Il BIM in Italia: l’introduzione e le sfide dell’attuazione

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Casa Farnsworth di Ludwig Mies van der Rohe

Building Information Modeling (BIM) è una metodologia digitale che sta rivoluzionando il settore dell’edilizia in tutto il mondo. Parlandone tuttavia molte volte si fa confusione e si pensa che esso sia un Software per la progettazione 3D.
In Italia, l’adozione di questa metodologia ha incontrato alcune sfide significative, che vanno dalla mancanza di standardizzazione, alla resistenza, al cambiamento da parte degli attori del settore. In questo articolo, esamineremo l’introduzione del BIM in Italia, le parole chiave che lo compongono e le problematiche associate alla sua attuazione.
BIM è un processo collaborativo basato su modelli digitali che fornisce una rappresentazione tridimensionale di un edificio o di un’infrastruttura, parametri che utilizza alla base dei software di progettazione parametrici ad oggetti. Questi modelli contengono informazioni dettagliate su ogni aspetto del progetto, dalla struttura alla gestione delle risorse. Il modello si sviluppa in diverse dimensioni, che vanno dal 2D al 7D, e ognuna di queste dimensioni aggiunge un livello di complessità e dettaglio al modello.
BIM 2D: il modello è costituito da disegni bidimensionali, come piani, sezioni e prospetti. Questi disegni sono essenziali per la comprensione del progetto, ma non contengono informazioni dettagliate sui materiali, le quantità o le proprietà.
BIM 3D: il modello è tridimensionale e contiene informazioni dettagliate sulla geometria del progetto. Questo consente ai progettisti di visualizzare il progetto in modo più realistico e di individuare eventuali conflitti o problemi di costruzione.
BIM 4D: il modello è arricchito con informazioni temporali, consentendo di pianificare e gestire il progetto nel tempo. Questo può includere la programmazione delle attività di costruzione, la gestione delle risorse e la simulazione di scenari di costruzione.
BIM 5D: il modello è arricchito con informazioni sui costi, consentendo di valutare e gestire i costi del progetto. Questo può includere la stima dei costi, la gestione dei contratti e la valutazione degli impatti finanziari delle decisioni di progettazione.
BIM 6D: il modello è arricchito con informazioni sulle prestazioni energetiche e ambientali del progetto. Questo può includere la simulazione del consumo energetico, la valutazione dell’impatto ambientale e la progettazione di soluzioni sostenibili.
BIM 7D: il modello è arricchito con informazioni sulla gestione e manutenzione del progetto dopo la sua realizzazione. Questo può includere la gestione delle informazioni, la manutenzione preventiva e la gestione del ciclo di vita del progetto “gestione e facility management”.
Oltre alle 7 dimensioni citate ad oggi esiste un dibattito aperto su tre “nuove dimensioni del BIM”:
BIM 8D: sicurezza in fase di progettazione e realizzazione dell’opera;
BIM 9D: costruzione snella;
BIM 10D: industrializzazione delle costruzioni.
In sintesi, ogni dimensione aggiunge un livello di complessità e dettaglio al modello. Questo consente ai professionisti dell’edilizia di collaborare in modo più efficace e di gestire i progetti in modo più efficiente, riducendo i costi e i tempi di costruzione.
In Italia, il BIM è stato introdotto per la prima volta nel 2018 con il Decreto Ministeriale 560/2017, che ha reso obbligatorio l’utilizzo del BIM per i progetti di costruzione pubblica con un valore superiore a 100 milioni di euro, ma è dalla fine degli anni 90 del secolo scorso che varie commissioni dell’IAI - “Industry Alliance for Interoperability” hanno studiato e sviluppato la codifica I.F.C. “Industry Foundation Classes”, codifica di interoperabilità nella progettazione BIM.
Building SMART, antesignana di IAI international, nasce per il volere di Autodesk nel 1994. La software house riunì dodici società e fondò un consorzio senza fine di lucro, allo scopo di organizzare e supportare il BIM.
L’operato del consorzio era quello di valutare i benefici di tale metodologia, cercando di sviluppare un protocollo universale che potesse interagire fra le varie piattaforme avvalendosi anche dell’integrazione di dati provenienti da programmi esterni. Nel 1995 fu istituita l’Industry Alliance for Interoperability (IAI) con lo scopo di sviluppare un “formato” di comunicazione in grado di contenere tutte le informazioni fondamentali degli elementi della produzione edilizia.
Alla base del progetto una codifica libera chiamata Industry Foundation Classes (IFC), standard internazionale per la rappresentazione dei dati nei settori dell’architettura, dell’ingegneria e della costruzione (AEC). Sono un formato di file neutro, basato su XML, che consente di scambiare informazioni tra diversi software in modo interoperabile.
Le IFC sono divise in diverse classi e tipi di oggetti, che rappresentano i diversi elementi di un edificio e codificano lo stesso per oggetti significativi con uno schema ad albero.
L’insieme delle norme UNI 11337 costituisce, ad oggi, l’apparato normativo nazionale per l’utilizzo del Building Information Modeling. Il progetto ora può nascere seguendo lo schema delle UNI in particolare la 11337-4 che definisce l’evoluzione e lo sviluppo informativo dei modelli, elaborati ed oggetti mediante un’interpretazione italiana dei LOD (Level Of Development) Inglesi (Lod 100-200-300- 350-400-500) avente una gerarchia distribuita su 7 livelli:
LOD A - Oggetto simbolico;
LOD B - Oggetto generico;
LOD C - Oggetto definito;
LOD D - Oggetto dettagliato;
LOD E - Oggetto specifico;
LOD F - Oggetto eseguito;
LOD G - Oggetto aggiornato.
Questa normativa non fornisce specifiche dirette degli oggetti ma vuole richiamare gli obiettivi delle fasi di ciascun processo edilizio introducendo di fatto una novità rispetto alla normativa tecnica internazionale. I modelli, gli oggetti e gli elaborati informativi che seguono la stessa organizzazione dei LOD, ma assumono un carattere strumentale al fine di raggiungere gli obiettivi prescritti dalle fasi.

Streetscape - design del modello di KJJ studio (Bridge Con)

Gli obiettivi informativi in ciascuna fase del processo sono scritti sul “Capitolato Informativo” descritto in dettaglio nella UNI 11337-5.
Per gestire un progetto che nasce dalla volontà di avere un unico oggetto architettonico con tutte le sue caratteristiche, nascono tre figure fondamentali: BIM Manager, BIM Coordinator e BIM Specialist. Queste figure sono fondamentali per la gestione e l’implementazione efficace del BIM ed ognuno di questi attori ha responsabilità specifiche che contribuiscono al successo complessivo del progetto BIM. Il BIM Manager è il responsabile generale della strategia BIM all’interno di un’organizzazione o di un progetto, il BIM Coordinator è responsabile della gestione e coordinazione delle attività BIM all’interno di un team specifico o di un’area di competenza precisa, e infine il BIM Specialist è un esperto nel campo del BIM e fornisce supporto tecnico e consulenza ai membri del team BIM.

    LOD. Foto Marco Torri


Nonostante l’introduzione del BIM l’Italia ha incontrato diverse difficoltà nell’attuazione di questa metodologia; la mancanza di standardizzazione ha portato ad una carenza di coerenza nei processi e nei modelli di dati utilizzati dai professionisti dell’edilizia. La resistenza al cambiamento di molte imprese e professionisti dell’edilizia, che rimangono restii ad adottare il BIM, molte volte è dovuta alla mancanza di formazione e alla paura di dover affrontare un nuovo modo di lavorare. Inoltre, i costi elevati e la mancanza di competenze adeguate rendono difficile per molte imprese trovare personale qualificato per implementare il BIM nei loro progetti.
Ciononostante, l’adozione di questo sistema di progettazione in Italia è in costante crescita; difatti il Governo italiano sta lavorando per promuovere l’adozione dello stesso attraverso l’istituzione di standard e attraverso l’offerta di incentivi fiscali. Tuttavia, per massimizzarne i benefici, sarebbe necessario superare le sfide attuali e garantire una maggiore formazione e competenza a tutte le figure che intervengono nel processo informatico edilizio, dalla progettazione alla manutenzione, sino ad arrivare ad una informatizzazione consapevole dell’edificio. Qual è il futuro?
Il BIM si integrerà sempre più con altre tecnologie emergenti come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) per offrire una visione più dettagliata e immersiva dei progetti. L’uso di algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning consentirà al BIM di automatizzare compiti ripetitivi e di analizzare grandi quantità di dati per fornire previsioni e raccomandazioni più precise.
Non si limiterà alla fase di progettazione e costruzione, ma verrà utilizzato per gestire l’intero ciclo di vita di un edificio o di un’infrastruttura, dalla progettazione alla demolizione, sarà fondamentale lo sviluppo di standard e protocolli aperti che consentano l’interoperabilità tra diverse piattaforme e la condivisione di dati tra i vari attori coinvolti e sarà sempre più utilizzato per progettare edifici e infrastrutture sostenibili e resilienti, in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici e alle esigenze delle comunità.
Verrà impiegato per la progettazione e la costruzione di edifici prefabbricati e modulari, consentendo una maggiore efficienza e qualità nella costruzione, inoltre lo utilizzeremo per gestire in modo più efficiente gli asset immobiliari, consentendo una migliore manutenzione e una maggiore efficienza operativa.
In sintesi, se oggi siamo in grado di investire risorse e conoscenze sul mondo BIM, il futuro sarà caratterizzato da una maggiore integrazione, automazione e produttività del processo informatico edilizio, consentendo una migliore collaborazione e una maggiore efficienza in tutte le fasi del ciclo di vita di un edificio o di un’infrastruttura.


* Membro dal 2004 al 2016 “ I.T.R. ProTeA” UNITÀ DI RICERCA / LABORATORIO Polimi Building & Environment Science & Technology sul BIM e codifica I.F.C

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