Bilancio consuntivo 2016

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Un anno moderatamente positivo; così il Presidente Santoro ha sintetizzato, nella lettera introduttiva al bilancio, i risultati del 2016.

I dati di sintesi di questo bilancio vedono Inarcassa chiudere l’esercizio con un utile di 696 milioni di euro, che supera quello dell’anno precedente e anche quello che si era pensato di poter conseguire nel momento in cui, a novembre del 2015, il Comitato Nazionale dei Delegati aveva approvato il budget formato dal Consiglio di Amministrazione.

Un risultato che, come annualmente accade, è andato a incrementare il patrimonio dell’Associazione, oramai prossimo ai 9,5 miliardi di euro. Non va dimenticato infatti che, a differenza di quanto accade nelle società di capitali, che distribuiscono l’utile ai soci, i risultati conseguiti da Inarcassa anno dopo anno sono confluiti e confluiranno nel patrimonio, a garanzia degli impegni nei confronti degli associati.

Una garanzia per oltre 168.000 iscritti che hanno affidato a Inarcassa il proprio futuro previdenziale e che, nelle modalità e nei termini in cui questo viene consentito dalle norme di contesto, trovano nella propria Associazione anche la tutela dei bisogni assistenziali che si presentano nel corso dell’attività lavorativa. Una garanzia anche per le circa 30.000 famiglie che oggi vedono i frutti della propria contribuzione e percepiscono mensilmente una pensione.

Le gestioni principali, quella previdenziale e quella del patrimonio, hanno contribuito al risultato assicurando un saldo netto positivo rispettivamente pari a 513 milioni di euro e a 212 milioni di euro.

Sono numeri importanti che, al di là di qualsiasi valutazione, vanno letti, come accade per ogni bilancio, in relazione al contesto in cui vengono ottenuti e alla mission di chi li consegue.

Immaginiamo di analizzare il bilancio di un’azienda che lavora nel campo della moda e di volerlo confrontare con quello di un qualsiasi soggetto che eroga previdenza di primo pilastro.

La velocità di risultato che la prima deve necessariamente conseguire e verso la quale deve orientare le proprie risorse è destinata a soddisfare un bisogno immediato dei clienti e il risultato che ottiene è finalizzato alla sopravvivenza dell’azienda e alla remunerazione dei soci.

Il secondo invece, estraneo alle dinamiche di mercato che influenzano la clientela, deve strutturarsi per rispondere a bisogni futuri, solitamente lontani nel tempo, rispetto ai quali orienta i propri atteggiamenti e le proprie risorse.

È di tutta evidenza che si tratta di logiche e dinamiche completamente diverse, che inevitabilmente incidono anche sulle modalità di impiego delle risorse a disposizione: più aggressivi gli impieghi della prima, più prudenti quelli del secondo. Ne consegue che anche i risultati, per essere compresi e valutati, devono sempre essere letti in relazione alle logiche di breve, medio o lungo periodo che caratterizzano le aziende.

Nel caso di un soggetto che gestisce previdenza e che non può non avere obiettivi di lungo termine, ogni bilancio racconta un tratto di un lungo percorso, cercando di descriverne le azioni, le variabili esogene che hanno caratterizzato la singola tappa e i loro impatti; 365 giorni di gestione che si inseriscono in un quadro strategico di più ampio respiro e che si confrontano con le proiezioni del bilancio tecnico attuariale.

Più che essere letti nel confronto anno su anno, confronto al quale lo schema indubbiamente induce, i bilanci annuali sono pertanto la cartina di tornasole della solidità della strategia e dei valori fondamentali, di come si perseguono gli obiettivi e del modo in cui vengono affrontati i cicli economici. Ma, specie in periodi caratterizzati dall’incertezza e dalla instabilità dei cicli economici, ciò che consente al lettore di capire se il “futuro” delle categorie è in buone mani è legato all’orizzonte temporale di lungo periodo che il bilancio tecnico è chiamato a rappresentare. È lì che si ritrovano le proiezioni attuariali degli andamenti economici e di quelli demografici, è lì che si verifica la sostenibilità della gestione, e non è certo un caso che le norme impongano, all’interno dei bilanci annuali, un confronto con le proiezioni del bilancio tecnico.

È pur vero però che, seppur riferiti a un arco temporale per certi versi “limitato”, i bilanci annuali forniscono indubbiamente una serie di preziose informazioni che attengono alla capacità di utilizzare al meglio i fattori produttivi, alla capacità di accumulo e a quella di auto-finanziamento.

Con il conto economico il bilancio ci mostra quale è stato il risultato dell’anno e come è stato ottenuto, esponendo e commentando i ricavi e i costi dell’esercizio.

Per un soggetto che segue la contabilità civilistica e che ragiona in termini di competenza economica, quale è Inarcassa, i ricavi conseguono all’accertamento di un diritto a riscuotere e i costi all’accertamento di un obbligo di “pagare”, indipendentemente da se e quando si trasferirà il denaro: il risultato di 696 milioni di euro esprime il delta positivo tra queste due grandezze.

Alla vista economica tuttavia se ne aggiunge necessariamente un’altra: quella patrimoniale, che testimonia l’accumulo di Inarcassa dal momento della sua costituzione a oggi e che ogni anno, come abbiamo detto, varia in misura corrispondente a quella del risultato conseguito: i 9,5 miliardi di euro ne sono espressione.

L’ultimo aspetto che il bilancio di esercizio ci mostra è quello finanziario. Molto spesso trascurato rispetto ai precedenti è tuttavia un elemento indubbiamente rilevante, in quanto attesta la capacità dell’Associazione di autofinanziarsi: i flussi riportati nel Rendiconto finanziario e il saldo di fine anno, di oltre 780 milioni di euro, ne sono testimonianza.

Nel commentare la consistenza del patrimonio, il presidente Santoro ne evidenzia giustamente la funzione garantista affermando che si tratta di una cifra importante, soprattutto in una gestione solidaristica a ripartizione che vede la patrimonializzazione come un bene a garanzia della nostra comunità. Tutto questo grazie alle sole forze della categoria e dei suoi committenti, in una sorta di staffetta intergenerazionale che, se da un lato vede i giovani gravati degli oneri delle pensioni in essere, dall’altro li vedrà destinatari di un patrimonio che le generazioni precedenti, in tempi migliori e ante crisi, hanno accumulato.

Il 2016 è stato indubbiamente un anno nel quale le variabili esogene non si sono risparmiate e che, al verificarsi di eventi difficilmente prevedibili, ha registrato una serie di azioni di governo che gli amministratori e il Comitato Nazionale dei Delegati hanno assunto. Infatti, mentre i ricavi previdenziali delle partite ricorrenti hanno sostanzialmente confermato le attese, registrando lievi miglioramenti, le uscite, seppur maggiori rispetto all’anno precedente, hanno registrato un gradiente di crescita più contenuto rispetto alle previsioni, confermando la progressiva incidenza degli interventi correttivi introdotti con la Riforma.

Si tratta senza dubbio di un’indicazione importante, soprattutto in un contesto nel quale l’invarianza dei ricavi è connessa a fattori esogeni e difficilmente governabili, quali l’andamento demografico e la dinamica dei redditi, entrambi direttamente o indirettamente influenzati dalla situazione di crisi del Paese.

Una situazione che, nel penalizzare fortemente il mercato del lavoro e delle professioni, ha inevitabilmente inciso anche sul numero degli iscritti, che nel 2016 è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Un’invarianza determinata dagli andamenti contrapposti delle iscrizioni, in flessione, e delle cancellazioni, in crescita. Dal 2007 a oggi, infatti, il flusso annuo di iscrizioni annue si è ridotto, nei valori medi, del 16,8% attestandosi su valori annui sostanzialmente uguali a quelli delle cancellazioni. Inversione di tendenza, invece, per i Redditi e i Volumi d’affari che nel 2015 sono tornati per la prima volta a crescere, rispettivamente dopo 7 e 4 anni consecutivi di riduzione connessa alla crisi economica e, in particolare, al crollo del mercato delle costruzioni.

 

Dinamica degli iscritti 2013-2016 (numerosità e composizione)

 

 

Non è stato un anno tranquillo neanche per i mercati finanziari, interessati da avvenimenti importanti e spesso non prevedibili: dagli eventi terroristici all’inattesa vittoria degli euro-scettici nel referendum sulla Brexit, alle elezioni americane che, con la vittoria di Trump, hanno sorpreso sia le proiezioni di voto che i mercati, al risultato del referendum costituzionale italiano che ha determinato la caduta del governo in un momento ancora molto delicato per il sistema bancario.

Tuttavia anche il saldo della gestione del patrimonio, così come accaduto per la previdenza, è stato superiore alle attese e questo è frutto della pianificazione e della costante attività di monitoraggio del portafoglio. “Un risultato figlio dell’’Inarcassa approach’– così lo ha definito il Presidente Santoro – lo stile Inarcassa, frutto di convinzioni profonde che si confrontano con le ricorrenti raccomandazioni di una gestione orientata alla minimizzazione del rischio e, al tempo stesso, alla ricerca del rendimento. Convinzioni che si misurano con un contesto nel quale i titoli rifugio per eccellenza, come il bund decennale, offrono rendimenti negativi, con l’unica certezza di una perdita percentuale del capitale impiegato.

 

Iscritti e redditi: distribuzione regionale 2007, 2014 e 2015

(percentuale degli iscritti e, in parentesi, del monte redditi sul totale Inarcassa)


 
Fonte: Ufficio Studi e Ricerche Inarcassa
 
 

Molte le iniziative adottate nel 2016, con lo sguardo attento alle linee strategiche che caratterizzano questo mandato, teso a sostenere il presente e assicurare il futuro degli associati.

Tra tutte l’attivazione di strumenti di feedback, per consentire agli associati di esprimere il proprio grado di soddisfazione; la ricerca di strumenti per agevolare l’adempimento contributivo nella convinzione che non sia un obbligo ma una opportunità in termini di benefici immediati e futuri; l’adozione, su base volontaria, del Codice Etico e del Piano anticorruzione e gli atti propedeutici alla definizione di strategie e alla sincronizzazione delle azioni operative in materia di recupero del credito.

Significative, in questo senso, le parole che il Presidente Santoro rivolge agli associati e ai lettori del bilancio e con le quali appare giusto, a chi scrive, congedarsi e dare appuntamento… al prossimo bilancio: “Presentiamo questo bilancio con la moderata soddisfazione di aver superato, indenni, una tempesta attraversata a bordo di una nave robusta, ben attrezzata e condotta da un equipaggio esperto; consci del fatto che il prossimo futuro non lascia presagire periodi di quiete.

Guardiamo avanti con la consapevolezza dei nostri mezzi e con la convinzione che il successo delle sfide future dipende dal saperle affrontare insieme; insieme alla platea degli iscritti che crede e sostiene la sua previdenza privata, al Comitato Nazionale dei Delegati che continuerà a disegnare le rotte, al Consiglio di Amministrazione che le dovrà solcare.

Il bilancio di esercizio è solo una delle tappe di questo lungo viaggio in mare aperto; mentre stiamo commentando la fine di un anno, un altro è già iniziato”.

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