A tu per tu con Andrea Tomasi

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Tomasi, Presidente uscente della Fondazione: “Buon lavoro, so che farete del bene a tutta la categoria”

Con il Comitato Nazionale dei Delegati dello scorso 20 e 21 aprile Andrea Tomasi, dopo due mandati da Presidente, ha salutato quanti hanno condiviso e contribuito alla nascita e alla crescita della Fondazione, realtà nata come una sfida e oggi organismo indispensabile al sostegno della professione.

L’occasione è stata utile per fare il punto sulla professione e sui prossimi obiettivi che dovrà portare a raggiungimento il suo successore.

 

Presidente, possiamo dire che la Fondazione sia stata una scommessa in cui Lei ha molto creduto, quasi una Sua creatura, per la quale alla fine del Suo secondo mandato può essere orgoglioso della sua crescita. Qual è il Suo bilancio?

La Fondazione è stata una sfida nella quale il CND di Inarcassa ha creduto e io anche. Abbiamo costruito le attività mattone su mattone partendo da zero, non senza difficoltà. Oggi però posso dire, senza nascondere la soddisfazione, che la Fondazione in questi anni ha dimostrato la sua indispensabilità: ne è prova anche la riconoscibilità che ci siamo guadagnati all’esterno, i rapporti costruiti con il mondo istituzionale che rendono ancora più necessaria e importante l’attività che la Fondazione dovrà compiere nei prossimi anni.

 

Qual è secondo Lei il primo obiettivo strategico da raggiungere per il Consiglio futuro?

L’attività di presenza nel mondo delle istituzioni e il costante controllo dell’attività legislativa, come lo Statuto ci indica e noi da sempre sosteniamo, rimane la questione prioritaria. Però guardando alla professione nel prossimo futuro non posso che rispondere “internazionalizzazione”. La realtà economica attuale è ben nota e, nonostante gli sforzi che tutte le componenti di rappresentanza stanno mettendo in campo per incrementare il rilancio dell’attività di architetti e ingegneri in Italia, è indifferibile per i professionisti guardare anche oltre confine. Non si tratta solo di cogliere nuove opportunità di lavoro ma di acquisire esperienze e conoscenze che ne incrementino la professionalità da spendere anche nel nostro Paese.

Per questo da pochi mesi abbiamo creato un dipartimento ad hoc che fornirà strumenti concreti per valorizzare il ruolo degli ingegneri e degli architetti nello scenario internazionale. I primi risultati ci indicano che i professionisti hanno già raccolto la sfida: in quasi 15mila hanno risposto al questionario che abbiamo proposto poche settimane fa per valutare il livello di interesse per l’argomento. I dati ci hanno riservato anche delle gradite sorprese: l’80% dei professionisti parla correntemente almeno l’inglese e il 60% (quasi diecimila teste tra architetti e ingegneri) è disposto a viaggiare a proprie spese per formarsi e informarsi sulle opportunità di lavoro all’estero.

 

Come si sta preparando a questa nuova sfida la Fondazione?

Il tema è fortemente sentito e va affrontato concretamente e in maniera decisa. Abbiamo già impostato le strutture a sostegno di tale attività, che saranno create nei Paesi più interessanti, quelli ove appare più consistente l’occasione per l’internazionalizzazione. In questi luoghi andremo a costituire dei punti di “appoggio”, che al nostro interno abbiamo chiamato hub, ove i colleghi possano avere, concretamente, supporto logistico, aiuto normativo/commerciale e sostegno linguistico. Gli hub tendono ad avere una influenza non solo nel Paese di collocazione, ma anche in quelli circostanti.

Di pari passo, al fine di superare il grande tema dell’aggregazione tra strutture professionali sotto dimensionate, nostro grande tallone d’Achille, abbiamo pensato alla costituzione di un consorzio per rendere concretamente partecipante anche quel 59% dei professionisti che, sempre secondo il nostro questionario, non detiene i requisiti necessari per operare individualmente e con efficacia all’estero. Anche questa previsione organizzativa richiederà un grande impegno e una buona progettualità passando anche da necessarie modifiche legislative che la Fondazione dovrà proporre. Non dimentichiamo infatti che queste forme aggregative possono ricevere finanziamenti europei e avvantaggiarsi di benefici quali l’accesso agevolato al credito, strumenti oggi preclusi ai singoli professionisti.

Tra le altre cose abbiamo già firmato un protocollo d’intesa con Assocamerestero e aperto un canale di comunicazione con il Ministero degli affari esteri.

Come fatto fino ad oggi, la Fondazione ha sempre operato anche nell’impegnativo tema di facilitare l’acquisizione di commesse estere per gli architetti e gli ingegneri liberi professionisti, tutta la tematica è stata affrontata con la massima serietà attraverso previsioni e piani di lavoro che portino, in concreto, a rendere l’obiettivo realmente possibile. Su questo la Fondazione dovrà dedicarsi a tempo pieno e con il massimo impegno.

 

Tornando all’attività nazionale, quali sono i prossimi progetti?

Tra quelli recentissimi che mi sono più a cuore c’è sicuramente il fondo di rotazione per le pubbliche amministrazioni.

Come accaduto per i concorsi di progettazione, anche questa attività è stata individuata come best practice. Uno strumento per consentire alle PA il finanziamento delle progettazioni preliminari, o definitive, di primo livello senza oneri, né interessi. Infatti spessissimo accade che nel momento in cui vengono emanati i finanziamenti non vi siano i progetti e, conseguentemente, non si possa avere la finanziabilità delle opere pubbliche. Questa è una delle ragioni che determinano il sotto utilizzo dei fondi europei.

Il CND di Inarcassa ha ritenuto di attivare questo progetto, che sta prendendo il via proprio in questi giorni, affidandone le gestione alla Fondazione e il cui merito è quello di consentire il pagamento della progettazione preliminare al fine di garantire, all’avvio, il buon fine di circa una quarantina di finanziamenti destinati interamente alla costruzione, alla messa in sicurezza o alla rigenerazione degli edifici scolastici. Tale fondo di rotazione consentirà un’attività di pre-finanziamento, di cui beneficeranno ovviamente gli iscritti a Inarcassa, con rimborso della PA all’atto del finanziamento dell’opera. Come detto, tale procedura ha l’obiettivo di creare un buon esempio praticabile anche da altri soggetti, privati e pubblici, finanziariamente più strutturati di noi.

 

Una sfida non da poco che va ad aggiungersi alle numerose attività della Fondazione già “a regime”.

Da diversi anni portiamo avanti l’attività di monitoraggio legislativo e un’attività di puntuale e pressante intervento parlamentare su tutti i temi d’interesse per gli ingegneri e gli architetti liberi professionisti. Oltre a ciò, proprio di recente, grazie anche ai nostri canali social che sono in costante crescita, abbiamo attivato campagne massive sui temi che più, a nostro avviso, rischiano di pregiudicare il nostro lavoro: dal c.d. “sisma bonus”, che ha visto repentini cambi di definizione a discapito della nostra professione, allo split payment. Proprio in queste ore stiamo lavorando a fondo su questa incredibile “procedura”. Poco più di due anni or sono siamo riusciti a scongiurarne gli effetti, ora abbiamo coinvolto molti rappresentanti parlamentari di tutto l’arco costituzionale per far comprendere l’insostenibilità, per noi, di tale norma.


Il meccanismo del web è, ahimè per me con il capello bianco, non di facile pratica, ma devo dire che è importantissimo, soprattutto in questi momenti, per far capire che esiste una categoria che non accetta più pedissequamente in silenzio qualsiasi calpestamento gli venga propinato.

In quest’ottica abbiamo chiesto, e ottenuto, di incontrare la ministra Madia per parlare di un tema che da tempo la Fondazione porta avanti: quello relativo a “una testa, un lavoro” secondo il quale a chi svolge già un lavoro da dipendente, soprattutto nella PA, sia inibita la possibilità di operare nel mondo della libera professione. Con la Ministra abbiamo avuto occasione di parlare anche di semplificazione che, abbiamo chiarito durante il colloquio, non può essere intesa come un semplice trasferimento delle responsabilità un tempo a carico della pubblica Amministrazione ora sulle spalle del privato, nella fattispecie su di noi quali tecnici intermediari dei nostri clienti. Su questi temi la Ministra ha proposto la costituzione di un tavolo di confronto che sarà, quindi, a breve attivato.

 
Il Presidente Andrea Tomasi al CND del 20-21 aprile scorso

Di recente il legislatore è tornato su un tema molto sentito come quello degli appalti

Abbiamo seguito anche il Codice degli Appalti, presentando diversi emendamenti uno dei quali è stato recepito. Il correttivo del Codice ha portato qualche positiva novità tra cui, finalmente, l’obbligo dell’uso dei parametri tariffari, previsione richiesta da tutti.

Anche sul jobs act, durante tutto lo sviluppo del testo, dalle prime bozze fino alla discussione parlamentare, siamo potuti intervenire ottenendo, rispetto all’impostazione iniziale, che i contenuti del provvedimento non fossero solo di natura assistenziale ma contenessero anche aspetti relativi al lavoro autonomo. Debbo però riconoscere la forte delusione nel non recepimento del cosiddetto “equo compenso” tema su cui ci siamo impegnati molto, anche attraverso la formulazione di uno studio sulla condizione attuale della nostra libera professione. Da molte forze politiche abbiamo ricevuto però rassicurazione che l’equo compenso sarà previsto da prossimi interventi legislativi. Questo tema dovrà essere con attenzione seguito dai nostri successori perché l’attuale giungla professionale determina ormai forme inaccettabili di “caporalato intellettuale” che solo l’equo compenso potrà contrastare.

Di pari passo la Fondazione svolge una consistente attività di contrasto ai bandi irregolari. I professionisti, ma non solo, anche Ordini professionali e altre organizzazioni di settore, si affidano molto al nostro intervento in questo ambito; basti pensare che settimanalmente riceviamo decine di segnalazioni di irregolarità, alcune davvero macroscopiche.

Non posso non ricordare l’attività della Fondazione che ne è diventata anche fiore all’occhiello: la formazione. Dal 2015, anno in cui ci è stato autorizzato lo svolgimento di tale attività dal CNI e dal CNAPP, la Fondazione ha realizzato 52 ore di formazione, sempre totalmente gratuita, per un numero totale di iscritti alla piattaforma di 2.442 e 13.825 CFP erogati. Il corso più seguito è stato quello relativo ai Fondi Europei che ha contato 1.589 iscritti e il rilascio di 689 certificati.

Ma la nostra attività a sostegno di ingegneri e architetti che vivono di sola libera professione si articola anche in altre forme: con i concorsi di progettazione – il Science Centre di Città della Scienza e la Stazione Zoologica Anton Dohrn a Napoli, la scuola di Riccione, per citare le più recenti; ma adesso è finalmente arrivato il momento delle scuole di Bologna – e le convenzioni per l’acquisto di beni e servizi.

 

È ora dei saluti... quale consiglio vuole dare a chi prenderà il Suo posto?

Devo ringraziare quanti hanno lavorato con la Fondazione e per la Fondazione, in primis i Consiglieri che insieme a me hanno svolto il lavoro con spirito di totale volontariato. Nel salutarli tutti non posso non ricordare, con grande nostalgia, l’amico e collega Marco Senese, in memoria del quale la Fondazione ha istituito un premio alla professione di ingegnere in collaborazione con l’Associazione Ingegneri@Napoli da lui fondata.

A chi siederà nel prossimo Consiglio auguro buon lavoro, so che farà sicuramente del bene alla categoria.

La macchina è stata creata e messa in pista ma il compito più difficile spetta a chi verrà dopo di me: guidarla e condurla ai traguardi che la libera professione richiederà di raggiungere.

Nella riunione del 20 e 21 aprile 2017 il Comitato Nazionale dei Delegati ha eletto i nuovi Consiglieri in carica per il prossimo triennio:

 

 
 


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