Umana e Artificiale, intelligenze a confronto

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In questo periodo si sente parlare molto di intelligenza artificiale, un tema sul quale l’uomo già da qualche decennio si è posto molti interrogativi. L’arte ha sempre anticipato il dibattito su tematiche sensibili, come non dimenticare al riguardo HAL 9000 in 2001 Odissea nello spazio, il film di Stanley Kubrick del 1992 in cui l’intelligenza artificiale prende il sopravvento sull’uomo, oppure in “Sfera” in cui Dustin Hoffman dialoga con Jerry, o alcuni episodi della nota serie Black Mirror in cui, grazie ad algoritmi complessi e l’uso di un’intelligenza artificiale, viene inserita nel corpo di un umanoide l’identità del defunto compagno della protagonista. Anche in questo caso il finale non è positivo e denuncia tutte le paure e le perplessità di un’innovazione di portata storica che già è entrata nelle nostre vite. Molte volte infatti, senza saperlo, ci ritroviamo su molti siti web a chattare con il supporto tecnico pensando che dall’altra parte ci sia una persona invece è un algoritmo, talvolta molto avanzato che risponde alle nostre richieste. Recentemente Siqi Chen, uno degli sviluppatori di OpenAI, ha dichiarato su Twitter che la prossima release 5 che arriverà entro fine anno, ChatGPT sarà indistinguibile dall’uomo. Parallelamente ad OpenAI molte software house stanno sviluppando modelli avanzati di intelligenza artificiale capace di distinguere gli aspetti emotivi, alcuni sono già operativi come ad esempio l’analizzatore di toni vocali di Spotify, che suggerisce playlist in base all’umore dell’utente o il rilevamento del sonno e stress presenti in molti modelli di automobili. Gli stadi più avanzati di AI sviluppati da Microsoft e Google addirittura incominciano ad avere una sensibilità così elevata tale da avere consapevolezza e riflettere sull’esistenza stessa. È questa la vera paura, ci stiamo avvicinando a quanto abbiamo visto nei film di fantascienza. Una paura manifestata da personalità del calibro di Elon Musk, Steve Wozniak e Andrew Yang che, in una lettera aperta del Future of Life Institute, chiedono una pausa di sei mesi nello sviluppo dell’AI. Ben oltre vanno le paure di scienziati come Eliezer Yukosky, che studia da oltre vent’anni l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) il quale, in un editoriale del Time, afferma che l’AI potrebbe portarci verso catastrofi nucleari ed annientare il genere umano. Infine, Geoffrey Hinton, definito il “padrino dell’intelligenza artificiale”, che, all’interno di Google si è più volte espresso sui potenziali pericoli di tale tecnologia. Le perplessità, soprattutto degli addetti ai lavori, non mancano quindi, ma questa rivoluzione come si ripercuoterà nel mondo delle professioni e nello specifico quale sarà l’impatto nel campo dell’architettura ed ingegneria?
Una cosa è certa, il settore delle costruzioni non è escluso da questa rivoluzione. Già oggi diversi software di calcolo strutturale sono dotati di algoritmi basati sull’intelligenza artificiale i quali, sulla base di selezione di variabili e di obiettivi stabiliti, riescono ad elaborare delle soluzioni. Più complessa è la questione legata all’architettura dove siamo di fronte a concetti astratti come quello estetico. Ma anche in questo ambito stiamo assistendo a sviluppi impensabili. Già oggi Midjourney e DALL E riescono a creare immagini fotorealistiche di architetture partendo da una descrizione testuale dell’utente. Le immagini di architettura che vedete a compendio in questo articolo sono state tutte realizzate dall’AI per mezzo del bot Discord di Midjourney. Il risultato, a meno di alcuni dettagli è stupefacente, nella maggior parte dei casi siamo di fronte a proposte molto suggestive. Più si “dialoga” con questi bot più si riesce a perfezionare la richiesta sulla base dei risultati. È possibile, inoltre, richiedere varianti di una o più soluzioni fino ad avvicinarsi ad un risultato ottimale. L’AI è capace di rappresentare edifici in diversi stili architettonici, di emulare lo stile di un architetto, o eseguire sulla base di materiali richiesti ecc… le variabili sono infinite.
Tutto questo ci pone una questione fondamentale. Potrà mai un software sostituire il lavoro di architetti ed ingegneri? Sicuramente già oggi è un valido strumento di supporto ed oggettivamente non possiamo dare una risposta certa in quanto l’enorme potenza di calcolo disponibile potenzialmente può arrivare a portare risultati sempre più evoluti e complessi. È un processo sicuramente molto lungo ancora, soprattutto per quanto riguarda l’ambito delle scelte estetiche, ma non possiamo escludere a priori che un giorno si possa arrivare alla completa progettazione di un edificio sia strutturale che architettonica eseguita autonomamente dall’intelligenza artificiale. Certamente l’ambito creativo è quella parte di intelligenza che coinvolge aspetti umani di sensibilità che difficilmente potranno essere emulati da un calcolatore per cui con molta probabilità ci troveremo sempre di fronte ad un tecnico che dialogherà con l’AI. Questo scenario inevitabilmente comporterà anche una riflessione sul diritto d’autore e la paternità intellettuale di opere generate grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale.
Altro discorso è l’impatto sulle risorse umane necessarie attualmente negli studi. Nel prossimo futuro certamente sarà sempre meno necessario l’utilizzo di figure professionali di primo livello, perché molto del lavoro sarà semplificato e gestito da software sempre più potenti, l’integrazione dell’AI nel BIM porterà alla nascita di nuove competenze professionali di alto profilo e gradualmente taglierà fuori dal mondo del lavoro chi non si adeguerà e formerà adeguatamente, così come è accaduto quando si è passati dal disegno su carta al CAD. La nostra professione è in costante evoluzione e queste innovazioni più che preoccuparci devono stimolarci all’innovazione. Il futuro è già scritto, non sappiamo esattamente quando tutto questo accadrà ma è certo che avverrà.

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