Previdenza
Il Parlamento chiede al Governo una norma primaria che chiarisca definitivamente se le Casse di previdenza hanno natura privata o pubblica. Se ne è fatto interprete l’on. Lello Di Gioia, presidente della Commissione Parlamentare di Controllo sull’attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, in occasione dell’audizione di Concetta Ferrari, Direttore generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro che si è svolta giovedì 21 settembre.
Durante l’audizione la dott.ssa Ferrari ha reso noto che le Casse di previdenza hanno accumulato una notevole liquidità e hanno dimostrato una certa propensione agli investimenti. Sono in genere in buona salute, ma sarebbe necessaria una revisione normativa, in quanto le disposizioni che regolano la materia risalgono agli anni Novanta.
L’incontro ha tra l’altro fatto chiarezza sul tema sempre caldo della natura delle Casse e sull’applicabilità di alcune norme e regolamenti. Tra questi la presenza, non a titolo gratuito, di pensionati negli organi collegiali degli enti di previdenza. Al riguardo c’è una netta disparità di vedute tra il Ministero del Lavoro (secondo il quale è possibile, come era stato già indicato all’Enpam con una nota del 2014) e il dicastero dell’Economia e per il dipartimento della Funzione pubblica, secondo il quale si applica il divieto previsto dalla spending review del 2012 per i soggetti pubblici.
Una situazione sostanzialmente di stallo che il presidente Di Gioia ha chiesto di sbloccare attraverso, per esempio, una nota del Ministero del Lavoro. Una nota, anche in senso negativo, darebbe infatti la possibilità alle Casse di fare ricorso, smuovendo quell’impasse istituzionale che perdura sulla questione, con evidenti effetti paralizzanti su tutto il comparto.
In ogni caso, è emerso dal dibattito che la Commissione parlamentare presieduta da Di Gioia verificherà i margini di intervento già nell’ambito della prossima legge di bilancio.
Ma anche su altre questioni sono venute risposte interessanti dall’audizione del Direttore generale Concetta Ferrari.
L’audizione è in continuità con il mandato dell’indagine conoscitiva, ossia la gestione del risparmio previdenziale da parte dei Fondi pensione e delle Casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e alla tipologia delle prestazioni fornite anche nel settore assistenziale.
A seguire alcuni passaggi molto interessanti della seduta n. 73 di giovedì 21 settembre 2017 con l’audizione della dott.ssa Concetta Ferrari.
Casse in salute, ma con alcune criticità
“Sappiamo, anche per quella che è stata l’ultima relazione della COVIP – ha detto Ferrari – che le Casse stanno mediamente in salute, ma attraversano criticità dovute alla differenziazione delle platee individuali per effetto di percorsi demografici differenti, che sono un po’ quelli che attraversa il sistema Paese in senso generale”.
“Certo, una Cassa libero–professionale ha un ordinamento autonomo dettato dalle norme che prevedono la loro istituzione, norme âgée, che necessitano di una manutenzione. Questa è stata, probabilmente, l’idea che ha determinato la Commissione a individuare alcune linee normative per una riforma dell’assetto e anche del sistema della governance degli enti previdenziali privati e, dunque, la proposta di legge che ha come primi firmatari l’onorevole Di Salvo e l’onorevole Galati”.
Interesse per gli investimenti delle Casse
“Quello che stiamo vedendo in questo momento sulle Casse è un certo interesse per i loro investimenti. Esse hanno un accumulo previdenziale e liquidità notevoli. In merito è evidente che ci sia l’attenzione particolare di chi vigila e anche di chi, invece, ha interesse – sono interessi neutri, non necessariamente speculativi – a far sì che possa essere prodotto anche per il sistema Paese un effetto positivo con quelli che sono ormai definiti investimenti nell’economia reale”.
“Mi chiedo, peraltro, se ci sia un’economia surreale, il che mi preoccupa. Se ci sono investimenti nell’economia reale e l’altra è surreale, ciò significa che i non investimenti devono essere altrettanto attenzionati per evitare che la liquidità permanga nelle Casse e possa essere poi fuorviata rispetto alle necessità di investimento ai fini previdenziali”.
“Ricordiamo – ha sottolineato Ferrari – che le Casse fanno previdenza e anche assistenza. Sono del tutto sostitutive, nel mondo delle libere professioni, rispetto all’INPS. Pertanto uno sforzo (che quasi tutte le Casse stanno facendo) è forse necessario perché il sistema pensionistico di ciascuna di esse, e, dunque, il trattamento pensionistico, diventi previdenziale a tutti gli effetti e possa essere nel tempo anche supportato. Questo per mantenere non solo il lavoro dignitoso che la Costituzione prevede, ma anche e soprattutto il supporto al reddito futuro, che necessariamente sarà intaccato da necessità dovute a vecchiaia, al lavoro di cura e via elencando”.
“Questo sforzo di novità, di cambiamento, va regolamentato e, dunque, la revisione, o comunque una sorta di manutenzione al sistema dettato negli anni Novanta dal decreto–legge n. 509 del 1994 per le Casse già esistenti, che erano in mano pubblica, e dal decreto n. 103 del 1996 per le Casse o gli enti nuovi, che sono solo cinque e sono tutti con il contributivo, è assolutamente doverosa”.
Le Casse di previdenza e la spending review
“Tutto un sistema delle Casse previdenziali – ha osservato Concetta Ferrari – dal 2012 a oggi è stato fortemente attenzionato e ha determinato dei risparmi, che sono poi iscritti a bilancio”.
“Da un lato, dunque – ha precisato Ferrari – abbiamo gli ordini professionali, che sono i soggetti giuridici pubblici da cui promanano le Casse, le quali sono, invece, associazioni o fondazioni costituite ai sensi dell’articolo 12 del Codice civile e, dunque, soggetti giuridici privati. Ambedue sono sottoposti al regime della spending review, della revisione della spesa, e dei tagli relativamente a una migliore allocazione delle risorse finanziarie… ”. Al soggetto privato, invece, questi limiti si applicano non in virtù del fatto che la legge stessa lo prevede, ma in virtù del fatto che ci sono due circolari, una del Dipartimento della funzione pubblica e l’altra della Ragioneria generale dello Stato, che, sempre ai fini della revisione della spesa, affermano (non possono “disporre”, trattandosi di circolari) che, invece, sono compresi”.
Le posizioni diverse dei Ministeri
“Su questi aspetti le tre amministrazioni, Ministero dell’Economia, Ministero del Lavoro e Ministero della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione, hanno cercato di mettere a fattor comune le loro posizioni. Sono posizioni diverse, che tendono tutte a supportare il ruolo che la Costituzione e il decreto legislativo n. 300 attribuiscono, per esempio, al Ministero del Lavoro rispetto al Ministero dell’Economia. Soprattutto hanno cercato di sottolineare l’aspetto della tutela previdenziale rispetto a quello della spesa vera e propria, che chiaramente è in mano al Ministero dell’Economia. La previdenza, però, la curano, da una parte, il Ministero del Lavoro e gli organi degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e, dall’altra, la Ragioneria per questioni bilancistiche.