Dedicato a Mauro di Martino

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Nota introduttiva

Abbiamo voluto dedicare questo inserto speciale della Rivista a Mauro di Martino, in segno di riconoscenza per quanto ha rappresentato la sua dedizione a Inarcassa e come omaggio per le iniziative da lui intraprese nell’ambito della comunicazione, perchè la Cassa fosse sempre più vicina ai liberi professionisti. 

A cura di Claudio Guanetti
Hanno collaborato Tiziana Bacchetta, Mara Marincioni e Nazareno Scarscelli

 

Mauro e dintorni

A Giuseppe, amico e fratello, che non si sporca mai le cravatte perché non mangia i cibi succulenti che piacciono a noi. E per l’Inter farebbe pure fioretti di digiuno. Spero di conservare per sempre la tua amicizia.”
Mauro
Mi piace pensare ad Inarcassa come una grande community dove si ha l’opportunità di incontrare colleghi con i tuoi stessi interessi previdenziali, con le esigenze e le problematiche della libera professione, ma anche tecnici competenti ed esperti, ricchi di umanità e con l’orgoglio di essere iscritti a un grande Ente di Previdenza. Mauro di Martino era tutto questo per me ed è stato uno dei tre “costruttori” a cui devo tutto se oggi sono presidente.
Raccontare i tanti progetti che ha portato a termine per la Cassa è veramente difficile, ma vale la pena ricordare l’evoluzione della nostra Rivista, trasformata da mera raccolta di bilanci a finestra illuminante sulla previdenza; la sfida impossibile di Inarcommunity anticipatrice di dibattiti previdenziali un tempo impensabili; la svolta dei supplementi, da biennali retributivi a quinquennali contributivi con lo sguardo rivolto al sostegno delle generazioni future; la sofferta ma necessaria riforma del 2012, per una sostenibilità certa e un’adeguatezza da costruire; la ristrutturazione della direzione immobiliare verso un modello in continuo miglioramento. Mauro è stato il motore silenzioso, mai fuori giri, che al ritmo di molte, troppe sigarette, era capace di trasformare un’idea in una sorgente di energia. Quando tutto sembrava impantanarsi nella dialettica, lui trovava la soluzione invisibile agli occhi di molti. Mi piace anche offrire ai lettori di queste pagine i ricordi, di quando era vicepresidente, persi nelle chiacchierate la sera dopo il Comitato Nazionale, davanti a un cognac, rigorosamente all’aperto per umettare il sigaro; le favole inchiostrate in due volumetti per far comprendere la differenza fra cuocere e cucinare; la sua matita sempre appuntita; un libro vissuto, spiegazzato e regalato a chi gli era simpatico; la quasi unica cravatta indossata, al 50ennale di Inarcassa, immortalata in una foto sulla mia scrivania a Roma.
E ancora, non più consigliere, in prima fila in Comitato Nazionale, lato corridoio per uscire a fumare senza disturbare, con una tazzina di caffè allungata da un nuovo vicepresidente, isolano come lui, e da non più delegato i pomeriggi domenicali a un cellulare finalmente degno di questo nome solo per dirsi: ‘ciao come va?’; le speranze marinare nell’adorato nipote in prestito alla monarchia britannica; il mondo che non hai voluto camminare da turista con tutti noi.
Ho una foto, ho tante foto, di Inarcassa e dintorni e un giorno te le mostrerò tutte.

Giuseppe Santoro

 

Chi era Mauro per me?

Un distinto e colto signore, un po’ snob, riservato, geniale ma soprattutto un amico. Se sono diventata presidente di Inarcassa devo dire grazie anche a Mauro Di Martino, che, assieme ad un altro signore Matteo De Marino, ho avuto la fortuna di incontrare.
Non amava le luci della ribalta ma sapeva esserti accanto; è stato il mio mentore che, con grande disponibilità e pazienza, mi ha accompagnato, sostenuto ed aiutato.
Ricordo un aneddoto, quando nel 2000 mi invitarono (per la prima volta dopo anni Inarcassa era stata nuovamente invitata) a salire sul palco per portare il saluto al Congresso Nazionale degli Ingegneri, non sapevo proprio cosa dire: ma accanto a me c’era Mauro e questo è bastato perché la prima uscita fosse un successo.
Abbiamo trascorso quindici anni assieme seduti allo stesso tavolo in Inarcassa, anni di grande lavoro e impegno, ricchi di soddisfazioni, ma a volte anche molto difficili, e Mauro era presente sempre, talvolta a costo di grandissimi sacrifici, senza far mancare il suo sostegno con generosità rara.
Ma come non ricordare Mauro “scrittore”, ottimo cuoco e bongustaio?
Le piacevoli serate conviviali tra amici?
Il meraviglioso mazzo di rose bianche che ogni anno mi inviava per il compleanno?
Non abbiamo più avuto modo di incontrarci dopo lo splendido fine settimana nella tua villa al mare. Mauro te ne sei andato in punta di piedi, ma certamente il tuo ricordo rimarrà impresso nel mio cuore.

 

Paola Muratorio


 

Mauro di Martino


 

Mauro di Martino

Il primo ricordo di Mauro di Martino è legato al mio ingresso nel Comitato Nazionale dei Delegati quando lui era già vicepresidente di Inarcassa, seduto di fianco a Paola Muratorio interveniva sempre puntualmente e mai fuori dalle righe. Interventi misurati, ma determinati e determinanti.
Inizialmente incuteva anche un certo timore, anche se poi si svelò essere la sua riservatezza e serietà a dare questa impressione. Non che fosse esente da umorismo, tutt’altro, ricordo una giornata in cui ci ritrovammo tra amici in una cena di fine mandato goliardica e divertente, dove il suo contributo umoristico si svelò sottile e coinvolgente.
Si, perché poi, anche se con poche occasioni di incontrarci, credo si sia instaurato un bel rapporto di stima ed affetto. È stato un maestro per me, ma sono certo non solo per me, che l’ho sostanzialmente seguito a distanza nel percorso in Inarcassa, prima e poi nella Fondazione. In Inarcassa il suo contributo in un periodo delicato per la storia e l’evoluzione del nostro ente previdenziale è stato determinante in molti passaggi, come ad esempio nella definizione del contributo integrativo per le Società di Ingegneria. Ma forse ancora più importante è stata l’impostazione data nella fase iniziale della Fondazione Inarcassa, che ora presiedo. Il lavoro di preparazione sui Concorsi, allora innovativi, per i progettisti è venuto in buona parte da lui, così come la strutturazione dell’attività di controllo e monitoraggio dell’attività legislativa parlamentare. Sicuramente Inarcassa e la Fondazione non sarebbero quello che sono senza di lui e, anche se ormai si era allontanato dall’attività previdenziale rifugiandosi nella sua amata isola, oggi più che mai ci mancano le sue osservazioni argute e il suo sprone a osare.

Franco Fietta

Per Mauro

Non riesco a volgere lo sguardo oltre le mie spalle per ricordare Mauro, è impossibile per me farlo. È presente nella mia memoria con una immagine forte, indelebile, attuale.
Lo è sempre stato, in particolare negli anni che, grazie ad amicizie comuni, ho potuto conoscerlo e apprezzarlo quando mi aiutava a crescere all’interno di Inarcassa con i suoi fondamentali contributi. È stato, ma dovrei dire che lo è ancora oggi, un punto di riferimento. I suoi insegnamenti, la sua amicizia mi appartengono, appartengono alla mia esperienza, al mio percorso all’interno della previdenza dei Liberi Professionisti Ingegneri e Architetti.
Un’amicizia fatta spesso di silenzi, piccole note, cenni, sfumature ai più impercettibili, mai parole inutili, ridondanti, eccessive. Questo è per me Mauro.
Con la sua intelligenza, il suo sottile umorismo, sapeva sempre indicarti la strada nei momenti difficili. Quando gli altri si perdevano, si smarrivano, si disunivano, lui sapeva sempre cosa fare, quale direzione prendere, come riaggregare teste e idee diverse.
Di lui ho un ricordo importante, un consiglio che all’inizio pareva marginale, inutile, scontato, ma che nel tempo ritornava in continuazione, come una palla di gomma tirata contro un muro… che ti colpiva inaspettatamente.
Atterrato a Venezia, eravamo in viaggio verso Sappada dove ci aspettava un incontro con un numeroso gruppo di delegati di Inarcassa, sfociato in una indimenticabile serata di festa per la sua particolarità, quando Mauro, sapendo del mio impegno all’interno del Cda di Inarcassa mi disse: “Gianfranco devi prenderti un sostituto in studio se vuoi svolgere il compito di consigliere con responsabilità, io l’ho fatto”.
Risposi, in modo superficiale, che ci avrei pensato… mi pareva onestamente una esagerazione dover compensare il tempo del mio impegno in Inarcassa con il coinvolgimento di una figura professionale in grado di sostituirmi nella quotidianità del lavoro.
Riflettendo però sulle sue parole mi colpì il peso di tale suggerimento.
Mauro voleva dirmi che mettendomi a disposizione di Inarcassa avrei seriamente compromesso il mio lavoro. Come era possibile che questo avvenisse? Come puoi lavorare alla previdenza della Libera Professione e compromettere la professione stessa?
Questo era il messaggio di Mauro: la previdenza dei liberi professionisti è un tema talmente grande, talmente importante che decidere di occuparsene in modo serio, costruttivo, rappresenta un impegno “totale” e “totalizzante”, che va oltre al tempo materialmente dedicato alle riunioni, agli incontri, ma che occupa l’intero spazio quotidiano, lavorativo, familiare, del tempo libero, impegno che non ti lascia più spazio per altre cose.
Ecco cosa voleva dirmi Mauro con quelle parole apparentemente marginali, buttate lì quasi per caso, per un mero dialogo di viaggio…e debbo riconoscergli la portata e i contenuti di un impegno che, quando viene assunto, non puoi esimerti dallo svolgerlo con tutta la forza che, lui per primo, ha saputo fare.
Occuparsi di Inarcassa, della previdenza dei Liberi Professionisti, vuol dire occuparsi del futuro stesso della nostra professione e, se serve, devi essere in grado di offrire il tuo totale impegno.
Per questo Mauro ti ringrazio, per questo Inarcassa deve ringraziarti, per questo continui a essere presente in tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di avere la tua amicizia.

Gianfranco Agostinetto

Ricordo di Mauro

Solo poche righe, per raccontare in poche righe il percorso umano e professionale intrapreso con il collega e amico Ing. Mauro di Martino.
Ricordo ancora oggi con affetto gli anni passati insieme, prima nello SNILPI – il Sindacato Nazionale degli Ingegneri Liberi Professionisti Italiani – la nostra rappresentanza professionale e poi nel Consiglio di Amministrazione Inarcassa, di cui Mauro è stato vicepresidente.
Durante questo percorso Mauro si è distinto dal punto di vista umano per il suo altruismo e professionalmente per la sua serietà e la sua grande onestà intellettuale.
Il suo importante contributo si è anche espresso con la Rivista edita da Inarcassa, di cui è stato l’artefice e della quale vorrei dare un riconoscimento speciale alla sua rubrica “Spazio Aperto”, che ha reso a tutti noi un validissimo aiuto nella gestione delle incombenze previdenziali.

Giuseppe Berizzi

L’affinità e l’amicizia

Mauro caro,
provo un grande dispiacere nel sapere che non avremo altre occasioni per vederci. Ci siamo incontrati, con te e Paola Muratorio, nel lontano 1995, trovando una sintonia che mi ha poi predisposto, nel 2005, ad entrare in Inarcassa come delegato.
Poi, conoscerti meglio mi ha rivelato l’affinità di ambedue per il mondo della musica, che tu frequentavi accanto a tua moglie, la delicata Marisa Sannia, raffinata interprete della musica sarda e molto amata e apprezzata cantautrice, voce e anima della vostra terra.
Tu sei stato il consigliere ed amico che mi ha guidato nell’inserimento e nel percorso dei miei primi passi all’interno della nostra Cassa, dove ho conosciuto molti colleghi delegati con i quali ho stretto un’amicizia che è ancora duratura. Anche di questo ti sono grato!
Ho memoria dei tuoi molti interventi: precisi, puntuali e fortemente esplicativi di quanto, per un neodelegato come io ero, era necessario recepire utilizzandone i contenuti che sapevi esprimere col tuo linguaggio sempre chiaro ed esaustivo.
La tua ampia esperienza, le tue risposte ai quesiti posti da noi delegati, ci ha permesso di tutelare i nostri iscritti, risolvendo le loro problematiche o sciogliendone i nodi.
Non dimentico quanto anche Paola Muratorio, per la quale eri Vicepresidente, tenesse conto della tua esperienza di Presidente dell’Ordine di Cagliari e delegato Inarcassa.
Conoscerti è stato un arricchimento professionale e umano.
Mauro caro, mi mancherai molto e, pensando alla tua terra antica e misteriosa, che rivisitai con te in occasione delle belle giornate trascorse là con i colleghi delegati, ti ricorderò!
Con affetto

Vittorio Camerini

Quel che resta di noi

Questa testimonianza è rivolta a chi non ha avuto modo di conoscere Mauro di Martino personalmente e magari ne ha solo sentito parlare o ne ha rilevato il suo nome nei documenti storici del modo universitario, professionale o legato a INARCASSA.
Ho avuto modo di conoscere Mauro per il tempo necessario a valutare la sua persona come uomo e come professionista, ravvedendo un sensibile cambiamento ed evoluzione durante i suoi ultimi anni, fuori e all’interno di INARCASSA. Il suo approccio quale uomo e professionista, il suo ruolo sociale e lavorativo.
L’analisi che mi sto prestando a fare riporterà principalmente l’importanza che il personaggio ha rappresentato nella comunità dei liberi professionisti ed in particolare in quello “previdenziale”.
Lo trovavi raccolto nei suoi pensieri, seduto in un angolo, con acceso il suo sigaro. Lo sguardo che fissava l’orizzonte assorto nei suoi pensieri ma vigile nel riconoscerti e salutarti, se incrociavi il suo sguardo. 
Mauro ha intrapreso insieme ad altri il traghettamento di un’istituzione fondamentale per il futuro di tutti noi liberi professionisti, da un’epoca ad un’altra, diventando protagonista in venticinque anni di militanza all’interno del CND, passando dall’allora primordiale conformazione societaria, attraversando con responsabilità l’adeguamento alla sofferta “legge Fornero” spartiacque fra il “retributivo” e il “contributivo” fino alla costituzione della fondazione INARCASSA, braccio operativo della previdenza a diretto supporto della professione.
Ma la sostanza che ritengo più concreta nel ricordo dell’Ing. di Martino, non è legata ai risultati ottenuti nell’ambito professionale economico o di potere, sempre interpretabili e opinabili, ma lo spirito con cui ha interpretato e intrapreso un percorso d’impegno sociale dedicato alla comunità. Il contributo che ognuno di noi lascia a composizione del bene comune è l’unica cosa che sopravviverà alla nostra dipartita. Questo Mauro di Martino è riuscito sicuramente ad imprimere nelle basi che legano inevitabilmente Ingegneri e Architetti per il loro futuro pensionistico. Senza riserve si è sempre speso al servizio dell’ente avendo dalla sua la lucidità di chi ne ha processato l’evoluzione fino ai giorni nostri.
Ha potuto, con l’autorevolezza di chi conosce le pieghe di un organismo complesso come un ente previdenziale, dare il suo contributo in quasi tutti i ruoli dell’istituto, dal Delegato, alla direzione della rivista Inarcassa, dal membro del consiglio della Fondazione, a quello di consigliere del CdA INARCASSA, mantenendo anche la sua vicepresidenza, dopo la quale, era già in pectore una futura e prevedibile carica d’elezione a Presidente.
Ma la vita, parafrasando un versetto del musicista John Lennon “è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati a fare altri progetti”. Gli eventi che il fato gli ha riservato hanno di fatto spazzato via l’inessenziale facendo riaffiorare solo quello che conta, l’uomo.
Mauro a seguito di un profondo lutto personale, rinuncia a posizioni di potere e di meritato riconoscimento di una vita dedicata al lavoro, all’apice della sua carriera quale portatore di pensiero riconosciuto da molti e condiviso da tanti.
L’uomo e i suoi valori essenziali hanno preso il sopravvento rispetto al compimento di un progetto che si stava concretizzando, ridefinendo la dedizione profusa fino ad allora, portandolo, con la sua consueta responsabilità e aplomb, verso un graduale ma inesorabile passaggio di consegne verso chi ne ha raccolto le redini e l’eredità politica d’impegno verso la comunità nonché culturale. Questo passaggio ha dato la misura di quanto il potere ed il ritorno economico personale fosse secondario rispetto all’importanza che esso riponeva nei valori in cui lui credeva, valori che hanno costituito la sua operatività nell’ambito sociale professionale, di cui INARCASSA ha sempre rappresentato lo spirito di appartenenza alla professione libera e indipendente.
Alla fine, quel che resta di noi sono i mattoni che hai forgiato, a costruzione di una casa comune, a protezione della cura e del rispetto delle nostre diversità, infinite, a testimonianza della nostra immortalità.

Francesco Delitala

Per un amico

Questo è l’omaggio a un amico, prima di tutto… una persona un po’ riservata, in effetti, che all’apparenza incuteva anche un po’ di soggezione, ma era solo un effetto della sua naturale riservatezza; una volta superato lo steccato della fiducia, apparivano subito spontanei la sua affabilità e il suo garbo nel trattare con gli altri. Una gentilezza dei modi nell’approccio con le persone che, per questo, non è cambiata con l’assunzione di incarichi all’interno di Inarcassa. Una dote che ho avuto modo di apprezzare nella prima esperienza in Comitato di Redazione, dove la sua direzione si era presto rivelata più una forma di aiuto e una guida sicura ad acquisire esperienza, che non un ruolo di comando. Era un maestro, ma non lo dava a vedere. E la schiettezza nel manifestare questa sua qualità è stata confermata nella veste di Vicepresidente di Inarcassa, con la sensibilità e, al tempo stesso, la determinazione che gli erano propri. Avendo avuto il privilegio di lavorare con lui, ho potuto apprezzarne il contributo di idee e la visione aperta nell’intraprendere un processo di sviluppo della libera professione e condividere le possibili forme di divulgazione e riconoscimento del valore ad essa sottesi per il progredire della società.
Mauro però è stato anche l’artefice della Rivista, nella forma che adesso state sfogliando tra le mani, o leggendo sul tablet, dove insieme ai temi di previdenza e assistenza troviamo incursioni a sfondo musicale, note di cinema, frammenti d’arte e spettacolo. Sagacia e fantasia, dunque, qualità, che valgono per riconoscere a Mauro la capacità di coinvolgere il lettore oltre l’approfondimento dei temi legati principalmente alla professione. Un ringraziamento all’amico anche per questa preziosa eredità, che cerchiamo di valorizzare come lui avrebbe voluto.

Claudio Guanetti

Per Mauro di Martino

Persona per bene, figura signorile; ciò che soprattutto mi ritorna in mente, ricordando Mauro di Martino “l’ingegnere”, dopo la sua scomparsa, è l’impegno intelligente e il senso di responsabilità nel suo ruolo di rappresentanza degli associati Inarcassa, sia come delegato che come consigliere di amministrazione e vicepresidente.
È anche vero, se non scontato, che le parole in memoria di un amico, con cui si è strettamente e proficuamente collaborato, non possono essere che di elogio. Ma vorrei evitare la retorica consuetudine del citare la “solarità” e la “bravura”, per soffermarmi su una definizione che solevo associare ai colleghi più capaci e più seguiti negli interventi in Comitato Nazionale.
La parola “guru”, usata da me in modo più fantasioso e un tantino benevolmente scherzoso rispetto alla parola “maestro”, si adatta alla figura di leader che alcuni personaggi delegati hanno assunto in passato in materia previdenziale. E Mauro di Martino è tra questi.
In letteratura, infatti, in prima battuta è un titolo attribuito ad ogni persona degna di rispetto e di ammirazione e in seguito a colui che ha la responsabilità della formazione dei colleghi. Più semplicemente a chi svolge, o a chi viene attribuita la funzione di guida intellettuale, espressa anche con grande favore nelle votazioni interne.
Pensiero lucido, a volte determinato e in qualche occasione rigoroso, esprimeva le sue idee fino alla necessità di una decisione, condivisa o dissentita, senza però mai perdere di vista l’interesse dei liberi professionisti architetti e ingegneri.
Sotto la presidenza di Paola Muratorio, ha collaborato fattivamente per la riforma previdenziale e per l’implementazione dell’assistenza agli associati. Anche per agire in forma meno istituzionale ma più professionale, è stato tra i fondatori della Fondazione Inarcassa, dove si è confrontato con pari dignità con i rappresentanti delle categorie tecniche a livello nazionale.
Mi piace tuttavia ricordarlo anche per la sua sopraffina passione per la cucina, per la preparazione di alcuni piatti particolari che ci proponeva nelle cene in privato dei consiglieri e per il piacere di stare insieme magari attorno a un bicchiere di vino.
Per non dire sempre solo bene, il suo comportamento sollevava a volte alcune critiche. Per un atteggiamento apparentemente scontroso o poco accomodante, in nome della logica del suo pensiero. In quei casi però sapeva fare il cosiddetto passo indietro pur di conseguire la tesi più efficace e opportuna, impegnandosi per la squadra.
Mi unisco al “ciao Mauro” degli amici delegati, a me personalmente ha insegnato molto.

Enrico Rudella

Ciao, Caro Amico

Caro Mauro, questa volta è proprio dolorosa.
Noi, negli ultimi anni, non ci sentivamo molto spesso, più o meno ogni 2 o 3 mesi. Una data fissa però era il tuo compleanno, molto vicino al mio. Ma quest’anno per poche settimane non ci è stato possibile. Tu da fiero isolano, io da chiuso montanaro, non esternavamo mai i nostri sentimenti profondi se non in condizioni particolari. Fra noi questi momenti ci sono stati e questo, ora, mi ha fatto pensare spesso ai lunghi periodi passati insieme: la nostra amicizia non aveva bisogno di esibizioni o di dichiarazioni ma ora, come spesso accade, rimpiango di non aver potuto parlare con te di tante cose.
Ti ho conosciuto a Roma circa 30 anni fa: io nuovo entrato in CdA Inarcassa e tu già profondo esperto. Mi hai insegnato molte cose, mi hai instradato in quel percorso non facile di amministratore della nostra Cassa. Allora era veramente difficile. Non avevamo un DG, il patrimonio era parte immobiliare e parte in titoli pubblici, l’informatica era ai primordi e tutto, per i 53 mila iscritti, si faceva manualmente con enormi difficoltà di dialogo. Abbiamo immediatamente legato anche se provenienti da esperienze diverse e questo non tanto perché eravamo coetanei, perché avevamo una composizione familiare esattamente identica o per le molte altre coincidenze che poi avremmo scoperto negli anni ma perché, per entrambi, il motivo saliente di essere alla Cassa era per il grande rispetto e considerazione dell’essere liberi professionisti. Quello per noi, ben prima di un lavoro era il nostro modo di vita, il nostro pensiero. Consideravamo la nostra attività in Cassa come periodo diciamo di servizio da farsi con il massimo impegno certo, ma solo un periodo e non certo una alternativa alla nostra professione. Questo pensiero comune ci ha subito unito forte, poi gli aneddoti, le questioni quotidiane non hanno fatto altro che corroborare l’amicizia. Nei primi mesi della mia attività consigliare eravamo seduti vicini e, oltre alle tue capacità nella ricerca di risolvere i molti problemi sempre vedevo anche il grande impegno che mettevi per comporre “la rivista”. Eri il direttore e ci tenevi moltissimo anche perché in quegli anni i rapporti con gli iscritti erano difficilissimi e la rivista poteva essere uno dei pochi strumenti di dialogo.
La cosa che alla fine di questo lungo percorso della nostra attività in Cassa, svolta con modalità e responsabilità diverse, ci ha rivisto insieme è stata la Fondazione. Il concetto stesso della Fondazione Inarcassa è proprio la difesa, a denti stretti, della nostra professione. Quando dall’idea si è passati ai fatti, scelti io e te, penso, proprio perché durante la fase delle idee eravamo stati tra i più combattivi, ci siamo trovati con tutto, ma veramente tutto, da costruire. È stato molto difficile l’inizio: cinque componenti del Consiglio, con una persona distaccata dalla Cassa, un po’ di risorse e una piccola stanza. Impegno massimo di tutti, con te, Mauro, che in questa attività hai dato il meglio: sei sempre stato un vulcano di idee. Questo, dare attuazione ad alcuni dei tanti progetti, assieme alle tante attività formali e di avviamento, ha consentito alla Fondazione di partire.
Dopo un certo tempo, quando anche molti altri colleghi hanno visto che la Fondazione poteva, anzi doveva, essere il baluardo forte e coeso della nostra professione e di noi professionisti, le difficoltà, via, via si sono ridotte.
Chi ha conosciuto Mauro di Martino non ne ha certo dimenticato doti, pensiero e attività. Non ne ha certo dimenticato l’intelligenza, la volontà e la correttezza.
Per tutti quelli, più giovani, che oggi esercitano con fatica e difficoltà la professione spero vivamente che la Fondazione istituisca un’attività in grado di ricordarne tutti i valori.
Ciao Mauro, il dolore è tanto, veramente. Mi è di conforto ricordare che quando, quasi per scaramanzia, parlando dei nostri acciacchi speravamo di non essere in futuro di peso agli altri andandocene in silenzio. Per te così è stato, caro amico mio!

Andrea Tomasi

Un ricordo…

Non riesco a pensare che l’Ing. Mauro di Martino sia scomparso.
Dal primo incontro avuto con lui a Roma, nel lontano 2000, ha cercato di mettermi subito a mio agio, con il suo modo gentile ed educato di porsi.
Persona corretta e capace, in grado di trovare sempre le soluzioni ai problemi. È stato un piacere collaborare con lui.
Anche quando non gestiva più la rivista Inarcassa, abbiamo continuato a sentirci, confrontandoci su temi che andavano al di là del mondo lavorativo, era sempre pronto a darmi un consiglio intelligente. Mi sento onorato e fortunato ad aver avuto la sua amicizia.
Non so se con le mie parole sono riuscito a descrivere la grande persona che è stata, ma certamente il suo ricordo rimarrà impresso per sempre nel mio cuore.

Nazzareno Scarscelli

 


 

 


In copertina: Mauro di Martino

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