WonderLAD, la "meravigliosa" casa per i bambini malati

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Quando l'architettura si mette al servizio del sociale

Inclusione e normalità.

Sono questi gli obiettivi di WonderLAD Catania, edificio che sarà presto completato per dare una “casa” ai bambini affetti da cancro. Questo nuovo spazio, da dedicare ai più piccoli colpiti da gravi malattie, viene realizzato dallo studio fiorentino Frontini Terrana Architects che ha vinto la seconda edizione del LAD Project, ideato dall’architetto Emilio Randazzo e promosso da LAD Onlus, associazione nata nel 2010 per prendersi cura dei bambini affetti da cancro attraverso l’arte e la creatività. Un progetto, tre moduli. Il progetto, definito dal Corriere della Sera come una delle opere più importanti e innovative del terzo settore, prevede la costruzione di un edificio di 1.870 metri quadrati, da realizzare in tre moduli. Ciò permette di completare l’opera in più fasi in base ai finanziamenti a disposizione, ma rendendo la struttura subito operativa già quando il primo modulo sarà ultimato.
 
Solo finanziatori privati. I lavori sono iniziati grazie al finanziamento della Fondazione Vodafone Italia. Altri fondi sono arrivati da Enel Cuore Onlus, Fondazione Angelini, Fondazione Alta Mane Ginevra, Fondazione Bnl, Nixima, Sheraton Catania, Ikea, Marazzi, e tanti altri. “Il comune di Catania, per questo progetto, ha messo a disposizione il terreno, ma la realizzazione dell’edificio è finora avvenuto esclusivamente attraverso finanziamenti privati”, spiega Randazzo. “Purtroppo il pubblico non sta intervenendo in altro modo”. In base ai soldi finora erogati, LAD Onlus ha deciso di concentrare le risorse per realizzare e completare il blocco A di 900 metri quadri, nucleo fondamentale per le attività diurne per i bambini. Il progetto prevede che il modulo ospiti l’accoglienza, gli uffici, la cucina, la sala da pranzo, i laboratori per le attività artistiche, l’area giochi sviluppata dallo Ied e donata dalla Fondazione Maria Grazia Cutuli. La yoga room e la soft room sono state progettate rispettivamente dalla stilista Donna Karan e dal designer newyorkese Stuart Parr. I laboratori verranno curati dalla Fondazione Lene Thun che donerà anche il forno affinché l’intero ciclo di produzione della ceramica possa essere completato in house.
 
Quasi pronti a partire. La realizzazione di questo primo blocco è quasi ultimata. “Il blocco A è all’85%. Mancano i pavimenti e gli infissi alle finestre”, spiega Randazzo. “Per completare il primo blocco mancano 250mila euro (e proprio in questi giorni ci sono alcune fondazioni che stanno pensando a un nuovo finanziamento per metterci nelle condizioni di aprire) e 150 mila euro per rendere una parte del giardino funzionale alla struttura”. Una volta aperto il blocco A, verranno realizzati gli altri edifici. Il blocco B ospiterà sei alloggi, ognuno per un numero massimo di quattro persone, e due alloggi per lo “spazio autonomia”. Il blocco C, invece, sarà uno spazio polifunzionale dove i bambini e gli educatori potranno svolgere attività di ogni tipo. “Per completare, invece, tutto il progetto, sarà necessario ancora 1 milione e mezzo di euro”.
 
Una struttura tecnologica e green. Il WonderLAD avrà una classe energetica A4, al momento la massima classificazione ottenibile con le attuali tecnologie costruttive. Ciò consentirà di classificare questo edificio come near zero energy building, cioè come struttura edilizia che richiede sia in inverno che in estate il minimo consumo energetico per la climatizzazione degli ambienti. L’edificio, infatti, è stato realizzato con legno, sughero tostato e alluminio, che garantiscono un’altissima performance dell’involucro, soprattutto dal punto vista bioclimatico, con bassi costi di gestione e manutenzione.
 

 
L’architettura al servizio delle persone. “Abbiamo installato i pavimenti radianti che garantiscono maggiore sicurezza per i bambini portatori di immunodeficienze in quanto la bassa temperatura utilizzata per il riscaldamento muove meno polvere possibile, mentre la ventilazione meccanica controllata avrà filtri elettrostatici per purificare l’aria”, spiega Randazzo. “Qui l’architettura si mette al servizio di uno scopo molto nobile e importante e fa squadra con la psicologia e con l’arte per dare a questi bambini un progetto molto articolato e complesso che possa aiutarli ad affrontare meglio la malattia”.
 

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