Inarcassa e l’esperienza “Spes contra spem”

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“ … Sono una mamma serena, oggi; per tutta la vita ho sperato che Francesca morisse prima di me, ora questo pensiero è assolutamente lontano dalla mia mente, perché so quanto Francesca è curata e amata, lo vedo dalle foto che mi inviano e dalle videochiamate. Spero che questo periodo finisca per poter tornare ad abbracciare tutti e nel frattempo volevo ringraziare tutti gli operatori di CASABLU ed in particolare te che ci hai regalato una vecchiaia serena (è difficile per un genitore augurarsi la morte di una figlia lungo tutta una vita) e ci stai facendo vivere una seconda vita…”.

Vogliamo introdurre questo articolo partendo da questa testimonianza tratta dalla lettera di una mamma al presidente dell’associazione Luigi Vittorio Berliri. Sono le parole della mamma di Francesca, una donna che vive a Casablu, una delle 4 case famiglia dell’Associazione Spes contra spem a Roma, nel quartiere Nuovo Salario.
Dalle parole di questa mamma è possibile capire il senso profondo di una casa famiglia. Il 18 dicembre 2020, il Presidente, tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione, il Presidente ed i componenti del Collegio dei Sindaci, il Direttore Generale, il Presidente del CRAL Aziendale e tutti i dipendenti di Inarcassa hanno dedicato la pausa di lavoro a un incontro, ahimè on-line, con l’Associazione “Spes contra spem”, attraverso le parole del proprio Presidente, Luigi Vittorio Berliri.

È stata una occasione per ascoltare, conoscere e condividere racconti e riflessioni da un mondo “diverso” da quello quotidiano. Una occasione per “volgere lo sguardo altrove”. Una occasione di solidarietà, frutto di una tradizione che da anni vede la Cassa riunirsi in ascolto e conoscenza di mondi “diversi”, offerto ogni anno da una nuova Associazione no profit, individuata anche grazie al circuito di associazionismo, che vede tanti dipendenti impegnati in occasioni di volontariato.
È stata, come sempre, un’occasione interessante. Un’occasione per riflettere e scoprire, tra l’altro, cosa hanno in comune Inarcassa e “Spes contra spem!”.
Abbiamo rivolto a Luigi Vittorio Berliri, Presidente dell’Associazione “Spes contra spem”, una breve e “intensa” intervista che ci ha consentito di ripercorrere le riflessioni intercorse nell’incontro e conoscere meglio le attività dell’Associazione.
 
Alla domanda su cosa hanno in comune le due Associazioni, Luigi Vittorio risponde: “Entrambe hanno a cuore il futuro di individui. Entrambe puntano a rispondere alla stessa domanda: “e dopo?”. Entrambe volgono la loro attenzione alle “fragilità” di individui. Inarcassa punta attraverso la previdenza e l’assistenza a farsi carico di chi è in difficoltà o a evitare che la maternità (o la paternità), gli infortuni, le malattie e la terza età diventino fasi di difficoltà per i propri Iscritti o per i loro familiari. Allo stesso modo, nel suo piccolo, “Spes contra spem” si fa carico di chi è in difficoltà. Chi? Persone con grave disabilità, che non hanno più un supporto familiare, o adulti che hanno bisogno di “uscire” di casa, per sperimentare la propria vita, con tutte le difficoltà; e ragazzi adolescenti senza famiglia, soli, che hanno bisogno di far parte di una comunità che li accolga e si prenda cura di loro.”
 
Chiediamo a Luigi Vittorio, …. “Prendersi cura” di… Come si fa? E chi ha la “responsabilità” della cura?
“Alla prima domanda rispondo: assieme. Sono tanti gli ingredienti necessari: occorre competenza, preparazione, cuore e pensiero, dedizione, pazienza, capacità di ascolto, empatia, volgersi in avanti, lungimiranza, delicatezza e sguardo. Voglio soffermarmi sullo sguardo, trovo che sia la qualità da ricercare in tutte le relazioni. La capacità di vedere, di guardare in profondità, di “pre” vedere, di accorgersi, di accogliere, di commuoversi. Precursore essenziale dell’essere in relazione all’altro.”
 
Incalziamo Luigi Vittorio con un’altra domanda … e che tipo di sguardo bisogna avere nel lavoro di cura?
“La meraviglia. Il saper vedere l’invisibile, quello che sfugge. Per cui gli occhi di Cinzia (una donna che vive a Casablu), sono una meraviglia… le lacrime di Luca (un uomo che vive a Casablu), sono una meraviglia, la passione di Michela (una operatrice sociale), è una meraviglia. La fatica immane di Federico (un educatore della casa famiglia l’Approdo), è una meraviglia. Un melograno (una pianta speciale per Spes contra spem), è una meraviglia! Meraviglia viene da mirare (da cui ammirare, ma anche prendere la mira) guardare con attenzione. Mirare, smirare a sua volta, deriva dalla radice sanscrita smi (sorridere, sbocciare, splendere). Non è proprio la capacità di vedere, di pre-vedere la caratteristica di chi per professione disegna cose che ancora non ci sono? E lo fa con “meraviglia”? E non è sempre la “pre” visione o meglio la “previdenza” e la “assistenza” la mission di Inarcassa?” “Di nuovo, le storie si incrociano e sulle parole e il loro significato autentico è possibile incontrarsi, nella scoperta del potere profondo della parola, che è sempre creatrice, di umanità, di cose nuove, di incontri. Sempre giocando sulle parole, la parola “Speranza” da cui prende il nome “Spes contra spem”, non deriva dal mito di pandora, in cui “speranza” era l’ultima a morire e serviva a illudere o alimentare nel suo culto un’illusione. Speranza è la capacità di leggere e vedere il presente, a partire dal futuro. (mi domando: non è forse quello che fa la matita dell’architetto e dell’ingegnere quando progettano?).”
 
Un’altra domanda a Luigi Vittorio, sul tema della responsabilità. Di chi è la responsabilità? Chi deve rispondere all’appello, alla domanda rivolta dalla mamma di Francesca?
“Levinàs, un filosofo francese, nato in Lituania, sul tema della responsabilità, ovvero della capacità di rispondere, ha scritto pagine meravigliose, dice: “la responsabilità che mi deriva da un incontro, da un volto, da uno sguardo, è una responsabilità irrecusabile”. Ovvero una responsabilità che non posso delegare ad altri, non posso attribuire ad altri. E poi c’è la responsabilità di una comunità, che ha il dovere di dare risposte. E chi sta leggendo queste righe si sentirà di certo interrogato dalla propria “responsabilità”, capacità a rispondere, a dire parole, a fare cose concrete. Si può contribuire, si può fare il proprio pezzo, come un bravo azionista con una impresa: mettendo una parte del suo. Che sia tempo, ingegno, denaro.”
 
Insomma, Luigi Vittorio, raccontaci cosa fa in concreto “Spes contra spem”, come, dove?
… di certo non fa calcoli strutturali, meravigliosi e ambiziosi disegni, né si occupa di previdenza… “Spes contra spem”, molto più semplicemente, si occupa di case famiglia.

 
Una casa f amiglia è ... una casa! Il progetto nacque per sostituire vecchi istituti totalizzanti, con l’idea di creare un luogo il più caldo e familiare possibile. Si tratta di un vero e proprio appartamento,  in un normale condominio, dove ogni persona che vi abita ha la propria camera con i propri affetti personali. All’interno di una casa famiglia si possono costruire relazioni autentiche. È un luogo dove si può contare sull’attenzione dell’altro; dove le persone possono costruire la propria identità e trovare il giusto sostegno per proiettarsi verso l’esterno, e dove sanno di poter contare sulla costante presenza di operatori ed educatori che li supportano in ogni loro esigenza, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno.
 
“Spes contra spem” ha costituito 4 case famiglia: Casablu, Casasalvatore, L’Approdo, Semidiautonomia.
CASABLU è una casa famiglia, si sviluppa su due piani, in ciascuno dei quali vivono sei persone con grave disabilità che necessitano di un grande sostegno nella gestione della vita quotidiana. È nata nel 2000, ed è stata la prima casa famiglia di Spes contra spem. Il nome della casa famiglia fu ispirato dalla poesia di G. Klein La rosa blu: “…rara, diversa e bella, come una rosa blu”. Oggi Casablu può ritenersi una realtà consolidata e ben conosciuta nel III Municipio di Roma, dove ha sede.
CASASALVATORE ospita sei persone adulte con disabilità media che, grazie al supporto degli operatori che lavorano nel servizio, prendono parte attiva, quotidianamente, alla vita comunitaria, al lavoro e alle relazioni esterne alla casa.
Nasce nel 2004 ed è stata la seconda casa famiglia di Spes contra spem a prendere vita. Il suo nome prende il nome da Salvatore, un ragazzo che faceva servizio civile con persone con disabilità, insieme a me in una casa famiglia, nel 1992.
Salvatore muore durante un’arrampicata in montagna pochi mesi dopo l’inizio della sua esperienza come volontario.
Pensate, dieci anni dopo la sua morte, inaspettatamente, la famiglia di Salvatore dona a Spes contra spem i risparmi che sarebbero stati destinati a Salvatore per acquistare casa. Così, una casa fu acquistata davvero: la casa famiglia Casasalvatore.
 

L’APPRODO ospita otto adolescenti in difficoltà, accompagnati verso l’autonomia e il pieno inserimento sociale grazie alla presenza e al supporto degli educatori. È nata nel 2006 dal sogno di dare un porto sicuro in cui “approdare”, ai tanti ragazzi che, non avendo più un punto di riferimento familiare, necessitano di una casa all’interno della quale trovare un sostegno e un accompagnamento nella quotidianità e verso la loro autonomia, con l’obiettivo di restituire loro la possibilità di sognare e di credere nella possibilità di realizzare i propri desideri e costruire il loro futuro.
SEMIDIAUTONOMIA accoglie sei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 21 anni.
I ragazzi ospitati in casa famiglia hanno alle spalle storie difficili e il nostro scopo è di accompagnarli, mediante la gestione della vita quotidiana, ad acquisire l’autonomia necessaria verso la conquista della piena integrazione, da qui il nome stesso della casa famiglia.
Insieme al lavoro nelle case famiglia, Spes contra spem porta avanti tanti altri progetti. La “ Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale ”, ad esempio, un progetto ambizioso per la promozione dei diritti, che nasce da una storia vera, la cui protagonista è una donna, Tiziana, che ha vissuto a Casablu, e che a seguito di complicazioni di salute viene portata in ospedale dove dopo alcuni giorni muore. A Tiziana, lasciata sola lì in ospedale, è stato sottratto il diritto all’ascolto. Le persone che per anni si sono occupate di lei, che sapevano interpretare il suo linguaggio e i suoi bisogni non hanno avuto la possibilità di poter essere lì con l’obiettivo della carta si muove proprio in questo senso, garantire a tutti il diritto all’ascolto, all’essere visti per ciò che sono.
E inoltre la cooperativa si occupa di assistenza domiciliare, di supporto psicologico, attraverso uno sportello di ascolto e tanto altro ancora.”
 
Ringraziamo Luigi Vittorio Berliri, Presidente della “Spes Contra Spem”, per averci raccontato di “Spes contra Spem” e per l’autenticità del suo racconto e del suo impegno. Per chi fosse interessato ad un ulteriore approfondimento sulla Associazione “Spes contra spem”, si possono leggere tutti i progetti e le azioni messe in campo visitando il sito www.spescontraspem.it.
Per entrare a far parte di questa comunità e aggiungere un pezzo al mosaico per arricchirlo di sguardi e mani preziose, abbiamo ogni anno l’opportunità di fare un gesto semplice volvere il 5x1000 ad un ente no profit.
“Spes contra spem” quest’anno presenta una campagna di 5x1000 legata ad un sogno, legata ad una storia vera, le case di Via Monelli. La storia ha come protagonisti un uomo, un gruppo di genitori, quattro ville e una comunità attiva e attenta! L’uomo è Vittorio Toscano papà di due figli con disabilità che ha impegnato gran parte del suo tempo a dare una risposta alla domanda: “e dopo di me e mia moglie chi starà con i nostri figli?” Nel cercare di rispondere a questa domanda ha deciso di unirsi a un gruppo di genitori con la stessa difficoltà, i secondi protagonisti della storia. E “insieme” ci sono riusciti!
Il progetto però ad un certo punto ha una battuta di arresto, rimane impigliato tra i nodi delle reti burocratiche e si ferma tutto! Dopo circa dieci anni il Direttore della Caritas fa a “Spes contra Spem” una domanda semplice, che portava in sé due aspetti: responsabilità e sogno. La domanda è stata: “Volete riprendere in mano le case?”. Dopo qualche attimo di esitazione, fatto di entusiasmo e paura, risponde un chiaro e forte “si”. Prende le chiavi di casa e inizia a sognare: ristrutturare, arredare e rifare gli spazi esterni. Un percorso lungo in cui anche il Covid, con i suoi lockdown e inevitabili ritardi, ha fatto la propria parte nel rallentare i lavori. Oggi sono arrivati a un importante traguardo fatto di collaborazione e dedizione e di una comunità attiva: una delle strutture oggi è pronta per essere utilizzata, trasformata in servizio per l’intera comunità. Lo scorso 12 febbraio sono state consegnate le prime chiavi di casa alla Asl Rm, al Municipio III e alle cooperative sociali “Idea Prisma” e “Brutto anatroccolo” per gestire una casa per il “dopo di noi”. A breve due delle case famiglia “l’Approdo” e “Casa Salvatore” si sposteranno in un’altra villa adiacente! C’è tantissimo ancora da fare! Dobbiamo completare 2 villette, metterle in sicurezza e arredarle, piantare alberi e fiori.
Il 5x1000 è un piccolo gesto, basta una firma e inserire il codice fiscale 04201901008 nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi, per realizzare il finale della storia che avete letto.
Vogliamo continuare a “costruire” un futuro migliore per le persone più fragili. Vorremmo farlo con il sostegno degli associati a Inarcassa!
 

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