Grazie a un film gli Espaces d’Abraxás tornano a nuova vita

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È bastato un film per cambiare il loro destino. Gli Espaces d’Abraxás di Noisy-le-Grand, sobborgo di Parigi, sono stati espressione di un progetto tanto utopico, quanto fallimentare. Ma poi sono diventati la location della pellicola Hunger Games: la rivolta (parte 2) che li ha resi famosi, dandogli, di fatto, una nuova vita. Questi edifici nascono negli anni Settanta dall’idea rivoluzionaria dell’architetto catalano Ricardo Bofill, il quale voleva ribaltare il concetto stesso di architettura delle periferie, fatta di enormi e anonime torri. Gli Espaces d’Abraxás prendono forma dall’idea di realizzare uno spazio d’incontro tra classi sociali. Così i grattacieli lasciano spazio a edifici monumentali e in stile neo-classico. Sono tre gli elementi che lo compongono: il Teatro, l’Arco e il Palacio. Inaugurato nel 1983, ospitava al tempo circa 600 appartamenti. Ma il progetto di Bofill si rivelò ben presto un fallimento. Questo complesso di edifici non si integrò mai con la realtà circostante. “Volevo mescolare le categorie sociali e rompere con le periferie tradizionali con le loro torri e i problemi che conosciamo”, spiegava qualche anno fa l’architetto catalano a Le Monde. “Volevo fare il contrario di Le Corbusier”. Eppure il progetto di mescolanza sociale è fallito.

Dettaglio dell’arco degli
Espaces d’Abraxás ©
www.ricardobofill.com


Il complesso è rimasto isolato e privo di negozi. Nel tempo due edifici sono stati utilizzati per ospitare case popolari, abbandonati di fatto al degrado e all’incuria. L’assenza di verde, le tante scale e i pericolosi corridoi hanno contribuito, nell’immaginario popolare, a “trasformare” il nome Abraxás in “Alcatraz”. Proprio il loro aspetto angosciante, cupo e soffocante ha spinto il regista Terry Gilliam a scegliere il complesso come location del film “Brazil” del 1985. Gli Espaces d’Abraxás furono il luogo ideale dove ambientare la realtà quotidiana del protagonista Sam, schiacciato da un sistema orwelliano. Ma solo con il secondo film della saga distopica Hunger Games, ambientato in parte proprio in questo complesso, ha permesso ad Abraxás di trasformarsi in un’attrazione turistica. E pensare che solo qualche anno prima, nel 2012, il sindaco socialista di Noisy-le-Grand Michel Pajon stava pensando di demolire la struttura, proprio perché era divenuta una zona particolarmente insicura. Si pensò di installare un complesso e costoso sistema di video-sorveglianza nei lunghi e stretti corridoi o in alternativa di abbattere il complesso. Ad opporsi alla demolizione ci fu soltanto Bofill che però riuscì a far valere i propri diritti e bloccò la distruzione di Abraxás.

Ora, grazie alla presenza dei turisti, la nuova amministrazione repubblicana della cittadina ha coinvolto l’architetto Bofill per valorizzare il Palacio e dargli una nuova impronta. Nel 2019 dovrebbe partire un grande progetto di rinnovamento e ampliamento al fine di realizzare altri 685 appartamenti e di integrare il complesso con la banlieue e con la città di Parigi. “Il complesso costituito dal Palacio, dal Teatro e dall’Arco doveva avere un carattere monumentale e simbolico per diventare il punto di riferimento per la nuova città”, spiega Bofill. “Mentre il suo impatto sul tessuto urbano non è decisivo, Les Espaces d’Abraxas adempie perfettamente al suo ruolo di monumento urbano che segna l’inizio della nuova città. I tre edifici sono disposti in uno spazio barocco, più francese in alcune aree, più mediterraneo in altre, per costituire un grande spazio pubblico in cui la monumentalità fa da sfondo alla zona più nobile del nuovo sviluppo residenziale”. Chissà se ora, grazie al cinema distopico, l’utopia di Abraxás diventerà presto realtà. 

 
 

 

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