2018: un budget che racconta 60 anni

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Inacassa chiuderà il 2018 con 435 milioni di avanzo

A sessant’anni dalla sua nascita e a quasi venticinque dalla privatizzazione, Inarcassa racconta una storia fatta di stabilità, di crescita, di idee, di impegno e di valori. La esprime nella quotidianità, nelle azioni che pone in essere così come nei servizi e nelle tutele che garantisce ai propri associati. Ma la comunica anche nei numeri; quelli dei bilanci consuntivi, dei documenti tecnico-attuariali e delle stime previsionali. Numeri e documenti che devono essere letti con lo sguardo attento ai cambiamenti che il nostro Paese, in sessant’anni, ha affrontato e sta ancora vivendo, senza dimenticare il contesto macroeconomico che interessa il mondo del lavoro e della professione.
 
I numeri del 2018. Nel 2018 Inarcassa si presenta all’appuntamento con il suo sessantesimo anno di attività con circa 168 mila iscritti, quasi quintuplicati rispetto ai 33 mila del 1960. A questi si affiancano quasi 35 mila pensionati, quasi triplicati nell’ultimo decennio se confrontati con i circa 13 mila del 2008, ai quali vengono corrisposte pensioni e prestazioni assistenziali per un volume annuo che ormai ha superato i 650 milioni di euro contro i quasi 280 milioni del 2008. Il patrimonio, più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, ha superato i 10 miliardi di euro e il valore ideale della quota di patrimonio pro-capite ha raggiunto i 60.000 euro, a fronte dei 30.000 euro del 2008. Il risultato della gestione 2018, determinato dal raffronto tra tutti i ricavi e i costi dell’esercizio, è stimato pari a 430 milioni di euro, importo che nella sostanza conferma l’avanzo economico previsto per l’anno precedente, pari a 435 milioni di euro. Anche il saldo della gestione previdenziale conferma le stime del 2017. La contrazione rispetto al dato di consuntivo riflette la fisiologica maturazione del sistema previdenziale, un fenomeno comune anche ad altre Casse. A questo andamento che, seppur fisiologico, se non gestito avrebbe potuto rappresentare un potenziale fattore di rischio, Inarcassa ha risposto con il passaggio al metodo di calcolo contributivo in forma pro rata, superando così lo stress test della sostenibilità a cinquanta anni.
 
Uno sguardo di lungo periodo. Nella gestione di rapporti di lunga durata, quali quelli previdenziali, il raffronto dei numeri e dei bilanci nel breve periodo o, peggio ancora anno su anno, oltre ad essere non esaustivo rischia di essere fuorviante in termini strategici. Ciò che assume un’importanza fondamentale è invece la capacità di intercettare, al di là delle oscillazioni e delle variazioni tipiche delle singole annualità, quei fenomeni che, non avendo carattere contingente, possono incidere nel lungo periodo sulla sicurezza dei conti. Tipicamente, le imprese operano sul mercato con l’obiettivo della massimizzazione del profitto e, conseguentemente, determinano la quantità di output che gli consente di rendere massima la differenza tra ricavi e costi. Chi raccoglie denaro e lo investe a garanzia di impegni previdenziali futuri, con output quindi non comprimibili, deve necessariamente ispirarsi a logiche diverse e il singolo anno diventa un tassello finalizzato a correre la staffetta della sostenibilità.
 

 
Non è un caso quindi che, da circa un decennio, il legislatore abbia introdotto l’obbligo di confrontare i risultati dei bilanci consuntivi con le proiezioni attuariali delle annualità corrispondenti. In Inarcassa gli amministratori, a fronte della consapevolezza di dover orientare conti e strategie verso un orizzonte temporale così importante, hanno voluto estendere questo confronto anche al budget che, superando la puntualità dei dati consuntivi, riflette nelle previsioni il trend delle variabili di riferimento del sistema previdenziale. La determinazione dei volumi contributivi, ad esempio, scaturisce dalla combinazione degli andamenti demografici e reddituali, rilevati alla data di elaborazione del documento. Il confronto delle stime annuali con il bilancio tecnico, che accoglie le stesse variabili proiettandole nel lungo periodo, è uno degli strumenti che consentono il costante monitoraggio della gestione. Proprio dal bilancio tecnico arriva la conferma della “tranquillità” dei numeri del 2018 che, sia nei ricavi sia nei costi, sono sostanzialmente allineati alle proiezioni attuariali e, conseguentemente, non evidenziano allarmi in termini di sostenibilità. Una tranquillità confermata da un patrimonio che, nel complesso, cresce in misura più che proporzionale rispetto a quanto necessario, consentendo di accantonare ulteriori risorse per il futuro previdenziale.
 
D’altro canto, per far fronte agli impegni futuri assunti con gli associati, Inarcassa deve accumulare nel tempo le risorse di cui avrà bisogno e impiegarle in modo ottimale al raggiungimento dello scopo, con l’operosità e la previdenza tipica della formica di Esopo. Per questo la consistenza del patrimonio è e sarà superiore al limite imposto. Per questo gli amministratori sono convinti che la parte “libera” del patrimonio debba poter tornare a chi ne ha sostenuto la crescita e concorrere ai ritorni previdenziali, assicurando una migliore adeguatezza delle prestazioni, in quanto il legislatore ha ritenuto la riserva legale e il Bilancio Tecnico necessari ma, al tempo stesso, sufficienti alla sostenibilità del sistema previdenziale. Sostenibilità e adeguatezza… un binomio che non è certamente facile comporre. Peraltro, nel caso specifico, l’iniziativa di Inarcassa non ha ad oggi incontrato il favore degli organi di vigilanza e questo fa sì che gli effetti positivi dell’accumulo non si verifichino in favore della categoria ma dello Stato, che ne beneficia attraverso la fiscalità generale.
 
Programmi e obiettivi. Il compito di ogni bilancio, preventivo o consuntivo che sia, non è tuttavia solo quello di fornire informazioni di carattere quantitativo. In realtà, sia il momento della consuntivazione sia quello previsionale sono fasi del processo di budgeting, che presuppone la correlazione di obiettivi e azioni operative. In altre parole se, nel comporre un’opera lirica, ciò che conta per ottenere gli effetti timbrici desiderati è la combinazione delle diverse voci strumentali, nei processi creativi delle aziende l’elemento imprescindibile per il raggiungimento delle strategie è la buona orchestrazione di strategie, obiettivi e azioni operative. Da molto tempo ormai il processo di budgeting fa parte dei valori cui la gestione è improntata, con uno stile attento al monitoraggio e al contenimento dei costi. Infatti, pur a fronte degli eventi aggiuntivi che caratterizzeranno il 2018, l’Associazione si è impegnata a ragionare all’interno di un “iso-budget”. In altre parole ad agire sull’allocazione delle risorse disponibili mantenendo invariato il totale dei costi. Così verranno fronteggiati gli impegni economici e organizzativi richiesti, ad esempio, per l’adeguamento alla nuova normativa sulla privacy e per il rispetto delle regole imposte dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) in termini di “continuità operativa”.
 
CONFRONTO BILANCI CONTABILI - BILANCIO TECNICO 2014 (dati in migliaia di euro)

 
 
Patrimonio vincolato per la copertura della riserva legale pari a 5 annualità delle pensioni correnti
 
 
Al contenimento dei costi e all’ottimizzazione delle risorse si contrappone però, nei fatti, la rilevante crescita di adempimenti amministrativi registrata negli ultimi anni, figlia di un contesto normativo che, attraendo le Casse al mondo pubblico, ha introdotto costi aggiuntivi diretti e indiretti. Adempimenti che, a fronte dell’invarianza dell’organico frutto delle azioni interne di razionalizzazione dei fattori produttivi, assorbono risorse a scapito dei servizi e dei processi di qualità. Per la governance il 2018 sarà l’anno dell’implementazione della funzione di internal auditing, in linea con gli standard internazionali. Un obiettivo che, oltre a cogliere risultati di compliance normativa, consente di rafforzare i processi interni e, pertanto, assume rilevanza anche in termini di efficienza e di efficacia della gestione. Un altro passaggio chiave in tema di trasparenza e di promozione dell’etica e dell’integrità, dopo l’adozione del Piano Triennale Anticorruzione, è rappresentato dal Codice Etico. Si tratta di uno strumento di autoregolamentazione degli Organi all’interno del quale saranno raccolti i valori, le linee guida e i criteri di comportamento cui si devono ispirare le relazioni con e tra gli stakeholder.
 
Non meno rilevanti sono gli aspetti relazionali. L’importanza di essere ben percepiti rende strategica la capacità di gestire i contatti con gli associati e, più in generale, con gli stakeholder. Stabilire e mantenere rapporti duraturi è un obiettivo sfidante, che induce a ripensare ai canali e agli strumenti di comunicazione innovando, anche attraverso il web, quelli tradizionali. Alle sfide del web si aggiunge quella della disclosure di bilancio, un’informativa che nella sua accezione tradizionale non basta più. Per questo, a partire dal 2018, al bilancio di esercizio si affiancherà il Bilancio sociale, un documento di condivisione interna e di visibilità esterna deputato a rendere conto dell’impegno sociale dell’Associazione.
 
Le sfide. A fare da cornice a questo budget ci sono i grandi temi che interessano le Casse privatizzate nella loro essenza: inquadramento soggettivo e fiscalità. Il primo è un argomento ancora molto dibattuto, nonostante la vicenda sia stata nettamente definita nel lontano 1994. Con la privatizzazione il legislatore ha infatti sancito la coesistenza di due distinti sistemi pensionistici:

  • quello pubblico, nel quale il pagamento delle pensioni viene assicurato dalle contribuzioni correnti, con garanzia di equilibri a carico dello Stato;
  •  quello delle Casse, sempre a ripartizione ma con obbligo di garanzia patrimoniale a carico della categoria assicurata e nessun impatto sul bilancio dello Stato.

A quest’ultimo, di tipo “mutualistico”, è stato applicato il principio dell’autonomia finanziaria, con il divieto di contribuzione da parte dello Stato e l’obbligo di assicurare equilibri di lungo periodo sul piano previdenziale, finanziario ed economico. Regole e ambiti, quindi, nettamente diversi e coerenti rispetto allo specifico sistema di appartenenza, principi e vicende ordinamentali rispetto ai quali non vi è stata alcuna discontinuità e che, al contrario, sono stati riaffermati, a gennaio dello scorso anno, dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 7/2017. Ma il lettore che a questo punto ragionevolmente pensasse che non c’è molto da discutere si trova, al contrario, a dover fare i conti con la progressiva attrazione delle Casse, per oggetti specifici, agli ambiti pubblicistici… e le motivazioni addotte non fugano dubbi e perplessità. La natura pubblica dell’attività svolta, cui ora ci si richiama, era infatti un elemento presente e già regolamentato al momento della privatizzazione. Peraltro, a seguito dell’introduzione dell’obbligo del pareggio di bilancio per gli Stati della Ue, la previdenza privata è diventata destinataria di provvedimenti nati per la Pubblica Amministrazione ed estesi alle Casse in nome della loro rilevanza sui saldi di finanza pubblica. Provvedimenti che, nel momento in cui sono stati sovrapposti a un sistema con principi regolatori profondamente diversi, sono risultati disomogenei e disarticolati. Ciò ha reso il quadro di riferimento complesso e limitativo, al punto tale da indurre la Commissione Bicamerale a presentare una proposta di legge sulla disciplina degli enti previdenziali privati assegnata, in sede referente, alla 11ª Commissione permanente (Lavoro pubblico e privato), la cui trattazione non risulta però ancora iniziata. In ambito fiscale la situazione non migliora. Basti pensare al fatto che, mentre nel pubblico i rendimenti generati dalla contribuzione sono esenti da imposta, quelli generati dai contributi versati alle Casse subiscono il prelievo fiscale. A interessi (previdenziali) sostanzialmente uguali corrispondono quindi tutele diverse, con un carico fiscale evidentemente sperequato. Ma l’elemento che ancor di più stride rispetto al concetto di mutualità espresso dal legislatore nel 1994 è rappresentato dal fatto che, se da un lato sussiste l’obbligo di una contribuzione obbligatoria finalizzata a sostenere il sistema della previdenza privata e a tutelare gli interessi previdenziali di categoria, dall’altro una quota parte del gettito di fatto non torna alla categoria ma, attraverso le imposte, le viene sottratta a vantaggio della fiscalità generale.
 
A far riflettere, oltre all’an, che attiene alle ragioni dell’imposizione c’è anche il quantum, ovvero la misura. In aggiunta alla funzione istituzionale, infatti, il livello di tassazione dovrebbe considerare la complessità del soggetto imposto, che, se visto sotto il profilo dei controlli e dell’obbligo di certificazione dei bilanci, potrebbe essere assimilato, seppure in senso atecnico, a un’impresa. Nulla di tutto ciò. In campo fiscale le Casse sono state penalizzate dalla scelta della figura che meno le rappresenta: quella di un privato risparmiatore con un portafoglio, nel nostro caso, di oltre 10 miliardi di euro.
 
Lago di Como, Villa Balbiano, fotografia di Dario Fusaro
 
A questo proposito, “vediamo Inarcassa come un cantiere infinito e gli amministratori come coloro che, in forza del loro mandato, devono gestirlo per agevolare il lavoro futuro in un’ottica di continuità e prevalenza dei bisogni e in una prospettiva di medio lungo periodo”, spiega Giuseppe Santoro, presidente di Inarcassa. “Si tratta di obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere attraverso il piano strategico e la programmazione operativa declinati in questo bilancio. La progressiva capitalizzazione dell’Associazione è l’indicatore di fiducia più tangibile che possiamo consegnare ai nostri associati e che, in termini di garanzia, deve assolvere a due compiti fondamentali: da un lato quello di assicurare la copertura di cinque annualità delle pensioni correnti, dall’altro quello di contribuire, attraverso i rendimenti, all’adeguatezza delle prestazioni. Un patrimonio che rappresenta l’anello di congiunzione tra chi oggi riceve una pensione in parte retributiva e chi ne riceverà una interamente contributiva”.

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