi comprendere il ruolo del suolo e le sue funzioni intese come servizi ecosistemici. Il suolo svolge molte funzioni vitali per l’ecosistema in quanto, oltre ad avere un ruolo cruciale nella produzione alimentare, crea habitat adatti alla biodiversità del sottosuolo e di superficie, filtra e modera il flusso d'acqua verso le falde, rimuove le sostanze contaminanti, riduce frequenza e rischio di alluvioni e siccità (European Commission, 2012). Inoltre aiuta a regolare il microclima in ambienti ad alta densità urbana, oltre a svolgere funzioni estetiche a livello paesaggistico. L’impermeabilizzazione dei suoli pertanto, oltre a costituire un danno ambientale già solo per il semplice principio ecologico che il suolo impiega molto tempo a formarsi, rappresenta un danno ancor maggiore in una prospettiva di mitigazione dei crescenti rischi connessi all’urbanizzazione. Sono proprio i suoli permeabili o potenzialmente tali a rappresentare luoghi centrali di una strategia adattiva finalizzata alla gestione di precipitazioni intense sempre più frequenti causate dai cambiamenti climatici. Le infrastrutture rappresentano un’azione concreta di mitigazione degli effetti di impermeabilizzazione dei suoli a cui rimandano anche le Sealing Guidelines prodotte dall’European Commission nel 2012. L’US Enviromental Protection Agency (EPA) suddivide queste tecnologie sulla base dei concetti di infiltrazione, evapotraspirazione, cattura e riutilizzo delle acque piovane per mantenere o ripristinare la naturale idrologia del territorio in accordo con i principi del Landscape Planning. In linea generale le infrastrutture verdi utilizzano il suolo e la vegetazione per l’infiltrazione, l’evapotraspirazione o il riciclo delle acque di prima pioggia. Quando sono utilizzate come componenti di sistemi per la gestione delle acque meteoriche, le infrastrutture verdi, come i tetti verdi, le pavimentazioni permeabili, i rain gardens, e le trincee verdi, possono fornire una varietà di benefici ambientali. Oltre a consentire la sedimentazione e l’infiltrazione delle acque piovane, queste tecnologie possono contemporaneamente aiutare ad abbattere gli inquinanti atmosferici, ridurre la domanda di energia, mitigare l’effetto dell’isola di calore urbana e trattenere ossido di carbonio, offrendo al contempo alle comunità benefici estetici e spazi verdi. Lo schema seguente chiarisce come le aree urbanizzate, che presentano generalmente una superficie impermeabile del 75-100%, generano un deflusso delle acque piovane considerevole (pari al 55%) in quanto solo in minima parte l’acqua riesce a penetrare nel terreno (10% come infiltrazione poco profonda e 5% come infiltrazione profonda) a fronte di una dispersione del 30% del deflusso per evotraspirazione.
Schema dell'influenza della copertura del suolo sul ciclo idrogeologico
Nel nostro Paese l’utilizzo di processi legati ai principi delle infrastrutture verdi sono ancora pochi, limitati a singole iniziative locali e non sono inserite in una logica di rete, indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi green e che consentano di ottenere i fondi europei. C’è bisogno che queste infrastrutture vengano riconosciute ed esplicitamente inserite nella pianificazione di livello strutturale, sia su scala dell’area vasta che nella pianificazione comunale, ma anche pienamente inserite nella programmazione dei fondi comunitari a livello regionale. I fondi strutturali possono rappresentare un’azione d’implementazione e di valorizzazione unica, che sarebbe un peccato perdere. Come dimostrano le pratiche internazionali, l’uso esteso delle infrastrutture verdi, oltre a migliorare la qualità ecologica e sociale delle aree urbane, è in grado anche di generare incrementi netti nei valori del capitale costruito e di attrarre investimenti. È ormai giunto il momento di un cambio sostanziale di approccio nella gestione del territorio: serve una riforma organica del governo del territorio che faccia dialogare strategie pianificatorie e risorse economiche al fine di rendere attualizzabile e reale un possibile cambiamento dei nostri territori secondo le linee guida europee. ■
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