Ancora sui concorsi di progettazione

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Le modalità d'affidamento degli incarichi professionali d'opere pubbliche d'architettura e ingegneria sono determinanti per la qualità del progetto e quindi delle opere pubbliche, in ogni Paese.

Riteniamo quindi di dire ancora dei concorsi di progettazione, che sono visti da molte parti come la panacea dei mali dell'architettura italiana.

In effetti si tratta di un metodo di selezione che punta sulla qualità del progetto e non sull'autorevolezza del progettista e infatti i concorsi sono stati nel passato uno strumento utile, sia per fornire ai giovani qualche opportunità d'affermarsi, sia per aprire nuovi mercati ai seniores, sia, infine, per attivare la ricerca architettonica fuori dal perimetro accademico.

È noto che i concorsi nel nostro Paese sono stati poco utilizzati negli ultimi decenni e che quando lo sono stati hanno funzionato per lo più male e dato adito a sospetti. E tale inefficacia, condita con i sospetti, anche se non dimostrabili o addirittura infondati, ha generato un clima di sfiducia, che incide gravemente sulla coesione. Pertanto è indispensabile che i sospetti siano fugati, ma per ottenere ciò è necessario un sistema di garanzie, che apporti trasparenza nei concorsi.

È ben noto in primis che al concorso il più delle volte non segue l'incarico e che a volte hanno partecipato al medesimo concorso centinaia di progettisti per cui è facilmente calcolabile come la somma del valore economico dei loro progetti, ammonti addirittura a un importo superiore a quello necessario per realizzare l’opera.

Bisogna aggiungere che le amministrazioni banditrici quasi mai sono tenute ad affidare l'incarico al vincitore, a dare pubblicità alle opere presentate, a rispettarne i diritti d'autore e quindi lo sforzo e il sacrificio degli architetti finiscono in un archivio, quando non sono utilizzati impropriamente da altri.

Il concorso così si tramuta in una tassa che i più deboli pagano per poter avere qualche flebile speranza di progettare; ma così partecipare a un concorso è solo un modo d’impiegare il tempo libero, senza nemmeno la ragionevole aspettativa di recuperare le spese di partecipazione, né di ottenere un beneficio indiretto, in termini di promozione.

Inoltre i concorsi germogliano all'improvviso, con termini ristrettissimi, durante le ferie di agosto o di Natale, senza adeguata pubblicità, impedendo così ai più di parteciparvi.

Poche buone regole possono però rilanciare i concorsi, renderli equi e far di loro un effettivo fattore di crescita dei progettisti, della cultura architettonica e del Paese:

 
  • Concorsi banditi soltanto se inseriti nel programma triennale delle opere previsto dal Codice dei contratti;
  • Bandi di partecipazione chiari e semplici, uniformi a livello nazionale;
  • Assegnazione di un tempo appropriato per la partecipazione, non inferiore a sei mesi dalla pubblicazione su di un”Elenco Nazionale dei Concorsi”, da istituirsi presso l'Autorità Anticorruzione;
  • Divulgazione dei bandi presso gli Ordini professionali, con obbligo d'immediata diffusione agli iscritti, per favorire la partecipazione e la rotazione degli incarichi;
  • Costi derivanti dalla partecipazione, sostenibili per tutti, ad esempio non oltre il 2,5% dell’importo dell'onorario messo a concorso, per evitare sprechi d’energie, creatività e risorse;
  • Doppio grado di giudizio, con prima fase soltanto ideativa, estremamente semplificata e seconda fase che non deve raggiungere la complessità del progetto preliminare;
  • Giurie indipendenti, per almeno due terzi estratte a sorte tra liberi professionisti iscritti agli Albi unici degli architetti e degli ingegneri italiani, che per curriculum abbiano svolto attività per importi oltre il 50% di quelli messe a gara;
  • Termini d'aggiudicazione dell'incarico obbligatori e insuperabili;
  • Vincitori dei concorsi e successivi affidamenti comunicati all'ANAC dagli Enti Banditori e pubblicati nel citato elenco entro pochi giorni, a formare un istituendo “Elenco nazionale dei vincitori e delle nomine nelle commissioni aggiudicatrici”;
  • Ogni concorso deve sempre condurre all'affidamento dell'incarico e in ogni caso il vincitore deve essere remunerato per il lavoro svolto, secondo i Parametri del 2013;
  • I concorrenti ammessi alla seconda fase devono essere remunerati, almeno per il 50% del lavoro svolto;
  • Ad ogni concorso deve essere dato seguito con un'esposizione delle opere concorrenti o con la pubblicazione di un catalogo, anche on-line.
 

Non pretendiamo di avere suggerito formule del tutto risolutivecosì come apprezziamo il prezioso lavoro che sta svolgendo in merito la Fondazione Inarcassa, con la predisposizione di bandi responsabili ed evoluti e siamo aperti a dialogare con le altri componenti del Sistemama riteniamo che l'applicazione di questi principi possa dare risposte qualitative e contribuire ad alleviare le dure difficoltà che i progettisti stanno affrontando da ormai oltre vent'anni.

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